La Musea Records, una delle maggiori etichette di musica progressive, ha recentemente ristampato gli album Tribute to Edgar Allan Poe e Il Minosse dei prog rockers italiani Goad. La scelta appare come un’opportuna riparazione nei confronti della band toscana, con oltre venti anni e dieci dischi alle spalle, che non è finora riuscita a emergere dalle nebbie dell'underground, in virtù di scelte discografiche coraggiose dal punto di vista culturale ma prive di un qualsiasi richiamo commerciale.

I Goad sono una creatura del polistrumentista Maurilio Rossi, personalità poliedrica (scultore e architetto, oltre che musicista e cantante), sempre pronto a raccogliere difficili sfide. La discografia del gruppo comprende infatti musica per spettacoli teatrali (Il Minosse, 1999), colonne sonore (La Scacchiera, 1999, per l'omonimo cortometraggio di Massimiliano Mauceri) e tributi a importanti opere di poesia (i versi di Edgar Allan Poe, l'antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters).

Quello dei Goad è un universo sonoro multiforme che sfugge a ogni definizione, abbracciando il pop rock degli esordi, il progressive segnato dall'amore per le grandi rock band dei Seventies (Genesis, Procol Harum, Pink Floyd), l'essenziale lirismo dell'incontro col mito (Ulisse e Penelope da Il Minosse), le ritmiche concitate e urbane de La Scacchiera, le atmosfere rarefatte e malinconiche dei cicli poetici. Tribute to Edgar Allan Poe (1995), che fu anche uno spettacolo teatrale con partecipazione di mimi e danzatori, è forse il miglior lavoro del complesso: una raccolta di liriche (A Dream Within a Dream, Alone, To Elen) e di intermezzi strumentali (The Haunted Palace) nella quale il progressive del gruppo si arricchisce di elementi folk e talvolta persino country. Ed è auspicabile che la ristampa della Musea doni finalmente la meritata visibilità al gruppo fiorentino al termine della registrazione del loro ultimo lavoro, un tributo a Howard Phillips Lovecraft basato sui suoi versi e su un estratto dal racconto Le montagne della follia. Sarà interessante scoprire l'approccio in chiave progressive alle liriche del Sognatore di Providence, che hanno già conosciuto, qualche anno fa, un'interpretazione dark psichedelica nei Lovecraftian Nightmares di Fireaxe (1999), progetto solistico del chitarrista americano Brian Voth.