Thomas Owen, nome d'arte di Gérald Bertot (1910-2002) è, assieme a Jean Ray, il rappresentante più significativo della letteratura del terrore in Belgio.

Considerato un maestro dell'insolito e del bizzarro, il suo corpus letterario, ricco di inquietanti e tenebrosi riferimenti alle arti figurative del suo paese, è ben inquadrabile nel contesto della tradizione culturale fantastica del Belgio.

Dopo aver iniziato la sua carriera nell'ambito del romanzo poliziesco, inizia a sviluppare una vena genuinamente "weird" che lo porta a pubblicare l'antologia Les chemins etranges nel 1943 e La cave aux crapauds nel 1945.

Negli anni '50 beneficia anche lui della campagna di rivalutazione della rivista francese Fiction, tesa a valorizzare scrittori come il connazionale e amico Jean Ray.

Nel 1963, la collezione Marabout riedita i suoi primi racconti fantastici  in un volume unico che racchiude nei citati La cave aux crapauds e Les chemins etranges. A questo proposito, in un'intervista del 1994, Owen ha dichiarato di avere fatto carriera grazie a Marabout, che metteva gli scrittori sconosciuti sullo stesso piano di classici come Mary Shelley e Stevenson. Ed è proprio per Marabout che escono negli anni a venire le antologie Céremonial nocturne (1966), La Truie (1970) e Le Rat Kavar (1975). 

Ora l'editore italiano Agenzia Alcatraz ristampa finalmente Céremonial nocturne nella meritoria collana Bizarre che riproduce (come già fatto, in precedenza, con i volumi dedicati a Prévot, a Jean Ray e a Ethel Manning) la stessa grafica dei volumi originali Marabout con le mitiche copertine di Henri Lievens. Nel nostro paese, fino a questo momento, era uscita unicamente nel 1994 presso Panozzo (a cura di Anna Soncini Fratta) l'antologia Le dimore inquietanti. Quindi questa proposta di Alcatraz colma un vuoto. 

I racconti qui presenti sono tutti, a parte l'ultimo, molto brevi ma hanno la caratteristica di essere molto efficaci.

In La serata del barone Swenbeck troviamo come personaggio principale proprio il suo amico Jean Ray che lo conduce per mano in un inquietante cimitero alla ricerca del corpo di una vampira. In realtà, Owen ci tiene a rimarcare le differenze con Ray mettendo in rilievo come, rispetto allo scrittore di Gand, il suo è un fantastico meno potente e concitato, più pacato.

Come da lui stesso dichiarato:

Non voglio spaventare. Voglio turbare la quiete, corrompere un'atmosfera di tranquillità.

In ogni caso non mancano certo effetti "grandguignoleschi" come nel racconto capolavoro La passeggera in cui scopriamo il passatempo preferito di una manicurista.

Owen si rivela un maestro dei finali in cui riesce a sconvolgere e a sorprendere il lettore.

Nello squisito Elna 1940, ambientato a Bruges durante l'occupazione tedesca della seconda guerra mondiale, siamo messi di fronte all'inquietante fantasma di un soldato tedesco. Lo scrittore belga scrive bene e riesce a creare un'atmosfera ambigua e malinconica attraverso uno stile misurato ma evocativo.

Un altro esempio di questo approccio lo troviamo in La ragazza della pioggia in cui descrive in maniera da manuale l'atmosfera plumbea del Belgio e del Mare del Nord. L'incontro del protagonista con una misteriosa ragazza, che lo conduce in una villa decadente e in disfacimento, prelude a un finale da incubo.

Il piccolo fantasma e La tentazione di Sant’Antonio hanno un registro allo stesso tempo macabro e umoristico mentre La dama di San Pietroburgo e Dolci sciocchezze rivelano una dimensione erotica perversa.

Straniero a Tabiano è invece una novella che si discosta dall'atmosfera e dai toni dei racconti precedenti. Si tratta di una storia un po' surreale che potrebbe ricordare Borges.

Senza dubbio siamo di fronte a un volume imperdibile per chi voglia approfondire il fantastico europeo, sicuramente meno conosciuto rispetto a quello anglosassone e ancora in gran parte da riscoprire.

Da elogiare poi la traduzione di Luca Fassina. L'introduzione è di Max Baroni.