Sulla scia del successo del weird e del felice momento che sta vivendo il fantastico italiano tutto, la giovane ma già apprezzatissima casa editrice Moscabianca Edizioni decide di dare alle stampe questa antologia a dir poco stuzzicante.

Dodici racconti che vanno a scandagliare in maniera più che soddisfacente ogni possibile gradazione e sfumatura del perturbante, del meraviglioso e del bizzarro.

Del resto, a dirigere l’ignaro lettore sulla buona strada ci pensa già il titolo, il cui acronimo W.o.W. deve essere interpretato in realtà come “Wow”, ossia l’onomatopea forse più consona a descrivere un sentimento di forte stupore e meraviglia; in parole povere il famigerato Sense of Wonder che dovrebbe essere parte fondamentale di ogni buona narrazione.

Bisogna fare subito una distinzione però, dal momento che si parla di un genere che da qualche tempo è – forse suo malgrado – un po’ sulla bocca di tutti, o perlomeno di coloro che seguono e apprezzano certi libri, film o serie tv.

Si tende a fare un po’ di confusione, a mio parere, tra new weird e modern weird, e il mio modesto pensiero è che, pur facendo parte entrambi della stessa cucciolata, siano due fratelli abbastanza diversi. Il new weird tende a guardare molto più alla fantascienza e a certo fantasy di autori indubbiamente talentuosi ma sicuramente più “commerciali” (passatemi il termine) come Neil Gaiman ad esempio. Il modern weird è invece più cupo, meno definibile e probabilmente più legato alla tradizione e alle origini “sporche” dei vecchi pulp magazines, se non altro come punto di partenza.

Insomma, per intenderci, siamo più dalle parti di China Mièville o di Jeff Vandermeer che non di Thomas Ligotti o Laird Barron.

Detto questo, i racconti sono tutti di buonissima fattura, con alcuni picchi e altri episodi che mi hanno convinto meno – come è normale in un’antologia. Due delle cose positive e da rimarcare sono l’estrema cura con cui è stata realizzata l’operazione e, soprattutto, la grande varietà delle storie che, di volta in volta, lasciano turbati, spiazzati o sedotti.

Uso quest’ultimo termine non a caso perché, una delle caratteristiche comuni che ho riscontrato nella maggior parte dei racconti, è la forte carica sensuale che esprimono. Una sessualità a volte insinuata e sottile, in altri casi un po’ più diretta, se non addirittura selvaggia o ferina, ma comunque senza mai scadere in grossolanità o cattivo gusto ma anzi, sempre con una certa eleganza di fondo.

Abbiamo così affreschi più votati alla sci-fi d’azione come Caronte di Laura Silvestri, o dagli sviluppi più originali e inquietanti come Ricordo la luce di Elisa Emiliani e I ricognitori di Linda De Santi. Progetto Berserkir di Scilla Bonfiglioli è invece una coinvolgente cavalcata licantropesca, mentre in Cupio dissolvi di Federica Leonardi si ha a che fare con una minaccia indefinita e angosciante. Mala Spina con Gloria di notte traccia le coordinate di una storia d’amore e vendetta e Claudia Petrucci sceglie di percorrere i sentieri della distopia con Ultimi di noi.

A chiudere il lotto (in ordine rigorosamente sparso) abbiamo poi Diletta Crudeli che ci regala piccole inquietudini mascherate da gioco (L’angolo vuoto è una brutta cosa), il duo Lucrezia Pei-Ornella Soncini con una bizzarra vicenda che ha per protagonista un unicorno (Caccia nuda), Noemi De Lisi e un tenero quanto tragico legame famigliare (La punizione madre) e Claudia Salvatori con una gradita rivisitazione del classico tema della ricerca dell’immortalità (Nei millenni). Non manca neppure una puntata nei territori del dark fantasy col conclusivo Sul ponte delle Montagne Rosse di Alexandra Fischer.

In ultima sintesi, una raccolta di situazioni e di stili talmente diversi tra loro che mi sento di dire ce n’è davvero per tutti i gusti; in ragione di tutto ciò posso affermare che Women of Weird è una delle più belle sorprese di questo 2020 che finora non è che ci abbia donato molti motivi di felicità. Ben vengano quindi progetti come questo, che ci permettono per un po’ di staccare la spina e prenderci una meritata pausa dalla realtà.

Ah, quasi dimenticavo.

Come forse avrete capito dal titolo, i racconti che compongono Women of Weird sono stati tutti scritti da donne. Personalmente a me interessa poco questa cosa, se non come mera curiosità; credo sia da sottolineare invece che si tratta di autrici di grande livello e che ognuna di loro può vantare un curriculum di tutto rispetto. E sanno anche scrivere molto bene, per giunta.

Bene, non so a voi, ma a me questo basta e avanza.