Un immenso parco tagliato fuori dal resto del mondo grazie a un muro alto e massiccio privo di porte o passaggi.

Cinque ville sparse in mezzo al verde comunicanti fra loro attraverso una fitta rete di cunicoli sotterranei.

In una stanza di una di queste case sono riunite alcune ragazzine sulla soglia dell’adolescenza. Osservano silenziose una bara. Il coperchio si alza e ne emerge una bambina di nome Iris che verrà introdotta dalle altre nello strano e perturbante mondo del parco e della scuola in esso ospitata. Gli adulti sono pochi e quasi invisibili, giusto alcuni vecchi domestici e le due insegnanti, Mademoiselle Edith e Mademoiselle Eva. Le ragazze vengono divise a seconda dell’età e un nastro di colore diverso ne identifica l’appartenenza ai vari gruppi. Cosa succede di notte quando le più grandi si riuniscono nell’edificio principale?

Lucile Hadzihalilovic è stata, fino a oggi, famosa in quanto moglie di Gaspar Noé (Irreversibile), ma con questo suo Innocence comincerà a farsi notare anche nel ruolo di regista.

Pescando a piene mani fra Lynch e Buñuel, miscelando la fotografia di David Hamilton a certe atmosfere tipiche di Henry James, rimanendo in bilico fra gotico e feticismo, questa filmaker confeziona un sogno morboso e allo stesso tempo lieve, in grado di affascinare l’horror fan stanco delle consuete americanate e stufo di splatter e mostri, in cerca di visioni e atmosfere più delicate.

Nato da una sinergia fra varie case di produzione europee, Innocence ha già riscosso ottimi successi di pubblico e critica, raccogliendo anche alcuni premi a recenti concorsi internazionali, dettagli che fanno ben sperare per una sua futura distribuzione anche nelle lande italiche.