Film del 1963 diretto da Roger Corman e interpretato da Vincent Price. The Haunted Palace – è questo il titolo originale – rimanda all’omonima poesia di Edgar Allan Poe, nonostante la pellicola tragga ispirazione dalle opere di H.P. Lovecraft e in particolare dal racconto Il caso Charles Dexter Ward.

Trama: Arkham, New England, 1765. Un gentiluomo eredita il palazzo appartenuto a un suo avo. L’uomo non è però ben accolto dagli abitanti del luogo che ancora ricordano le atrocità commesse dal bisnonno di Charles D. Ward. Il nuovo proprietario non bada agli stupidi pregiudizi, fino a quando non sente di essere posseduto dallo spirito del suo antenato.

Perché vederlo: La città dei mostri è l’ennesimo omaggio di Roger Corman alla letteratura del terrore, ma questa volta trascura il black humor che ha caratterizzato le opere precedenti per costruire un’atmosfera di inquietante attesa. Seppur ispirato a Il caso di Charles Dexter Ward, la sceneggiatura scritta da Charles Beaumont e Francis Ford Coppola (non accreditato) non manca di contaminazioni derivanti da L’orrore di Dunwich e dagli scritti di Poe e Stevenson. I troppi argomenti contemplati nello script finiscono col rendere la trama poco funzionale, minata da forzature narrative che rallentano inevitabilmente il ritmo.

Le carenze della sceneggiatura sono compensate dalla costruzione di un’atmosfera suggestiva e inquietante. Corman accenna a tematiche quali il senso di colpa, il pregiudizio, l’ereditarietà del male, ma le trascura per concentrarsi sulla costruzione di un clima di angoscia che soffoca il paese avvolto nella nebbia che di notte si popola di creature deformi.

È continuo il senso di minaccia nel buio illuminato dai lampi, come che la maledizione sopravvissuta allo scorrere del tempo sia sempre sul punto di abbattersi. Minaccia enfatizzata dai veloci movimenti di macchina, dall’uso dello zoom, dai pedinamenti dei protagonisti in campo.

Tutta la messa in scena contribuisce alla creazione di una realtà sospesa nel tempo, rarefatta. Magnifiche sono le scenografie di Daniel Haller così come straordinario è il tema musicale composto da Ronald Stein, entrambe collaborano a fare di questa pellicola un manifesto del gotico. L’intera storia si basa sul doppio, la contrapposizione tra il villaggio e l’oscuro palazzo appartenuto a Joseph Curwen, ma soprattutto la lacerante scissione del protagonista. Il doppio ruolo recitato da Vincent Price permette all’attore di fare da mattatore. Price è come sempre superbo, domina la scena sia quando appare come marito amorevole (Dexter Ward) sia quando si fa feroce stregone (Curwen).

L’attore è più che credibile quando affronta i passaggi di identità, la sua interpretazione memorabile non può quindi che impreziosire il valore della pellicola. Nel cast anche uno straordinario Lon Chaney Jr., indimenticato uomo lupo Universal, qui nei panni del custode del castello. Bellissima e convincente anche Debra Paget.

La città dei mostri non riesce a valorizzare appieno l’opera di Lovecraft, probabilmente a causa della forzata contaminazione con Poe, ma rimane uno delle migliori produzioni A.I.P. dirette da Corman.

Curiosità: Dopo aver girato cinque film tratti dalle opere di Edgar Allan Poe, Corman decide di farsi ispirare dagli scritti di H. P. Lovecraft. La casa di produzione, temendo che la mancanza di riferimenti a Poe avrebbe creato il malcontento del pubblico, impose il titolo della poesia per mantenere una connessione con i film precedenti.