Film del 1963 diretto da Riccardo Freda, anche autore della sceneggiatura insieme a Oreste Biancoli. Lo spettro e il precedente L’orribile segreto del dr. Hichcock (1962) nonostante ruotino entrambi intorno a un personaggio chiamato dottor Hichcock e la comune presenza di una inquietante governante (in tutte e due le pellicole interpretata da Harriet Medin), non mostrano nessun altro collegamento.

Trama: Il dottor Hichcock è malato e sperimenta su di sé una cura che prevede l’uso di un veleno e dell’antidoto. Sua moglie Margaret è stanca di avere accanto un uomo malato e con l’aiuto di Charles, assistente di Hichcock e amante di Margaret, decide di eliminare il marito. Dopo la morte di questo, nella villa iniziano a verificarsi strani fenomeni.

Perché vederlo: Girato in una villa dei Parioli, il film è invece ambientato nella Scozia di inizio Novecento e Freda lo dirige utilizzando l’anglofono pseudonimo di Robert Hampton. Le morbose tematiche della pellicola precedente vengono abbandonate per fare spazio a un gotico classico che racchiude quindi tutte le caratteristiche del genere: la fotografia espressionistica, il sangue di un rosso vermiglio, le scenografie decadenti e gli immancabili passaggi segreti. Freda tralascia dunque il tema della necrofilia che gli era costato caro in termini di censura, per mettere in scena una più innocua analisi della bramosia dell’animo umano.

Per rendere al meglio l’affanno e la crudeltà dei personaggi, il regista li costringe a vivere in una dimensione claustrofobica e asfissiante, immersi nella fotografia di Raffaele Masciocchi che predilige l'uso di toni scuri e colori caldi.

La parte iniziale è contraddistinta da una maggiore lentezza, man mano che vengono presentati i personaggi il melodramma prende il sopravvento. La seconda metà del film si fa invece più movimentata: la tranquilla quotidianità degli Hichcock viene sconvolta da fenomeni decisamente fuori dall’ordinario.

L’immancabile Barbara Steele veste i panni di una sublime manipolatrice nonché di un’avida uxoricida in combutta con l’amante. La scream queen è straordinaria nel combinare il simulato candore alla reale spietatezza. Ben presto però il senso di colpa, e soprattutto le apparizioni del defunto Hichcock, le faranno perdere lucidità: lo strazio innescherà poi una serie di ulteriori tragedie.  Ed è proprio la Steele a essere protagonista di una delle scene di più forte impatto di tutto il film: ormai del tutto fuori di senno prende a rasoiate il malcapitato di turno, con gli schizzi di sangue che vanno a infrangersi sulla macchina da presa.

A firmare la colonna sonora è Franco Mannino (accreditato come Frank Wallace) che utilizza un inquietante motivo al carillon, poi ripreso da molti altri film horror/thriller prodotti in Italia.

Freda dirige con mano sicura questo gioiello della cinematografia di genere, utilizzando lunghe inquadrature e piani sequenza, preferendo scene di più forte impatto a una scrittura complessa. Sorprendente è anche il finale con un doppio colpo di coda.

Con Lo spettro, film purtroppo semisconosciuto in Italia, Freda si riconferma uno straordinario regista di film horror.

Curiosità: Freda per la realizzazione de Lo spettro riprende alcune idee da I Diabolici di Henri-Georges Clouzot e inserisce nell'opera alcuni dei tratti che caratterizzeranno il thriller all’italiana degli anni a venire.