Le Catacombe dei Cappuccini di Palermo, che accolgono circa 8000 corpi, hanno una storia antica. I monaci, alla fine del 1500, usavano seppellire i confratelli defunti in fosse comuni situate sotto la chiesa, quando decisero di ampliare il cimitero sotterraneo si accorsero che 45 salme si erano mummificate naturalmente. L’evento fu visto come un segno di divina benevolenza e decisero di esporre i corpi in apposite nicchie.

Alla fine del 1700, i frati decisero di accogliere nel loro cimitero anche i laici che potevano permettersi gli elevati costi dell’imbalsamazione. Per più di un secolo, personaggi facoltosi appartenenti alla nobiltà siciliana, affidarono i loro defunti ai Cappuccini che, dopo l’imbalsamazione, esponevano le salme nei corridoi della cripta.

Il metodo di imbalsamazione prevedeva lo svuotamento degli organi interni e la disidratazione delle parti molli della salma per circa un anno. Il corpo più o meno essiccato, veniva poi lavato con aceto, riempito di paglia e rivestito con i suoi abiti. Altri metodi venivano utilizzati durante i periodi di epidemie e prevedevano un bagno di arsenico o di acqua di calce.

Con l’avvento del Regno d’Italia nel 1861, le nuove norme igienico-sanitarie impedirono le procedure di essiccazione, ma il ricorso alla mummificazione continuò fino agli inizi del ‘900.

Durante il XX secolo, furono solo due i defunti accolti nel cimitero: un viceconsole americano nel 1911 e la piccola Rosalia Lombardo nel 1920. La piccola Rosalia era morta di polmonite all’età di due anni e il padre, nonostante la pratica fosse quasi in disuso, volle sottoporla all’imbalsamazione che fu eseguita dal professor Salafia.  Il professore, utilizzando una miscela la cui composizione è stata scoperta solo pochi anni fa, riuscì a dare alla bambina un aspetto incredibilmente naturale, quasi fosse immersa in un sonno profondo.

Dal 2014 un mistero ha coinvolto la mummia di Rosalia: la bambina apriva e chiudeva gli occhi, più volte al giorno. Il fenomeno è stato registrato dalle telecamere installate nella stanza in cui riposa la bambina. Il conservatore del sito ha giustificato l’evento come un effetto ottico, ma la spiegazione non è riuscita a convincere tutti.