Un libro molto disturbante e molto violento, anche rispetto al film che ne è stato tratto. Favorevolmente colpita da Red, un altro (sempre doloroso, ma non così distruttivo) testo dello stesso autore, l'ho preso appena uscito e mi sono accinta a consumarlo nella prima sera davvero fredda dell'inverno, tutta contenta e con un bicchiere di vino figo. Alla fine avrei potuto sentirmi peggio solo se ci fossero stati i non morti a sporcarmi i vetri con le ditate di pus.
E' la cronaca di una passione lunghissima ai danni di una specie di giovane santa (o eroina, ma a un occhio italiano immagino faccia più martire). Nel corso di questa passione il personaggio viene smantellato fisicamente e moralmente, come sbranato. Il dolore inghiotte tutto il suo potere, la sua dignità , la sua identità .
Il sadismo ha una spiacevole impronta sessuale, resa in modo ambiguo dal punto di vista (quello del ragazzino ''buono'' che oscilla lungamente tra la seduzione del potere sadico e la compassione per la vittima, riferendo tutte le dimensioni della cosa); è mostrato in osceni dettagli (non una roba american psycho però, non ha un filtro freddo/dissoluto o sadiano, ma uno sguardo stupefatto) oppure suggerito in omissioni retoriche "tragiche".
Il lavoro sulla sofferenza nell'insieme è ottimo, perchè la inquadra come fenomeno del male. Mostra il male. In certi punti l'esperienza del dolore è resa così vividamente da risultare intollerabile, ma purtroppo (per fortuna?) la cosa non regge per tutto il libro. A tratti la perfezione della vittima assottiglia la sua individualità , indebolendo la concentrazione sulla sofferenza per aprire uno spazio metaforico in cui Meg è "ciò che è bello e pieno di senso e indifeso e offerto alla ferocia". Questo mi interessa e mi impressiona meno di una ragazza vera che sanguina. (un difetto non proprio uguale ma di natura simile c'era anche in Red: sospetto sia il tallone d'achille di Ketchum).
Nell'insieme è comunque una delle cose più disturbanti che abbia mai letto. L'ispirazione e la fedeltà al fatto di cronaca, molto alta, rendono il tutto ancora più spiacevole.
Alla fine c'è una riflessione dell'autore che racconta la sua ostilità per la faccia della donna resposabile delle torture alla ragazzina sotto la sua tutela che ha davvero subito tutto questo negli anni sessanta. La foto di cui parla credo sia questa: