In occasione del centenario della nascita del maestro dell'horror Mario Bava, Sky Arte ha trasmesso Operazione Paura, un documentario che ripercorre la carriera del regista. Girato originariamente nel 2004, il documentario è frutto di un lavoro d’archivio durato mesi: nuovi contributi e interviste hanno portato al rimontaggio e a una vera e propria riedizione dell'intero lavoro.

“Ma chi era Mario Bava?”

Per rispondere a questo quesito, il regista Gabriele Acerbo è andato a cercare sia i collaboratori di Bava, sia celebri estimatori dei suoi film. Ha intervistato personaggi in Italia e all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, dove, fin dagli anni ’60, Mario Bava è stato apprezzato dai cultori del genere.

Sin dalle prime di immagini, si intuisce che il documentario sarà una lunga catena di impressioni, discussioni, racconti sulla persona di Mario Bava, raccolte al di qua e al di là dell’oceano. Nei primi minuti possiamo vedere Sam Raimi, Quentin Tarantino e Dino De Laurentiis che parlano del grandezza del regista. Guida d’eccezione è Joe Dante, che parte dagli esordi di Bava come direttore della fotografia fino ad arrivare alla regia di La maschera del demonio (1960), grande successo negli Stati Uniti. Conosciuto difatti in patria più per la sua competenza tecnica, negli Stati Uniti, Bava riempiva di ragazzi i drive-in e le grindhouse e pian piano diventava un regista di culto.

Tra questi ragazzi c’era Dante stesso, che rimase colpito dalla scena conclusiva di I tre volti della paura (1963), con l'innovazione del campo che si allarga e mostra il set cinematografico. Il regista americano racconta anche di quando andò a vedere Terrore nello spazio (1965), che univa il genere fantascientifico a quello horror, così come molti anni dopo fece Ridley Scott in Alien (1979). In seguito, il regista italiano non si cimentò più nella fantascienza, ma continuò a dirigere thriller e horror, nonostante il paese di origine non li apprezzasse. Diabolik (1968), prodotto da Dino De Laurentiis, ebbe molto successo all’estero, e solo oggi è stato rivalutato in Italia come cult. Le musiche erano di Ennio Morricone, e il tema Deep Down è riproposto all'interno del documentario.

La filmografia di Mario Bava è molto ampia e il documentario cita perlopiù le pellicole principali, come 5 bambole per la luna d’agosto (1969), Reazione a catena (1971), Shock (1977). Si racconta delle vicissitudini di alcuni suoi film come Lisa e il diavolo (1972), che venne rimontato dal produttore, come La casa dell’esorcismo (1975), contro il volere del regista. Una storia ancora più travagliata segna Cani arrabbiati (1974), che non venne distribuito a causa del fallimento della casa di produzione e solo recentemente ha visto la luce in DVD e in televisione.

Mario Bava: Operazione Paura non lascia molto spazio all'approfondimento della personalità di Mario Bava, purtroppo, ma si incentra soprattutto sugli interventi; raccoglie tuttavia interessante materiale d’archivio in bianco e nero in cui lo stesso Bava svela agli spettatori i segreti dei suoi effetti speciali, i ricordi dei familiari e le testimonianze di autori stranieri che hanno amato i suoi film.

Tanti sono i personaggi che hanno partecipato dall'estero. Oltre ai già citati Dante, Tarantino e Raimi, incontriamo anche Roger Corman, Scott Derrickson, John Landis, John Phillip Law, Christopher Lee, John Saxon e Barbara Steele, solo per citarne alcuni. Tra gli italiani: Dario Argento, Dardano Sacchetti, Sergio Stivaletti, Luigi Cozzi, Lamberto e Roy Bava, Mario Monicelli e ovviamente De Laurentiis.

Joe Dante, costruisce un filo conduttore intorno alla vita di Bava e regala allo spettatore una storia nella storia; ci racconta un po’ della sua giovinezza, tra cinema e drive-in, con un punto di vista disincantato, intorno ai pregi e ai difetti dell’opera del regista italiano.

Moltissimo materiale in 58 minuti. Il documentario raggiunge comunque l’obiettivo di presentare Mario Bava lasciandoci la curiosità di andare a rivedere i suoi film e di ritrovare quelli che ci siamo persi.