Mentre la neve imbiancava il Noir Festival, applausi e soddisfazione hanno accolto la proiezione di mezzanotte di Diary of the Dead, l'ultima fatica di George Romero.

In un’ora e mezzo, il maestro di La notte dei morti viventi ha concentrato temi e ossessioni a lui care, portando all'estremo la critica antisistema. 

Alla decadenza dell’Occidente e alla massificazione, difatti, si sono aggiunti sempre più dichiarati riferimenti al terrorismo mediatico e alle conseguenze della guerra.

Spunto del film è un video amatoriale girato da un gruppo di studenti, per raccontare la storia di un'invasione di morti viventi, che la stampa sta cercando di insabbiare: una famiglia di immigrati, sterminata dalla follia omicida del padre, risorge di fronte a un cameraman; questi riesce a salvare dalla censura dell’emittente e a divulgare on line le immagini delle vittime che aggrediscono i poliziotti e sopravvivono alle pallottole.

La psicosi collettiva, però, resiste alle coperture mediatiche e porta il Paese sull'orlo di una guerra civile.

La popolazione allo sbando si abbandonerà a saccheggi e la telecamera continuerà a seguire gli studenti in fuga.

Non mancheranno dunque momenti di suspense e scene splatter, in pieno stile Romero.

”Una delle caratteristiche - spiega Romero - è di essere a piccolo budget, come i miei primi film sugli zombi. Non avevo intenzione di farlo uscire nelle sale ma poi Artfire si è interessata al film: ‘hai tutta la libertà che vuoi - mi ha detto - ma mettiamoci un po’ di soldi e portiamolo in sala’.”

In Italia il film uscirà grazie a Minerva Distribuzione.