Ciao Luigi, benvenuto su Horror Magazine. Chi è Luigi Boccia? Presentati ai lettori del sito che ancora non ti conoscono.

Sono principalmente uno scrittore, un romanziere. Dico “principalmente” perché ho lavorato e lavoro tutt’ora in tutti gli ambiti della scrittura: giornalismo, fumetto, saggistica e sceneggiature cinematografiche. Ecco l’altro mio grande amore, il cinema. Ho appena diretto un thriller dal titolo Scarlett. Tutto questo per dire che sono stato e resto prima di tutto un grande sognatore. Se hai un’idea portala avanti fino alla fine del mondo, anche se dovessi fallire, ma fallo! Ecco, questo è Luigi Boccia.

 

È da poco uscita l’antologia Dark & Weird curata da te e da Nicola Lombardi e dedicata alla memoria del grande Alan D. Altieri. Come è nata questa iniziativa, ce ne puoi parlare?

Tra me e Nicola Lombardi c’è grande sintonia, abbiamo scritto un romanzo a quattro mani e curato anche diverse antologie molti anni fa. Volevamo tornare a creare un progetto antologico nuovo, che potesse poi diventare una serie. Così nel 2016 abbiamo iniziato a lavorarci. In quel periodo Sergio Altieri stava collaborando con me alla rivista di cui ero direttore responsabile, Weird Movies.

Sergio era un grande uomo con un cuore enorme. Un uomo di una cultura immensa. Uno di quelli da cui uno scrittore ha molto da imparare, non solo nel campo artistico, ma soprattutto in quello umano. Lui credeva molto in me, ed io ero onorato, a volte incredulo che lui avesse tanta passione nel partecipare a progetti o iniziative che gli proponevo. Un giorno, molto delicatamente, diciamo pure in difficoltà, gli dissi: “Sergio, vorrei mettere in piedi insieme all’amico Lombardi un’antologia horror, e mi stavo chiedendo se tu…” Mi tolse dall’imbarazzo di finire la frase e commentò: “Ti mando due/tre racconti a cui tengo molto. Scegli tu quello che preferisci. Io so che tu farai la scelta giusta.” Naturalmente ne abbiamo parlato molto nei mesi a venire, consigli, confronti, idee, suggerimenti. Poi Sergio è improvvisamente venuto a mancare. Dedicare l’antologia alla sua memoria è stato così naturale… Mi piace pensare che in questa antologia c’è una piccola parte di quel grande uomo che tutti gli scrittori avrebbero dovuto conoscere.

 
Horror Story è la collana di ebook che curi per Delos Digital, cosa ci puoi dire a riguardo? Come sta andando, quali sono le risposte del pubblico e che genere di prodotto volete offrire?

Ti dico tanto per cominciare che è stata per me una grande sorpresa e motivo di orgoglio quando Franco Forte mi propose di curare l’unica collana in Italia di racconti horror, oltretutto lasciandomi la massima libertà. Il nostro obiettivo è cercare di “ridare un’immagine” all’horror italiano che è andata perduta. Negli ultimi venti anni in questo paese siamo stati capaci di allontanare lettori ed editori. Perché lo sappiamo tutti che nel nostro paese non ci sono case editrici che pubblicano libri di genere horror, e gli autori puntano il dito contro gli editori accusandoli di ghettizzare un genere che all’estero va per la maggiore, mentre da noi non viene dato nessuno spazio. Questo è in parte vero, perché prima di tutto occorrerebbe che gli autori facessero una profonda autocritica partendo dalla materia di cui scrivono: il nostro horror moderno risente delle influenze della grande moda lanciata dall’America negli anni Ottanta/Novanta dei sottogeneri splatter e gore, in cui il binomio violenza-sangue era in primissimo piano. Ce la prendiamo con i grossi gruppi editoriali ma nella realtà spesso e volentieri sono le storie di spessore quelle che mancano.

Perché un lettore dovrebbe comprare un romanzo horror? È una domanda che l’autore di qualsiasi libro di qualsiasi genere dovrebbe porsi, prima ancora di iniziare a scrivere. I lettori acquisteranno la nostra opera perché è piena di violenze spesso gratuite? Perché trasuda sangue e nefandezze da ogni pagina? Assolutamente no, perché a prescindere dalle mode gli appassionati di questo genere cercano il brivido, l’inquietudine, l’atmosfera.

 
Dai romanzi alla saggistica, dalle traduzioni alle raccolte di racconti, i tuoi lavori spaziano in diverse forme letterarie, ma sempre a tema horror. Fino alla creazione di una tua casa editrice, impersonando anche la figura di editore. Come fai convivere queste tue diverse identità?

