Thomas Ligotti non è uno scrittore per tutti e infatti in molti non lo digeriscono e non lo capiscono criticandolo aspramente: probabilmente, se escludiamo i primi libri come I canti di un sognatore morto e Lo scriba macabro molto vicini, seppur con un approccio molto particolare, al genere horror, il resto della sua produzione è più una sorta di metafisica astratta. Il nesso spettrale, pubblicato di recente da Il Saggiatore, contiene 2 racconti e sembra un po' il suo testamento spirituale considerando la sua età e i suoi cronici problemi di salute. E come opera finale non è affatto male e riassume un po' tutta la sua filosofia. 

Le due narrazioni si immergono nei tipici temi dell'horror esistenzialista, per cui Ligotti è universalmente riconosciuto, tuttavia con un approccio peculiare. Nel primo racconto, Metaphysica Morum, troviamo un po' in forma narrativa le tematiche già analizzate dallo scrittore nel lungo saggio La cospirazione contro la razza umana. Costituisce sostanzialmente uno studio approfondito sulla figura di un uomo completamente demoralizzato, privo di lavoro, legami affettivi e relazioni familiari. Il suo unico presunto confidente è il singolare terapeuta, il dottor O. Attraverso un incubo ricorrente, in cui un misterioso individuo offre un "contesto del tutto nuovo", il protagonista inizia a nutrire la speranza di risolvere i suoi problemi esistenziali.

Nonostante il tono oscuro, la narrazione sfugge agli schemi tradizionali dell'horror (come si diceva questa è più una narrativa metafisica), regalando invece una vena di umorismo nero che è tipico dello stile di Ligotti. La bizzarria kafkiana del dottor O e una lettera assurda da parte di un presunto parente aggiungono un elemento surreale alla trama. La filosofia nichilista di Ligotti si manifesta quando il protagonista giunge finalmente alla comprensione del significato del "contesto tutto nuovo" cercato. Non è a mio avviso una prova completamente riuscita anche se il testo merita sicuramente di essere letto. 

La gente piccola è invece mio avviso una grande prova e uno dei migliori racconti mai scritti da Ligotti. La trama segue le vicende di un bambino che ha vissuto con la paura di una misteriosa razza di esseri simili a giocattoli chiamata "la gente piccola". Il protagonista non riesce a giustificare la sua paralizzante paura nei loro confronti. La storia esplora il senso di caos, assurdità e vuoto attribuito alla "gente piccola" e come il protagonista, nel tentativo di superare la sua paura, oltrepassi un confine che lo conduce infine a un odio più profondo, riflesso della filosofia nichilista che permea l'opera di Ligotti. La narrazione si fa specchio delle ossessioni di Ligotti, svelando come il protagonista, al di là delle apparenze, giunga a una conclusione nichilista sulla natura della realtà e delle sue paure. Da solo questo racconto vale l'acquisto del libro.