Leggere il diario di un cacciatore di fate è stata un’avventura meravigliosa. Un cacciatore di fate certo non può essere una persona ordinaria e nulla di scontato o di ordinario si trova scritto in queste pagine. Lui è il Brujo. Uno stregone, un guerriero metropolitano. Le sbarre d’inchiostro che Stefano Fantelli costruisce, con estrema sapienza, per catturare i demoni del suo stregone, formano un vortice di avventure irradianti e sorprendenti. E non se ne esce. Bisogna assolutamente proseguire la lettura, pagina dopo pagina, per la curiosità di vedere un po’ come va, questa storia, questa vita da “esperto mondiale delle stronzate paranormali più assurde”.

Da subito ci ritroviamo in un mondo tutto suo. Ma al contempo incredibilmente familiare, dato che è anche il nostro mondo, ė quello che ci sta attorno.Un taglio in grado di rendere tutto perfettamente credibile, anche l’assurdo. Il Brujo racconta le sue vicende facendole rotolare fuori dalla sua testa, con naturalezza. Nel suo diario riporta le stesse cose che riporteremmo tutti noi. I problemi di lavoro, gli strappi del cuore, i dubbi e gli sgambetti dell’esistenza. Ė uno stregone italiano che fa anche lo scrittore, e dunque in Italia deve fare anche mestieri normali, in quei posti che definisce come mattatoi dell'umanità: scarica l’acqua minerale, sistema camere d’albergo, insomma una vita dove potrebbe apparire tutto normale, ma il bizzarro è sempre dietro l’angolo e spunta fuori in molti modi. A cominciare dal suo amico Angelo, che è un angelo vero. Con tanto di ali mozzate e con un magistrale look anni 70 molto alternativo. Divertentissimo. Ė il braccio destro del Brujo e, come lui, è uno spettatore imperturbabile dello straordinario. Nella loro bizzarra routine di avventure, portano casse di acqua minerale a fate vampire, incontrano uomini blu, hanno a che fare con una  donna bellissima che dietro però è cava. Il tutto tra una risata, una birra e un po' di sano rock and roll.

Il Brujo chiacchiera col fantasma di Hemingway e anche la Morte, che ė sempre col lui, rappresentata come una giovane ragazza dark, vestita succinta, che succhia lecca-lecca alla vaniglia, è coperta di tatuaggi ed è molto divertente.

E poi c’é Mela. Altro angelo caduto a cui sono state tagliate le ali, l’angelo che il Brujo, dopo averla salvata, venera come il Santo Graal, come si venera la Verità. Il leitmotiv dei suoi pensieri. Ritma ogni avventura, Mela, compare in ogni azione e luogo, e nei sogni. Le storie dello stregone, tra fate, sangue e demoni, tra orrore e vita, sono sempre attraversate da flash di pensieri per lei che, densi di tanta sensualità e attenzione, sono di un romanticismo quasi contagioso. È un personaggio affascinante il Brujo, alter ego d’inchiostro di Stefano Fantelli.  Il guerriero che morde la vita vivendola nell’eterno istante del grido di battaglia. Che combatte per la vita e contro di lei, tenendo tra le mani una spada pronta o un libro ancora da scrivere.

L’idea di presentare il libro (pubblicato da Cut Up Publishing) come diario è una scelta vincente. È affine allo stile di Fantelli, lui che è il Brujo, da bravo guerriero lascia sulla carta l’impeto, il bisogno di scrivere. Tangibile e chiaro. La resa è notevole. L’uso di un linguaggio confidenziale, sfacciato ma sempre armonico ed elegante fa passare dalla malinconia alla risata in un batter di ciglia. Il diario è scritto in stampatello, è davvero strano e bello leggere così, ed ė arricchito da tutti i dettagli del caso, come le foto che documentano l’imponderabile. Per esempio quella della fata islandese che il Brujo e Angelo hanno poi pensato di spedire a Horror Magazine.

Le illustrazioni, bellissime, sono di Dario Viotti (Dampyr, The Cannibal Family, El Brujo Grand Hotel, Shapeshifter), che con precisa e tagliente matita, ritrae i protagonisti in modo acuto e ironico, riuscendo a farci immergere ancor di più, nel mondo dello stregone.

Il Brujo, che “sogna cose normali perché ha una vita straordinaria”, con il suo diario regala a noi i sogni che vorremmo sognare per evadere dalla nostra spaventosa normalità.

E il fantasma di Hemingway si sbaglia… Vedrete.