La mostra, dal significativo titolo Gothic Nightmares, si concentra sul gusto per il fantastico e il soprannaturale che, a partire dallo Sturm und Drang tedesco, dilagò in Inghilterra e fu centrale nella cultura e nel pensiero per almeno mezzo secolo.

Tra le 120 opere di William Blake, Henri Fuseli, James Gillray e artisti minori, protagonista è il celeberrimo The Nightmare di Fuseli, punto di svolta nella produzione dell’artista. Indiscussa nella sua formazione è infatti la permanenza londinese, iniziata nell’aprile del 1779.

Prima di questa data, infatti, l’artista aveva attraversato varie fasi: quella di cultore dell’arte classica, conformemente alle tendenze contemporanee (e di cui è testimonianza lo schizzo a sanguigna degli anni ’80 L’artista commosso dalla grandezza delle rovine antiche); quella di pittore storico (il cui punto di arrivo è, dopo numerosi schizzi e studi, il dipinto del 1780 Il giuramento dei tre confederati sul Rütli).

A partire dal 1779 si apre invece una nuova fase, di cui già si avvertiva eco attraverso la personale interpretazione del neoclassicismo o della pittura a soggetto storico.

Thomas Phillips, “William Blake” (1807). Olio su tela. Conservato alla National Portrait Gallery, Londra.
Thomas Phillips, “William Blake” (1807). Olio su tela. Conservato alla National Portrait Gallery, Londra.
Trovano spazio in questo periodo tendenze preparate proprio dalla lettura di Blake, altro protagonista della mostra. Dall’amico Blake, Fuseli apprese anche dal punto di vista artistico: da lui deriva infatti una tecnica simile all’illuminated printing, utilizzata nei suoi acquerelli come La visione del lazzaretto, in quelli ispirati al Paradise Lost di Milton o in Crimilde vede in sogno la morte di Sigfrido (dai Nibelunghi).

Per un artista preparato da questo maestro, e con questa formazione artistica alle spalle, non stupisce che il primo successo londinese sia stato proprio la prima versione dell’Incubo, nel 1781. Il dipinto era infatti di straordinaria suggestione iconografica, e concettualmente innovativo non tanto nella figura della dormiente, attinta da un vasto repertorio iconografico che scende dalla Venere dormiente di Giorgione, quanto in quella materializzazione dell’incubo - la creatura accovacciata sul ventre - e nel portatore dei sogni, la cavalla dietro la tenda (che, com’è noto, visualizza un gioco di parole sul termine inglese nightmare, night = notte e mare = cavalla). 

Per la prima volta, l’incubo si esterna e non è meno concreto del dormiente. Solo un decennio più tardi, a testimonianza del grande impatto che ebbe l’opera, anche Goya utilizzerà lo stesso espediente per la sua incisione Il sonno della ragione genera mostri. Che Fuseli fosse consapevole di segnare una tappa importante nel percorso verso un modo nuovo di intendere la pittura è deducibile anche dalla grande ricerca che accompagnò questo quadro: progressivamente con il maturare dell’artista, infatti, la tela fu replicata quattro volte, divenendo sempre più cupa e accentuando gli elementi fantastici cari all’artista, soprattutto nell’elaborazione della creatura seduta (si veda la versione conservata a Francoforte).

James Northcote, “Henry Fuseli” (1778). Olio su tela. Conservato alla National Portrait Gallery, Londra.
James Northcote, “Henry Fuseli” (1778). Olio su tela. Conservato alla National Portrait Gallery, Londra.

Nel 1793, ancora, l’artista riprenderà lo stesso tema in una forma nuova, mostrando l’evento nella sua fine e il risveglio delle due donne, con la cavalla e il suo cavaliere che si allontanano al crepuscolo: si tratta di L’incubo abbandona il giaciglio di due fanciulle dormienti cui si affianca, in un certo senso, Il Silenzio, immagine spettrale e richiusa su se stessa.

A queste opere inquiete, la mostra affianca una selezione di opere così completa da renderla, a detta stessa del curatore, “la più completa esibizione di opera di Fuseli mai vista nel Regno Unito dal 1975”. Tra le opere maggiormente degne di nota, non si possono non segnalare quei dipinti dedicate a William Shakespeare, realizzati anch’essi per la galleria londinese: Titania e Bottom (1790) dal Sogno di una notte di mezza estate, Le tre streghe (1783) dal Macbeth, Il Sogno della regina Caterina dall’Enrico VIII.

 

La mostra è inoltre arricchita da altre opera di ispirazione gotica e di tema fantastico, ad opera di Joseph Wright, George Romney, James Barry e Maria Cosway, John Flaxman e Theodore von Holst. Sono inoltre presenti numerose caricature di James Gillray, le cui opera sono un elemento importante non solo per comprendere il panorama artistico romantico o per la storia del disegno, ma anche e soprattutto per la storia della fisiognomica. Conclude l’esposizione la ricostruzione di una cosiddetta Fantasmagoria, una realizzazione animate che, attraverso suoni e immagini, riporta il visitatore a quei sentimenti di stupore e terrore suscitati da Fuseli negli spettatori del 1800.