Alle precedenti notizie che vi avevamo comunicato sul progetto di Beowulf in motion capture aggiungiamo ora qualche particolare in più riguardante la genesi della sceneggiatura.

Torniamo per un attimo indietro nel tempo. A parole si può fare e non bisogna nemmeno essere scienziati pazzi per riuscirci. Immaginate questa scena.

1997. Roger Avary si aggira inquieto per il mondo. Vero, è reduce dai fasti della sceneggiatura di Pulp Fiction e ha diretto Killing Zoe, ma ormai sono passati più di due anni e non ci sono grandi lavori all’orizzonte, giusto qualche progetto per la TV.

Avary allora raccoglie il materiale che ha scritto recentemente, una trentina di pagine riguardanti il mito di Beowulf, e si mette in contatto con Neil Gaiman, tanto per vedere se si può combinare qualcosa insieme.

Roger: - Neil, ciao! Come butta? Allora hai deciso, niente più Sandman, mai più? Cavoli!

Neil: - Ciao Roger, sì, è fatta, non c’è più nulla da dire su Morfeo e famiglia.

Roger: - Uh, beh, senti… Io ho letto e visto qualsiasi cosa che parli di Beowulf e vorrei davvero girarci su un film…

Neil: - Ma in versione moderna? Con parolacce, sparatorie e Travolta grasso che zampetta?

Roger: - No, che gnocco che sei! Una cosa seria, storica…

Neil: - Allora hai bisogno di aiuto.

Roger: - Ecco, appunto… Pensavo, magari, di chiuderci in una stanza per qualche settimana e lavorare insieme…

L’idea di Avary di “brainstorming” non è esattamente quella canonica: lo sceneggiatore affitta una villa in riva al mare, in Messico, e lui e Gaiman collegano i loro portatili e ci danno dentro fra scrittura, partite di biliardo e altri piaceri tipici delle vacanze spese tra sabbia e oceano. La “vacanza” è comunque produttiva: i due se ne escono con una sceneggiatura completa, e Avary scalpita per dirigere il tutto.

A Hollywood la reazione iniziale dei produttori è Beowulf chi??? e il progetto vaga così di scrivania in scrivania fino a quando non raggiunge quella di Robert Zemeckis. Lì lo script si arena definitivamente: c’è molto entusiasmo e voglia di fare, ma, in definitiva, Avary come regista non convince molto (siamo ancora in periodo pre Le regole dell’attrazione). Le cose cambiano definitivamente negli ultimi mesi con l’entrata in scena del multimilionario Steve Bing, che decide di finanziare il tutto a patto che sia Zemeckis a dirigere e che venga realizzato con lo stesso procedimento di The Polar Express.

Difficile immaginare un regista più distante da Avary di Zemeckis: caustico e aggressivo il canadese, giocherellone, mieloso e “peter pan” l’americano. Ma Bing deve aver messo mano al portafoglio grosso al momento della firma dei contratti, ed ecco quindi che Avary incassa e comincia a parlare benissimo del regista. Il film richiederà un periodo di lavorazione piuttosto lungo e potremo vederlo in sala solo nel tardo 2007, nel frattempo la nostra attesa sarà allietata dalla visione di due pellicole in qualche modo collegate a questo progetto: fra breve dovrebbe uscire l’altro film (con attori in carne e ossa) ispirato alla celebre saga anglosassone, il Beowulf and Grendel diretto da Sturla Gunnarsson, e in Canada Christophe Gans si prepara a girare il film tratto dal videogioco Silent Hill sempre su sceneggiatura di Avary...