Due aziende biotecnologiche hanno ricevuto l’autorizzazione a compiere una serie di esperimenti volti a riportare in vita persone in stato di morte cerebrale. Il progetto, dall’evocativo nome di ReAnima, è condotto dalla statunitense BioQuark, sviluppatrice di prodotti biologici per la rigenerazione e riparazione dei tessuti umani, e dall’indiana Revita Life, compagnia biotecnologica specializzata in terapie basate sulle cellule staminali.

La condizione di morte cerebrale è quella in cui non si registra alcuna attività nervosa all’interno dell’encefalo, una condizione finora considerata irreversibile, anche se tutte le funzioni vitali possono essere mantenute attive attraverso macchinari. La morte cerebrale è stata descritta per la prima volta ad Harvard nel 1968, con parametri che da allora in molti sistemi legali vengono utilizzati per definire il momento in cui si è autorizzati a “staccare la spina”. Talvolta il corpo viene mantenuto per un certo tempo in tale condizione anche dopo la constatazione della morte, per la conservazione degli organi in vista di eventuali trapianti.

Il programma ReAnima prevede che presso l’ospedale Anupam di Rudapur, in India, vengano condotti venti tentativi di rianimazione su altrettanti soggetti in stato di morte cerebrale. I pazienti verranno sottoposti a uno spettro di terapie, che prevede l’iniezione di peptidi nel midollo spinale, l’iniezione di cellule staminali nel cervello, la terapia laser transcraniale (tecnica non invasiva in cui la luce laser viene fatta penetrare nel cranio per stimolare i processi di guarigione naturali) e la stimolazione dei nervi mediante impulsi elettrici. L’obiettivo è quello di riattivare alcuni processi nervosi quali la respirazione e il battito cardiaco, e con l'uso di cellule staminali suscitare un processo di rigenerazione del cervello. Il trattamento durerà sei settimane, dopodiché i pazienti rimarranno monitorati per diversi mesi per osservare eventuali miglioramenti.

Ira S. Pastor, amministratore delegato di Bioquark, ha detto: “Grazie alla convergenza di discipline come la biologia rigenerativa, le neuroscienze cognitive e la rianimazione clinica siamo pronti a entrare in un’area di comprensione scientifica inaccessibile alle tecnologie precedenti”. Sergei Paylian, presidente di Bioquark, ha aggiunto: “Attraverso il nostro studio otterremo una visuale unica della condizione di morte cerebrale umana, che avrà importanti connessioni con futuri sviluppi terapeutici per altri gravi disordini della coscienza, come il coma e gli stati vegetativi e di coscienza minima, come pure per varie altre condizioni degenerative del sistema nervoso centrale come l’Alzheimer e il Parkinson”.

È improbabile che questi pazienti possano rialzarsi in piedi e camminare come novelli Lazzaro, tuttavia anche un successo molto parziale, come il reintegro di qualche attività cerebrale, avrebbe implicazioni clamorose, mostrando che anche la morte può essere in linea di principio reversibile. Si tratterebbe anche del superamento di un tabù profondamente radicato nell’umanità: da Orfeo a Frankenstein, da Herbert West a Gordon Farnham, la narrativa è piena di ammonimenti per gli esseri umani che pensano di poter varcare la soglia della morte per riportare indietro qualcuno. Saranno i risultati a dire se il tentativo di questi scienziati è pura weird science o l’inizio di una nuova era della medicina.