A volte non è semplice, devo essere sincero, ma c’è una “psicologa” che riesce a far convivere tutte le diverse identità, ed è la Passione. Da un’altra prospettiva c’è invece una costante e ossessiva sete di conoscenza, di superare i miei limiti, di sperimentare. C’è un punto su cui ti sbagli però: l’horror resta il mio primo genere, ma ho scritto anche un romanzo per bambini, alcuni episodi di una serie televisiva per ragazzi, un sceneggiatura per un film drammatico, racconti di fantascienza, giallo e western, saggi sul cinema.

Per quanto riguarda le diverse identità invece vorrei sottolineare che non mi sono mai improvvisato. Prima di fare l’editore, ad esempio, ho lavorato per vent’anni per diverse case editrici, dal correttore di bozze al direttore di collana. Se oggi scrivo delle sceneggiature è perché ho iniziato a studiare i primi script a quattordici anni. Non ci si inventa dalla mattina alla sera nella scrittura e nell’editoria, e con queste parole mi rivolgo a molti giovani autori che credono di essere dei novelli Stephen King ma hanno letto quattro o cinque libri in tutta la loro vita. La verità è che non saranno mai nemmeno la suola della scarpa destra di King, perché prima ancora di mettersi seduti davanti a un pc e aprire word, bisogna aver letto centinaia di romanzi e racconti. Puoi essere un genio o avere il cosiddetto “dono”, ma se non leggi ti mancano gli strumenti per scrivere. E soprattutto ci vuole umiltà, perché quello dello scrittore è il mestiere più difficile del mondo, e devi essere pronto ad accettare i fallimenti e ricominciare ogni volta da capo. I fallimenti sono sempre in agguato.

La casa editrice Weird Book, attraverso la sua collana a fumetti Weird Comics, è diventata in esclusiva il licenziatario italiano del materiale prodotto dalla casa editrice statunitense Caliber Comics e di molti titoli della Scout Comics. Come ti stai muovendo nel settore fumettistico e che novità ci dobbiamo aspettare?

Io e Massimo Rosi, mio socio e direttore della collana Weird Comics, volevamo importare in Italia qualcosa di nuovo: ci sono fumetti stupendi lì fuori, in giro per il mondo, dall’Europa all’America, completamente snobbati dalla realtà editoriale italiana. La nostra è stata ed è una scommessa, abbiamo iniziato con un solo albo (Morning Star 1) e subito abbiamo avuto la fortuna che la Panini credesse in noi diventando il nostro distributore ufficiale. Poi è stata la volta di Scout Comics e Caliber Comics, che hanno deciso di darci fiducia, e da agosto ad oggi il nostro catalogo conta più di trenta titoli, che con quelli acquisiti che usciranno arrivano a sessanta.

La novità è che abbiamo appena chiuso un contratto di esclusiva con la casa editrice spagnola Amigo Comics, una realtà indipendente, con base in Spagna, distribuita da Diamond Preview in America ed Inghilterra. Con la Amigo sono arrivate delle importanti novità come Rogues di José Juan Ryp (disegnatore di Robocop e Wolverine, giusto per fare degli esempi), e Nancy in Hell, un titolo della Image Comics.

Per quanta riguarda il futuro… siamo sulle spine… è in corso una trattativa per un fumetto molto, molto importante e molto popolare. Un titolo che io e Massimo inseguiamo da più di un anno. Se e quando accadrà sarai il primo a saperlo.

L’anno che si è concluso ha visto anche la realizzazione di Scarlett, tua opera prima cinematografica con Miriam Galanti, Loredana Cannata e Ivan Castiglione. Ci racconti la genesi di quest’opera, come sono andate le riprese, e quando potremo vedere il film nelle sale?

Scarlett nasce da un racconto che ho scritto molti anni fa. La prima casa di produzione ad interessarsi della storia è stata la Eagle Pictures nel 2006, che voleva trarne un film da girare in America, ma a un certo punto il progetto si è arenato perché la società per una serie di sfortunati eventi è stata venduta. Poi nel 2016 un produttore americano voleva acquistare la sceneggiatura per un low budget… C’era però un problema: questo film volevo dirigerlo io… Così ho avuto la fortuna di incontrare Luigi De Filippis, il mio produttore, che ha creduto in questo film. Le riprese sono andate bene, ma non è stato un set facile girare un film che è anche la tua opera prima ambientato per oltre il settanta per cento all’interno di un’automobile è stata una bella sfida adrenalinica.Scarlett è ispirato a film e libri che hanno segnato la mia adolescenza, come Duel, e Christine, la macchina infernale. In particolare, chi mi conosce sa quanto sia legato a Stephen King e a John Carpenter. Tra l’altro, Carpenter avrebbe dovuto girare un film da un mio script nel 2007, ed è stata un’esperienza importante per me, anche se poi il film non si fece per diversi motivi.Ho avuto la fortuna di avere un bravissimo direttore della fotografia, Valerio Evangelisti, e attori come Ivan Castiglione e Loredana Cannata che sono stati capaci di calarsi in personaggi psicologicamente complessi. Alla protagonista poi, Miriam Galanti, è toccato il difficile compito di cimentarsi con il personaggio di Giulia, una ragazza che viene rapita dalla sua automobile, che improvvisamente prende vita, trasformandosi in una prigione viaggiante. Inizia per Giulia un viaggio ai confini della follia, che si concluderà 48 ore dopo, quando la macchina le prometterà di lasciarla libera in cambio di un ultimo desiderio che lei dovrà esaudire… Stiamo parlando di qualcosa di molto forte, una scena che scuoterà il pubblico perché è una cosa mai azzardata nel cinema. L'aspetto interessante è che non stiamo parlando di sangue né creature soprannaturali… Non posso rivelare di più, la produzione mi uccide…

