In quei frenetici giorni di rivolgimenti politici, un vecchio e stanco monaco benedettino, Padre Ciommo, sorpreso da un temporale, trova riparo in una sgangherata bettola; lo accompagna una giovane ragazza, tale Rafilina da Torrecuso, che sembra non potere o voler parlare.

I due sono in viaggio verso Napoli per incontrare il magister Tommaso d’Aquino e sottoporre Rafilina alle sue cure, perché la ragazza è affetta da uno strano male che la colpisce solo durante il sonno. Alla locanda, i due fanno la conoscenza di Zosimo, umile guardiano di oche che si offre, sotto lauto compenso, di accompagnarli a Napoli.

Inizia così il viaggio di questa improbabile compagnia, attraverso un territorio pieno d’insidie, devastato da continue guerre e passaggi di potere.

I tre esorcismi di Rafilina da Torrecuso si sviluppa all’interno un preciso inquadramento storico, Giuseppe Franza dimostra di conoscere molto bene la materia di cui tratta, il pensiero, le abitudini, le conoscenze scientifiche e filosofiche del tempo. Il romanzo ricorda a tratti un’avventura picaresca, parodia di una quête medievale, dove il povero Zosimo si tramuta in uno zotico cavaliere pronto a salvare la sua dama, che lo considera, di rimando, un perfetto idiota.

Manca però la componente gotica, che alcuni lettori potrebbero essere portati a ricercare dato il titolo, qui di esorcismi si parla poco o nulla. Diavolo, streghe ed eresie sono escamotage letterali per attirare verso ciò che sta a cuore all’autore, delineare un mondo dove, oscurantismo, credenza e dogma, zittiscono il libero pensiero.

Zosimo e Rafilina sono reietti, tenuti ai margini di un mondo secolare che non può capirli. La ragazza viene sospettata di essere indemoniata solo perché donna e intelligente, sarebbe stato più interessante discostarsi dal solito cliché della donna che non riesce a tenere la bocca chiusa e per questo è necessario zittirla con la forca.

I tre esorcismi di Rafilina da Torrecuso è un romanzo storico dove la storia delle idee, la fa da padrona, a discapito della componente più avventurosa, presente ma sottotono. Un lettore qualunque, non avvezzo al linguaggio e al pensiero filosofico, potrebbe sentirsi un po' spaesato, preferendo più sangue, armi e amori.

Il romanzo di Giuseppe Franza è scritto con una prosa letteraria, non adatta a chiunque, linguaggio che, alle volte, si perde in eccessivi sofismi; un peccato perché di per sé la narrazione è ricca di personaggi e situazioni al limite del grottesco e sarebbe risultato più interessante puntare su questi elementi.

I tre esorcismi di Rafilina da Torrecuso, in potenza ha tutti gli ingredienti per essere una bella storia, c’è la donna forte e intraprendente, il povero innamorato che cerca di non farsi trattare da zerbino, il frate dogmatico e quello legato allo spirito della natura. Ci sono i briganti, gente poco raccomandabile che puoi trovare se devii il percorso stabilito e poveri accattoni senza arte né parte. Non manca nulla, ma tutti questi elementi, seppure legati insieme, si prendono troppo sul serio, mancano di qualcosa, forse solo di un po' di divertimento e gusto per lo scherno.