Ciao Donatello e Luca, benvenuti su Horror Magazine. Vi potete presentare ai lettori del sito? Chi siete e cosa fate nella vita? 

(DONATELLO): Dal 2004 ho diretto e prodotto cortometraggi, documentari, video musicali e spot pubblicitari, tra cui Sono Io, miglior cortometraggio indipendente al festival internazionale del cinema di Salerno nel 2004 e Moebius – Chi bussa alla mia porta?, che ha vinto il ToHorror festival nel 2007. L’idea di creare un gruppo di lavoro omogeneo e solido è sempre stata una mia priorità, per questo motivo all’inizio di quest’anno, insieme ad Antonella Volpe e Federico Giacinti, abbiamo fondato la Revok s.r.l. (www.revokfilm.com), una società che nasce con un preciso obiettivo produrre, distribuire e promuovere progetti ambiziosi e innovativi, puntando su giovani emergenti con spirito d’iniziativa e passione.

(LUCA): Ho iniziato a occuparmi di cortometraggi nel 2003, scrivendo la sceneggiatura di dracula – HORROR VACUI –, cortometraggio che ho diretto e interpretato l’anno successivo, per la produzione indipendente di video e teatro DoppioSenso Unico (www.doppiosensouni.com), fondata insieme a Ivan Talarico nel 2000. dracula è stato il caposaldo di una trilogia, gli Horror Vacui appunto, in cui lavoravo in de-costruzione (di sceneggiatura, interpretazione, atmosfere…) sul genere horror. La trilogia si è conclusa nel 2007 con Alma (gotica), cortometraggio che ha goduto di una buonissima risonanza in festival e rassegne, nonostante il budget zero. Poco dopo ho incominciato a occuparmi di cinema indipendente anche come recensore. Per curiosità e interesse personale, sono entrato a far parte della webzine Indie.Horror.it (http://indie.horror.it), di cui ora sono vice caporedattore e per la quale sto realizzando, negli ultimi tempi, un lavoro di contatto e interviste a registi italiani distintisi grazie alla qualità tecnica, ma soprattutto “d’Idea”, dei propri lavori indipendenti. Da lì la collaborazione con la rivista Taxidrivers (www.taxidrivers.it) e la (neo)nascita del portale INGENERE (http://ingenerecinema.wordpress.com), una sorta di “guida alla riscoperta del cinema di genere” a 360°. Con un occhio di riguardo all’Horror, ovviamente. 

Parliamo della vostra collaborazione alla pellicola Versipellis. Com’è nata questo progetto e da che premesse siete partiti? La vicenda, dai comunicati stampi apparsi in rete, è quantomeno singolare: licantropia e genetica gemellare.  Ce ne parlate? 

(DONATELLO): La figura del “mostro” racchiude in sé qualcosa di primordiale, che va ben oltre il concetto stesso di tempo e di luogo. E’ qualcosa di assoluto. La cosa che più mi affascina è che la maggioranza dei mostri hanno sempre una base umana… Cioè sono sempre strettamente legati a delle pulsioni, rappresentano un’immagine distorta e senza controllo di una parte dell’uomo. Il licantropo è il simbolo perfetto della dualità dell’uomo, bene-male, civiltà-natura, mente-corpo. Proprio per valorizzare questo aspetto, abbiamo cercato di dare molta importanza alla fisicità dei personaggi e a quella del lupo, grazie anche allo straordinario lavoro di Luigi D’Andrea sulla creatura. L’obiettivo era quello di rendere più reale e concreta la presenza del mostro, integrandola all’interno della storia e alla psicologia dei personaggi. La genetica ci ha dato la possibilità di trasformare la leggenda in qualcosa di tangibile.

(LUCA): Il progetto è nato da un’idea degli autori di Moebius – Chi bussa alla mia porta?, (regia di Donatello), dove veniva affrontato con ironia e originalità lo zombie movie. Avevano in mente di lavorare sulla figura dell’Uomo Lupo. Da qui la proposta di collaborare alla sceneggiatura. Ovviamente la prima cosa da fare era provare in tutti modi a ricreare il mito del licantropo da zero. Tenerci distanti, quanto possibile, dalle altre rappresentazioni cinematografiche di Uomini Lupo. Durante la fase di ricerca, precedente alla sceneggiatura, in quel momento in cui sei più libero di interessarti a cose che magari nel lavoro vero e proprio non ti saranno per nulla utili, ci siamo imbattuti in studi psicologici sulla licantropia clinica, e in alcune tradizioni popolari italiane riguardanti la licantropia. Non so se ne conoscete qualcuna… Magari lette su un libro possono sembrare storielle infantili, ma innanzitutto rappresentavano un modo incontaminato di trattare la tematica che volevamo affrontare. Ovviamente questa base andava “contaminata”, in maniera organica… La storia dei gemelli si è sviluppata subito dopo, mentre già si stavano configurando meglio i personaggi.

Quali sono le origini del titolo? 

