Il film, negli Stati Uniti, è stato definito mediocre e a metà tra l’horror e il paranormale, ma con spiacevole tendenza a perdersi in una trama poco definita, convincente solo nella prima parte.

La pubblicità che ha accompagnato l’uscita del film nelle sale è stata consistente e il sito ufficiale molto accattivante e ricco di extra; per ulteriori informazioni sul film potete leggere la nostra recensione all'indirizzo: www.horrormagazine.it/cinema/1405 Ma chi o cos’è l’Uomo Nero?

Conosciuto negli USA come “The Boogeyman”, meglio conosciuto da noi come il Babau (o Babau/Babao) è una figura estremamente misteriosa. Gli studi etimologici del nome portano lungo due strade: secondo alcuni, il nome “Babau” deriverebbe dall'arabo Babao/Baban, e con tale termine, che tradizionalmente ha dato origine al dialettale “babau”, si indica una figura anche diabolica, destinata a spaventare e connessa a una dimensione inquietante poco chiara, ma legata all’immaginario. Altre ricerche partono invece dal suono onomatopeico del termine “baù-babaù” come imitazione del verso del cane con l’intento di spaventare. L’associazione più significativa viene fatta con il “mormò” o “mormòn” dell’antica Grecia, un’orribile figura femminile dall’aspetto animalesco che terrorizzava chiunque la incontrasse e quindi utilizzata dalle donne per spaventare e indurre al silenzio i bambini.

Il Babau e l’uomo Nero sono considerati alla stessa stregua: i bambini vengono infatti terrorizzati dai loro genitori con questa figura che uscirebbe dall’armadio a caccia di marmocchi da portare nel suo mondo.

La tradizione popolare vede il Babau come una belva assetata di sangue di bambini cattivi (e per cattivi si intendono quelli che non vogliono dormire) che li rapisce nel cuore della notte. Altre leggende invece ne parlano come di una creatura non ben definita che si nasconde nelle zone d'ombra, muovendosi solo nel cuore della notte. Questo potrebbe essere il motivo per cui la maggior parte dei bambini ha spesso paura di rimanere al buio.

Lo stesso maestro dell'horror, Stephen King, nella raccolta di racconti A volte ritornano – edizioni Bompiani – 1986, intitola una storia “il baubau” nella quale, creando un atmosfera claustrofobica all’interno dello studio di uno psicanalista, suggerisce al lettore l’aspetto di questa creatura: le mani putride dotate di lunghi artigli, una voce che suona come se la bocca fosse piena di alghe, che si serve del suo fiuto per cacciare le sue prede, che striscia nel buio della cameretta dei figli del protagonista per cibarsene e che si nasconde all’interno dell’armadio e viene percepito “come se qualcosa di nero, di verdastro e di fradicio d’acqua di muovesse ogni tanto dentro l’armadio a muro”.

E ora, potete andare a dormire, ma se vi sentite spiati dall’armadio di camera vostra, cercate qualcuno che vi canti una bella ninna-nanna come questa…

"Ninna nanna, ninna oh,

questo bimbo a chi lo do?

Lo darò all'uomo nero,

che lo tiene un anno intero..."