È uscito il 4 dicembre nelle sale italiane il nuovo film horror del regista americano William Brent Bell (Stay Alive e L’altra faccia del diavolo - Devil Inside) intitolato La Metamorfosi del Male, con A.J. Cook, Brian Scott O’Connorr, Sebastian Roché, Simon Quarterman e Vik Sahay.

Il film è uscito per la prima volta in Giappone il 16 Novembre 2013 e poi come VOD (Video On Demand) in USA nell’Agosto del 2014.

La Metamorfosi del Male inizia con il video di una famiglia americana, in campeggio in Francia. In una notte di luna piena, i componenti della famiglia sono aggrediti da uno sconosciuto. Il capofamiglia Henry Porter e suo figlio muoiono massacrati. Solo Claire Porter sopravvive. Pur gravemente ferita, riesce a fornire alcune indicazioni utili alla polizia. È quindi subito arrestato Talan Gwynek, che abita vicino al luogo della strage. Talan, interpretato da Brian Scott O’Connor, si distingue per la sua altezza e il suo aspetto irsuto. Ma la sua colpevolezza è ancora dubbia, per cui l’avvocato franco-americano Kate Moore e il suo team decidono di assumerne la difesa. Tutto questo accade nei primi minuti del film, dopodiché seguono le indagini dell’avvocato Moore, interpretato dall’attrice A.J. Cook.

Il film all’inizio assomiglia a una puntata di X-Files, dove il personaggio Kate Moore sembra un po’ la Dana Scully della situazione, per il suo scetticismo e l’approccio scientifico con cui conduce le indagini.

L’ambientazione francese fa tornare in mente Il patto dei lupi di Christophe Gans, a sua volta ispirato alla vicenda storica della Bestia del Gévaudan.

La scena, che si vede anche nel trailer, del primo incontro tra l’avvocato e il suo cliente è un déjà-vu: Talan appare incatenato e circondato dalla polizia come il Michael Myers di Rob Zombie.

Già dal titolo originale in inglese “Wer”, si capisce che il personaggio principale è un licantropo (Werewolf, in inglese); l’uomo lupo è qui presentato in chiave moderna. L’incipit è interessante: cosa accadrebbe se esistesse veramente un licantropo? Come lo vedrebbe la nostra società? Ovviamente sarebbe considerato un elemento pericoloso.

Il regista sembra partire da questa domanda; per raccontare la storia in modo realistico. Per cercare di darle verosimiglianza, usa la tecnica del found footage, montando insieme, per esempio, le riprese di videosorveglianza con i telegiornali. La prima parte è abbastanza credibile, ma risente di un ritmo troppo lento. La seconda parte invece è purtroppo penalizzata da effetti speciali ridotti, probabilmente per questioni di budget: l’uso dello splatter e di scene di smembramenti istantanei più che generare terrore nello spettatore strappa un sorriso.

In definitiva La metamorfosi del male ricorda un film horror di serie B degli anni ’70, quando molto era lasciato all’immaginazione dello spettatore e gli effetti speciali affidati al trucco pesante.

L’idea iniziale, di presentare il racconto horror con un approccio realistico, è sicuramente buona, però il film fallisce l’obiettivo di suscitare paura, resta comunque un film abbastanza godibile, magari da riscoprire nel mercato dell’home video.