(LUCA): Come qualcuno avrà già letto nelle varie anticipazioni pubblicate in questi giorni su webzine e portali, nell’antica Roma, gli uomini che avevano la proprietà di mutarsi in animale (quasi sempre in lupo), venivano chiamati Versipellis. Il nome veniva dalla convinzione che queste “creature” possedessero due strati di pelle: uno esterno, da uomo normale, e uno sottostante da bestia. A questi uomini sarebbe bastato “rivoltare” una pelle o l’altra per compiere la trasformazione. Una specie di licantropi double-face! E’ un’immagine che ci ha colpiti molto ma non posso svelare se c’entri propriamente qualcosa con i nostri licantropi.

La pellicola dovrebbe essere un corto. Perché questa scelta, quanto sarà la durata e quando e come gli spettatori potranno vederla? 

(DONATELLO): La scelta è stata, come in molti casi purtroppo, prettamente economica, ma riuscire a portare in un tempo limitato, circa 25 minuti, la quantità temi e trame presenti in Versipellis  è stata anche una sfida. Il corto è in questo momento ancora in produzione e siamo alla ricerca di una distribuzione, intanto, ovviamente, appena terminato sarà presentato ai vari festival italiani e stranieri.

Come avete lavorato sugli effetti speciali?(a questa domanda risponde direttamente il curatore e realizzatore degli effetti speciali, Luigi D’Andrea.)

(LUIGI): Tutto è partito dall’ idea di realizzare qualcosa che nel nostro cinema (intendo quello italiano) non si è mai vista prima, o quasi: una creatura che avesse il giusto equilibrio tra Bestia e Uomo, ho deciso quindi di costruire qualcosa che fisicamente si avvicina alle proporzioni muscolari umane e che allo stesso esalta quello che è la struttura di un corpo animale, in particolare: la testa, l’ossatura, le articolazioni prolungate, ecc.

Ti spiego in due parole il processo: ho iniziato tutto dal calco intero dell’attore, che è rimasto immobile all’incirca 2 ore nell’attesa che il materiale per le impronte, di cui lo avevo cosparso si indurisse, da questo processo ne ho ricavato un positivo in resina su cui ho iniziato a modellare, da qui è venuta fuori una creatura che in piedi misura all’incirca due metri e venti o forse anche qualche centimetro in più e tutto questo è stato realizzato su misura, in modo da permettere all’attore di stare a proprio agio e di riuscire a muoversi  in simbiosi con il costume.

L’impresa più ardua, credo sia stata la costruzione delle parti meccaniche incentrate, soprattutto, nella testa e nelle zampe posteriori. Nel caso della testa ho dovuto realizzare un sistema che permettesse all’attore, tramite un meccanismo posizionato all’interno del cranio del nostro Mannaro, di comandare attraverso la propria bocca l’apertura delle fauci e allo stesso tempo il digrignarsi di naso e labbra. Nel caso delle zampe posteriori, invece, ho costruito delle estensioni studiate e realizzate appositamente per riprodurre il prolungamento e la forma inversa di una zampa canina. Tutto questo, con un po’ di esercizio, permette all’attore di muoversi assumendo una forma più slanciata e un aspetto più animalesco.

Il lupo mannaro non è l’unico effetto speciale che ho dovuto realizzare in questo film. Se abbiamo un mostro che si aggira per la città, per il concetto di causa-effetto, ci saranno delle vittime! Ho dovuto, quindi, realizzare corpi e teste finte, su cui avvengono in diretta alcuni degli efferati omicidi di questa storia, oltre che protesi di trasformazione, malformazioni fisiche, ferite ecc., da applicare direttamente sugli attori.

La preparazione di tutto quanto è durata all’incirca quattro mesi e mezzo, di sacrifici e duro lavoro, con la speranza di far vedere a chi fa cinema [e a chi produce cinema!], che questo genere di cose non sono impossibili da realizzare, anche con budget molto più bassi di quelli esteri, riuscendo a avere comunque effetti speciali realistici e complessi o come dire d’EFFETTO.

Parliamo del cast e della location della vicenda. Come avete proceduto per individuare gli uni e l’altra? 

(DONATELLO:) Lorenzo Pedrotti e Francesco Nappi sono due attori molto giovani e dalle grandi potenzialità. Lorenzo si è distinto in Imago Mortis e, soprattutto, come protagonista in Krokodyleg, entrambi di Stefano Bessoni, ed era l’attore perfetto per la parte di Giulio Ferretti. Francesco aveva già lavorato con me in molti progetti e sapevo che avrebbe sorretto la difficile parte Francesco/Creatura, che ha richiesto mesi di preparazione ed impegno. Marco Di Stefano, invece, è un attore di grande esperienza con il quale avevo intenzione di collaborare da molto tempo e che ha saputo arricchire il personaggio del commissario Vanni, dandogli una carica fisica e psicologica unica. Per quanto riguarda le location, invece, abbiamo deciso di dare al corto un’ambientazione “metropolitana”, per rendere gli ambienti più familiari allo spettatore, aumentando il realismo della vicenda e integrando al suo interno la figura del licantropo.

Come avete collaborato insieme sulla scrittura della sceneggiatura? Vi siete divisi alcune parti, sequenze, avete scritto a quattro mani consultandovi continuamente? Raccontateci un po’ il vostro modo di procedere.

