Prendiamo Perdita Weeks attrice vista, giovanissima, in Spice girls – Il film (1997) e caliamola nei panni della archeologa urbana Scarlett, la quale, affiancata da una piccola squadra di esploratori, si avventura all’interno delle secolari catacombe nascoste sotto Parigi, in quanto, intenta a seguire le orme paterne, é interessata alla ricerca della pietra filosofale.

Con camera di ripresa in movimento già a partire dall’apertura, otteniamo Necropolis – La città dei morti (2014), ovvero il found footage horror che, diretto da John Erick Dowdle e sceneggiato dallo stesso insieme al fratello Drew, approda in Dvd e Bu-ray sotto il marchio Universal.

Found footage che, ovviamente, cavalca la tendenza rilanciata da Paranormal activity (2007) di Oren Peli ma precedentemente diffusa dal chiacchieratissimo The Blair witch project – Il mistero della strega di Blair (1999) di Daniel Myrick ed Eduardo Sánchez; rispetto al quale, però, non ha necessitato del tam tam mediatico che ne precedette l’uscita per accentuarne agli occhi dello spettatore i connotati di resoconto di una tragedia in realtà mai accaduta, perché Dowdle non si limita ad infarcire la oltre ora e mezza di visione di grida ed a lasciare fuori campo le immagini raccapriccianti, ma, man mano che tutto si trasforma in un viaggio atto a raggiungere le profondità della psiche umana per rivelare i demoni personali dei diversi protagonisti, non manca di mostrare un impiccato, un corpo in fiamme all’interno di un’automobile e qualche schizzo di liquido rosso.

D’altra parte, non si tratta nella sua prima escursione all’interno del falso documentario, in quanto, dopo gli esordi rappresentati dalle commedie Full moon rising (1996) e Dry spell (2005), quest’ultimo anche vincitore del premio per le migliori interpretazioni presso lo Slamdance International Film Festival, ha avuto modo di dedicarsi al travagliatissimo The Poughkeepsie tapes (2007), che non ha mai goduto di una legale distribuzione in sala e in home video.

Tra ritrovamenti di videocassette e testimonianze delle forze dell’ordine, la tanto finta quanto cruda ricostruzione, ambientata nel 2001, della storia di un serial killer e delle insostenibili torture inflitte alle proprie vittime.

Praticamente, soltanto l’inizio del percorso che lo ha portato poi a firmare – sotto la produzione dei Doug Davidson e Roy Lee già finanziatori delle versioni in lingua inglese di The ring e The grudgeQuarantena (2008), ovvero il rifacimento a stelle e strisce dello zombie movie iberico [Rec] (2007) diretto da Jaume Balagueró e Paco Plaza.

Con protagonisti la Jennifer Carpenter di The exorcism of Emily Rose (2005) e il Jay Hernandez di Hostel (2005), un’operazione che, incentrata come l’originale su una cronista televisiva interessata a realizzare un servizio sul lavoro notturno dei pompieri in un complesso di appartamenti in cui i comuni mortali si sono trasformati in esseri rabbiosi affamati di carne umana, finisce, però, per perdere l’effetto reality alla base del capostipite; a causa di immagini troppo pulite per appartenere a quelle di un reportage verità e di personaggi dalla caratterizzazione che appare decisamente legata alla finzione del grande schermo.

Quindi, un professionalmente confezionato ma inutile remake fotocopia dopo cui, per fortuna, il regista, supportato da M. Night Shyamalan (oltre ad esserne produttore, ha curato il soggetto), ha avuto modo di rifarsi tramite il sottovalutato Devil (2010), estraneo al filone che maggiormente lo ha visto impegnato dietro la macchina da presa e rientrante, invece, nei binari dell’horror d’atmosfera.

Infatti, dopo il suicidio di un individuo gettatosi dalla finestra di un grattacielo, in un ascensore all’interno dello stesso troviamo bloccati tre uomini e due donne tra loro sconosciuti e, di conseguenza, intrappolati in uno spazio chiuso come nelle situazioni alla base dei vari capitoli che compongono la serie Saw.

In questo caso, però, pur non risultando assenti i morti, niente sadismo e splatter, perché è sull’attesa efficacemente spezzata da falsi allarmi e vecchi ma efficaci stratagemmi (citiamo solo le luci che si accendono e spengono in continuazione) per scuotere il sistema nervoso dello spettatore che tutto viene messo in piedi.

Mentre si è sempre più invogliati a scoprire quale elemento del quintetto rappresenti l’incarnazione del male suggerita dal titolo; fino all’epilogo di un racconto per immagini che non avrebbe certo sfigurato nell’ambito della serie televisiva Ai confini della realtà ed ulteriormente reso affascinante dalla morale sulla fede volta sia a ricordare che il Diavolo si manifesta dove alloggia il peccato, sia che, se esso esiste, deve esistere anche Dio.

E per ora, considerando che l’ultima fatica dowdliana sia il thriller Colpo di Stato (2015), interpretato da Pierce Brosnan e Owen Wilson, pare che il cineasta si sia preso una momentanea pausa dalla celluloide di paura; ma, nell’attesa che vi ritorni, inseriamo nel lettore Necropolis – La città dei morti...