Sin dagli anni Settanta, l’universo di Wes Craven libera con toni selvaggi la rappresentazione della paura sul grande schermo e si prepara a forgiare maschere destinate a imprimersi nella memoria degli spettatori: il suo cinema sarà un carnevale di travestimenti, da quello che caratterizza il volto deturpato di Freddy Krueger, grottesco e maligno, ghigno disturbante per gli adolescenti invasi nel loro spazio onirico in Nightmare – Dal profondo della notte a quello di Ghostface, pronto a celare gli assassini che scopriamo uccidere a sangue freddo le loro vittime perseguitate in Scream e nei successivi tre seguiti diretti sempre da Craven.

Regista, sceneggiatore e produttore, Wes Craven rivoluziona ripetutamente il genere in vari lustri, e se la maschera sarà un elemento ineludibile anche in titoli tardivi, sino all’ultimo-non ultimo My Soul to Take – Il cacciatore di anime, essa ha i suoi antefatti nei film degli anni Settanta, in titoli come L’ultima casa e sinistra e Le colline hanno gli occhi, laddove il cineasta vi raccoglie anche le ansie dei giovani in un preciso momento storico della società americana. Con il tempo, egli cesellerà titoli cult variamente innovatori, dimostrandosi autore più complesso di quanto si possa talvolta essere indotti a pensare. Un autore eclettico che sin dalle prime affermazioni si rivela politico e attento alla società del suo tempo, esattamente con nei film degli anni Settanta appare legato ai motivi del viaggio e dedito a cogliere le perversioni dei personaggi nell’America rurale ed emarginata della Route 666.

Un saggio a cura di Roberto Lasagna e Rudy Salvagnini.