Dopo anni di attesa, una trasposizione cinematografica e – purtroppo – la morte dell’autore avvenuta un anno fa, arriva finalmente in Italia uno dei romanzi simbolo del grande e compianto Jack Ketchum: Offspring. Progenie cannibale.

Di questo bisogna ringraziare ancora una volta una casa editrice indipendente, la Cut Up Publishing che, forte di una tenacia e di una passione davvero incrollabile, è riuscita a portarci questa gemma nerissima, non senza -immaginiamo – notevoli sforzi.

Gli stessi sforzi e la stessa passione che l’ottimo Stefano Fantelli, curatore della collana Incubazioni, ha messo in campo già da qualche anno per permettere agli appassionati italiani di scoprire queste opere imprescindibili per il genere.

Ora però ci auguriamo vivamente che tutto questo impegno e queste fatiche possano essere e siano ripagate da un pubblico entusiasta che ha sete di horror, di quello più viscerale e genuino; l’horror inconfondibile di colui che è stato uno dei suoi indiscussi fuoriclasse: Dallas Mayr, conosciuto appunto dai più come Jack Ketchum.

È praticamente impossibile rimanere indifferenti ai suoi lavori: o lo si ama senza riserve o, una volta che si è letto qualcosa di suo, lo si evita accuratamente, come la peste.

Perché i suoi scritti fanno male, ma male veramente. Sono storie che ti cambiano, che ti lacerano talmente tanto da farti piangere.

Sì, perché Jack Ketchum scriveva spesso di cose vere, cose che sono successe realmente (devastante, in questo senso, La ragazza della porta accanto) o che sai che potrebbero succedere tra un minuto, magari nella cittadina vicino alla tua.

Eppure non era un volgare macellaio, un sadico che godeva nel mostrare sofferenze indicibili, tutt’altro… era un uomo buono, e questo lo si percepisce nettamente anche senza conoscerlo, perché nei suoi romanzi si respira un fortissimo senso di condanna a tutti questi orrori. Semplicemente, lui ci ricorda che l’uomo rimane un essere pericolosissimo e che può ancora trasformarsi nella peggior belva o mostro che si possa immaginare. I suoi sono moniti, e come tali non sono – o non dovrebbero – essere affatto sottovalutati.

Ma veniamo alla trama di questo Offspring. Progenie cannibale, che può fregiarsi della traduzione e di alcune illustrazioni di uno dei pochi autori horror Made in Italy che non sfigurano per nulla di fronte a un mostro sacro come Ketchum: Paolo Di Orazio. Tra l’altro mi risulta che i due abbiano anche fatto in tempo a conoscersi e a piacersi, quindi l’ottimo lavoro dell’ineffabile PDO assume un valore ancora più significativo.

Nelle zone boschive vicino a una sonnacchiosa cittadina del Maine, Dead River, vive da chissà quanto tempo una comunità di selvaggi dediti al cannibalismo; una vera famiglia allargata guidata da colei che è chiamata semplicemente “La Donna”. I membri di questa allucinante “comune” sono tutti frutto di accoppiamenti incestuosi, oppure bambini rapiti e cresciuti come bestie. Più animali assetati di sangue che persone, verrebbe da dire. Eloquente è anche la

figura di uomo, tenuto costantemente in catene in una grotta, che viene utilizzato esclusivamente come “animale da monta” a fini riproduttivi.

Tutto cambia quando improvvisamente alcuni membri si ribellano alla Donna e decidono di attaccare – con esiti spaventosi – una tranquilla casetta di Dead River.

A questo punto le luci si spostano su Claire che, per scappare dal marito Stephen, violentissimo e brutale, si rifugia col figlioletto Luke a casa di alcuni amici che abitano proprio… a Dead River.

E qui ci fermiamo, un po’ per evitare spoiler molesti, un po’ perché la trama – di per sé piuttosto semplice e lineare – non è certo il punto di forza di questo romanzo.

Il vero punto di forza di Offspring. Progenie cannibale infatti è rappresentato – come spesso avviene in Ketchum – dal ritmo serratissimo e da una forte critica sociale che l’autore esplica benissimo, e senza alcun tipo di pistolotto moralistico.

Ecco perché, se la gang di cannibali viene tratteggiata in modo bestiale e rivoltante come è giusto che sia viste le loro aberranti abitudini, un trattamento e un giudizio ben peggiori vengono riservati a Stephen, all’apparenza uomo distinto e rispettabile, ma in realtà capace di efferatezze ancor più scioccanti.

Tutto questo descritto con una lucidità impressionante, propria di colui che è stato (e lo dimostra ancora una volta qui) uno scrittore di grandissimo livello, a prescindere dal percorso narrativo che abbia deciso di intraprendere.

Già, perché Jack Ketchum, ricordiamolo, è stato capace di scrivere anche la semplice e commovente storia di un pensionato a cui viene ucciso in maniera sadica e del tutto gratuita, l’unico amico e affetto che gli era rimasto, il suo vecchio cane Red.

Ancora una volta il lato peggiore della natura umana viene mostrato senza filtri e con una crudezza, basti leggere le notizie di cronaca nera che si accavallano ogni giorno su un qualsiasi quotidiano, con la quale potremmo essere costretti a fare i conti in qualsiasi momento.

Una lezione dura e assai difficile, quella di Mr. Ketchum e, nello specifico, di Offspring. Progenie cannibale. Ma è una lezione che dovremmo tutti sbrigarci ad imparare al più presto, prima di arrivare a mangiarci – non solo metaforicamente – tra di noi.

 

OFFSPRING. PROGENIE CANNIBALE 

di Jack Ketchum

Copertina flessibile

Editore: Cut-Up (1 gennaio 2017)

Collana: Incubazioni

Lingua: Italiano