Chi è Kim Paffenroth? Potrebbe presentarsi ai nostri lettori?

Sono un professore di studi religiosi presso Iona College, appena a nord di New York City. Ho scritto alcuni romanzi zombie, così come di saggistica su argomenti teologici. Ho due figli adolescenti. Mi piace cucinare.

 

Come mai un professore di teologia decide di diventare uno scrittore di fantasy-horror? Cosa l’ha portata a intraprendere questa carriera?

 

Un paio di eventi che si sono verificati intorno al 2004: la mia immaginazione è stata colpita  dall’uscita del film Dawn of the Dead, e allo stesso tempo stesso  ho notato che erano stati pubblicati un sacco di libri, che offrivano una seria analisi delle opere di cultura popolare, molti libri sui programmi televisivi, film o musica popolare, e mostravano come le cose avevano un significato più profondo e rilevante per le persone. Per me è stato naturale mettere insieme le due cose. Ho scritto così il saggio Gospel of the Living Dead: George Romero’s Visions of Hell on Earth (2006), Baylor, vincitore del premio Bram Stoker per la saggistica. Mentre stavo finendo questo lavoro ho pensato di terminare i miei romanzi sugli zombie, e di mostrare cosa per me veramente simboleggiavano. Il mio primo romanzo ebbe un certo successo, e io ho avuto lo stimolo per continuare a scrivere.

Come mai ha scelto di ispirarsi proprio alla Divina Commedia di Dante Alighieri?

 

Dante è stato davvero illuminante nel mio cammino verso la fede, quando lo lessi al college divenne subito uno dei miei libri preferiti. Penso che abbia saputo mostrare in maniera efficace e avvincente le idee cristiane di peccato e del male, mettendole in una storia, piuttosto che spiegarle in un trattato.

Cosa ha in comune il suo Dante con il Dante che tutti noi abbiamo studiato a scuola?

 

Una delle cose che ho trovato così emozionante era come egli potesse conciliare i suoi sentimenti personali (l’amore per Beatrice, il suo odio per Bonifacio, la sua amarezza per l’esilio) e le sue considerazioni motivate e astratte della teologia, la filosofia, la storia, la scienza, e poesia. In questo senso, l’ho valutato come un utile narratore e personaggio, molto appassionato ed emotivamente coinvolto delle vicende che gli accadono, ma anche una figura estremamente razionale e in grado di analizzare e argomentare ciò che sta succedendo.

Nel suo romanzo Exilium. L’inferno di Dante, gli eventi raccontati, sarebbero l’ispirazione cui poi Dante si rifà per creare la prima cantica. È interessante come all'interno del romanzo sia mantenuta la cosiddetta legge del contrappasso, ossia i peccatori vengono puniti con pene uguali o contrarie alle loro colpe. L'ha ritenuto quindi un tema importate per il suo romanzo?

È l’intuizione centrale di Dante del peccato, così ho voluto che ci fosse nel mio romanzo. L’idea che ho trovato così utile e accattivante, è che in un posto dove la legge e l’ordine sono ripartiti, le persone sono libere di fare quello che vogliono e la maggior parte di loro sceglie di essere un peccatore, una persona violenta e autodistruttiva, ognuno, a suo modo, in un modo unico che mostra quello che è in realtà, il suo desiderio più profondo e l’amore.

I morti-viventi da sempre l’appassionano. ritine che il mito dei Camminatori, sia davvero quello che l’umanità teme di più?

 

Penso che abbiamo paura di morire, naturalmente, ma ancora di più, temiamo che vivremo senza senso e senza scopo. Questo è il terrore degli zombie o dell’Inferno: non che cessiamo di esistere, ma che continuiamo a esistente, ma solo per il dolore e la solitudine.

Ultima domanda, in caso di apocalisse zombie, ha qualche consiglio da darci?

Pregare! E spero che il freddo congeli e fermi il movimento degli zombie, quindi vi consiglio di a correre nord (o a quote più elevate), dove fa più freddo!