Un ringraziamento speciale a Luca Borri, socio in weird Book che con il suo montaggio ha dato la vera anima a Scarlett.

Ancora non ho una data per l’uscita nelle sale italiane, ma il film verrà proiettato in anteprima mondiale al festival del cinema di Tenerife il 10 maggio.

 
Puoi descriverci una tua giornata tipo?

Dipende da quale personalità prevale in quella giornata. Se non sono su un set, che significa cominciare a correre dalle sei di mattina, sono inchiodato davanti a un computer dalle dieci circa fino alle venti, saltando agilmente dagli impegni dell’editore alle storie dello scrittore, dallo sceneggiatore al saggista. Qualche ore di pausa, e alle ventitré circa sono di nuovo davanti al pc fino alle tre/quattro. La mia benzina sono i caffè, ne prendo almeno quindici al giorno, danno pace ai pensieri e alla circolazione.

 
A che punto credi che sia l'horror in Italia?

L’horror è un genere che non esiste più in Italia. Si è esaurito. Ma a prescindere dall’Italia, il discorso è molto più ampio e complesso: l’horror così come lo conosciamo è un genere che sta “mutando” radicalmente. È finito il suo ciclo. Perché è la concezione degli stessi generi cinematografici e letterari che si sta sgretolando. Non esistono più confini né strutture obbligate nelle nostre storie, siamo letteratura e cinema che vengono contaminati da un mondo in continua trasformazione: l’avanzare della tecnologia più futuristica, la medicina che si è sostituita a Dio aprendo scenari inimmaginabili, la conquista verso lo spazio, le grandi paure sulla fine del mondo, le tesi complottistiche e l’esistenza di civiltà aliene. Paure che si fondono, che si innestano le une nelle altre, e che si moltiplicano con le fobie, le angosce e le insicurezze che mutano e crescono come ragni nel buio dentro ognuno di noi. Il futuro dell’horror è racchiuso in una sola frase: andare al di là del genere, osare al di là di se stesso.

Dalla CONTAMINAZIONE DEI GENERI probabilmente può dipendere la stessa sopravvivenza dell’entertainment letterario e cinematografico. Al pari degli esseri umani e della loro società i film diventano “interconnessi”: alla tecnologia, alle esigenze, alle paure/speranze/desideri, ma soprattutto ai gusti e al disperato bisogno di consumare esperienze sempre nuove. E i singoli generi, da soli, non riescono più a stare al passo coi tempi.

 
Puoi anticipare ai nostri lettori a che cosa stai lavorando in questo momento?

Ho delle serie fumettistiche che sto scrivendo insieme a Rosi. Due romanzi. Sto lavorando all’uscita in dvd del mio docu-fiction, Il Ballo delle Spiritate, che uscirà per Home MOVIES una edizione speciale con un libro sul folklore delle tarantate in Puglia e molti contenuti speciali. Sto curando il secondo volume di Dark & Weird e una nuova antologia. E sono al lavoro sulla sceneggiatura del mio secondo film… questo è forse il punto più delicato…

Vuoi aggiungere qualcosa?

Mai smettere di combattere e di credere in se stessi. Questo conta più di ogni altra cosa al mondo.

Luigi Boccia, sceneggiatore e regista, ha pubblicato i romanzi Confessionale  Nero (1997), La Janara (2007), Leonardo da Vinci e la finestra sul tempo (2014) e La notte chiama (Delos Digital, con Nicola Lombardi). Ha curato diverse raccolte antologiche, tra le quali Fame – La trilogia cannibale, La Stagione della Follia, Malefica e Il paese dell’oscurità. È autore dei saggi Arcistreghe, Licantropi, Cinemalab e Il cinema digitale. Per la Star Comics ha ideato con Sergio Stivaletti la serie a fumetti Factor-V. È stato direttore di diverse testate, tra cui SciFi Now e Weird Tales Italia. Attualmente dirige la rivista del cinema fantastico internazionale Weird Movies e, per Delos Digital, la collana Horror Story.