Dai tempi di Bram Stoker i vampiri sono stati i protagonisti di una serie infinita di romanzi, più o meno riusciti. Ultimamente, sembra però che il compito del succhiasangue in questione sia solo quello di essere sexy e di lamentarsi sul suo destino di immortale (vedi Ann Rice). A stento ci si ricorda che, una volta, queste creature erano mostri feroci senza una coscienza che li tormentasse con il rimorso per i delitti commessi. Fortunatamente Simon Clark se lo ricorda molto bene e, in La città dei vampiri, ci offre un manipolo di non-morti degni di questo nome.

Si comincia con una misteriosa scena in cui una ragazza, Bernice Mochardi, è morbosamente intenta a osservare il video-diario girato da un uomo, tale Mike Stroud, scomparso da una stanza d’albergo senza lasciare traccia. Le immagini mostrano alcuni fatti inspiegabili e un’ultima sequenza in cui Mike viene afferrato e portato via da una creatura non bene identificata.

Il protagonista del romanzo, David Leppington, torna alla sua città natale dopo una lunga assenza per far visita al vecchio zio George. La città, fondata dai suoi antenati, basa la sua economia sul locale mattatoio. Ciò che David non sa è che il sangue degli animali uccisi defluisce nel sottosuolo come linfa vitale per gli esseri diabolici che lì dimorano.

David arriva nell’albergo della stazione dove alloggia anche Berenice e dove incontra la proprietaria, Electra Charnwood, una donna stravagante che sa molte più cose sulla storia della città di quanto non lasci intendere.

L’incubo di David prende vita già la prima notte, che trascorre ascoltando strani rumori provenire dalla cantina. Segue lo strano incidente di un operaio che si ritrova con le dita letteralmente strappate via a morsi mentre la sua mano è incastrata in un tombino. David sospetta dei topi, ma gli viene subito riferito che di ratti, in quelle fogne, non se n’è mai vista l’ombra. Lo zio George rende l’atmosfera ancora più tenebrosa con una leggenda che parla di un esercito di non-morti donato dal dio Thor ai predecessori di David. Qualcosa ha impedito ai Leppington di mantenere il controllo sull’abominevole esercito e ora David sembra destinato a rimettere le cose a posto. Black Jack, un tatuato dall’aria pericolosa, capace di leggere nel pensiero, arriva a completare il gruppo di eroi improvvisati che darà battaglia alle malefiche presenze.

Nonostante una trama, a tratti, un po’ forzata, la lettura è piacevole. Bisogna ammettere che un inizio così intrigante meritava un epilogo migliore. La paura e la violenza si fanno strada lentamente tra le righe per sfociare in un, ahimè, frettoloso bagno di sangue. Tuttavia è lodevole il modo in cui Clark ha saputo rispolverare il mito del vampiro aggiungendoci un tocco di leggenda nordica per rendere la narrazione più originale.

Dopo tanti edulcorati vampiri alla Ann Rice, ritrovare la vera essenza di questi esseri dalla dieta così particolare è un po’ come ‘tornare a casa’. La casa di Bram Stoker, ben inteso.