(LUCA): La sceneggiatura è stata scritta a quattro mani. Abbiamo sviluppato il soggetto, e scritto ogni sequenza e tutti i dialoghi insieme. L’unica parte in cui abbiamo lavorato in maniera autonoma è stata quella di ricerca preventiva. Lì si va un po’ a naso, e non è facile condividere con qualcun altro delle suggestioni dettate dall’istinto, quando ancora non sono chiare neanche per te. Dopo un periodo non troppo lungo di ricerca di queste suggestioni, abbiamo iniziato a scambiarcele. Parlarne e ricamarci sopra serve a scremare quello che potrà essere utile per il lavoro di stesura del soggetto, e quello che, invece, andrà perso. 

Un parere sul panorama del cinema horror nostrano?

(DONATELLO): Purtroppo viene trascurato. La nostra cinematografia è carica di storia abbiamo avuto grandi maestri, che hanno contribuito all’evoluzione del cinema mondiale. Oggi invece vedo molte idee e ragazzi veramente bravi che purtroppo non hanno il dovuto spazio. Le produzioni, ma soprattutto le distribuzioni, non danno fiducia al genere nostrano e allo stesso tempo ci impongono produzioni estere. Ci vorrebbe un’apertura maggiore e meno arroganza. Il genere, e non parlo solo dell’horror, ha un suo pubblico, deve solo essergli presentato. Altri paesi, dopo dei periodi non felici, l’hanno ripreso con buoni risultati, vedi Francia, Inghilterra o Spagna, non vedo perché da noi non possa essere allo stesso modo.

(LUCA): Quello che ho potuto constatare in anni di lavoro di recensore, soprattutto con Indie.Horror.it, è la freneticissima attività dei nostri registi underground sul terreno del Cinema di Genere. E’ come se, finita, la grande stagione dei registi artigiani, il Cinema di Genere fosse mutato. Come se i budget ridotti, che comunque permettevano ai film una regolare distribuzione, fossero scomparsi. Il Cinema di Genere che molti danno per estinto, è scomparso dal mainstream, ma è ancora vivissimo nelle nostre produzioni indipendenti. Soprattutto nell’ambito dell’Horror, esiste una sterminata e instancabile produzione di corti e lungometraggi indipendenti. Certo, c’è molto da scremare, spesso per questione di assenza assoluta di budget, ma a volte anche per mancanza assoluta di Idee che reggano anche la durata di qualche minuto. Ma ci sono alcuni autori che vale la pena tenere d’occhio. Senza certo parlare di rinascita del Cinema Horror (frase ormai utilizzatissima negli spot promozionali delle “mosche bianche” che riescono a vedere la sala). Ormai il monopolio delle televisioni è tirannico, non potrebbe mai permettere un rifiorire reale. Ma mi accontenterei di poter vedere in sala delle “mosche bianche” da medaglia al valore.

Quali sono le vostre influenze cinematografiche o di altri media che volete citare?

(DONATELLO): Sono un grande appassionato di film “di genere”, dal western all’horror, e questo emerge sicuramente nei miei lavori. In un soggetto come quello di Versipellis, ovviamente, ci siamo scontrati con un’intera filmografia di autori che hanno affrontato il tema della licantropia e questo ci ha sicuramente influenzato, ma credo che il nostro lavoro sia stato ben ripagato con un prodotto originale e personale.

(LUCA): Più che appassionato sono totalmente dipendente dal Cinema Horror. Mi interesso anche ad altri   Generi, ma se nel film che vedo riesco a trovare almeno un mostro, qualche creatura, sono più contento. Se dovessi darti un tris di registi che mi hanno più condizionato (nella crescita personale ancor più che nella stesura delle mie sceneggiature), ti direi Mario Bava, John Carpenter e Dario Argento. Poi ci sono i film intramontabili Nosferatu di Werner Herzog, i thriller di Sergio Martino, gli zombie movie di Romero, gran parte della filmografia di Lucio Fulci… Sono anche un accanito fan di Dylan Dog. Meglio smettere.

Qualche anticipazione sui vostri progetti futuri? Collaborerete ancora insieme?

(DONATELLO): Progetti in cantiere ce ne sono molti, sia per me come regista che come produttore con la Revok, al momento siamo concentrati sul portare a termine Versipellis. Con Luca ci conosciamo da anni e abbiamo una certa sintonia, Versipellis è stata la nostra prima collaborazione e abbiamo lavorato molto bene insieme. Sicuramente non ci fermeremo.

(LUCA): Sto lavorando alla realizzazione del prossimo spettacolo teatrale di DoppioSenso Unico: E.K., scritto, diretto e interpretato assieme a Ivan Talarico. Parallelamente sto curando la distribuzione, a festival e rassegne, del documentario Le feste dei poveri, su credo e credenze della cultura popolare calabrese. Inoltre ho appena concluso la scrittura di un cortometraggio di animazione, che si muoverà sui toni del macabro e del grottesco. Per quanto riguarda la collaborazione con Donatello, ora lavoreremo per chiudere al meglio Versipellis. Ma ci sono tutte le prerogative per mettere in cantiere, subito dopo, altri progetti futuri.