Dire chi sono i Ghost, per quanto impossibile, risulta ormai persino superfluo. Dopo il successo del debutto con Opus Eponymous, a distanza di pochi mesi dal secondo album, Infestissumam, Spinefarm Records dà alle stampe questo If You Have a Ghost, EP di cover che potrebbe apparire un’operazione commerciale fine a se stessa, se non fosse che lo stile della band porta l’ascoltatore a incuriosirsi di fronte a eventuali rielaborazioni fuori dalle righe, soprattutto dopo l’intrigante versione in minore di Here Comes The Sun dei Beatles contenuta nell’edizione giapponese di Opus Eponymous.

Registrato e prodotto da Dave Grohl, l’Ep esce il 26 novembre in Europa in partnership con Loma Vista ed è disponibile in CD, vinile 12” e in digitale (già in streaming), con un Papa Emneritus II che ci minaccia come il Nosferatu di Murnau dal vascello in copertina.

La title track, If You Have Ghost(s), è un omaggio al cantautore texano e fondatore dei 13th Floor Elevators Roky Erickson. Fra i vampiri, gli zombie e gli alieni, di cui Erickson ha narrato, i Ghost scelgono la figura che più li rappresenta. L’originale ha la forza grezza dell’acid/garage e i Ghost lo rivisitano in maniera personalissima, quasi fosse un brano tratto da Infestissumam, senza perdere la freschezza e la melodia originaria; una versione più cupa e pulita al tempo stesso, con la chitarra e le tastiere che si aprono ai tipici finali irresistibili dei Ghost che spingono a ripartire da capo.

I Am A Marionette è invece un brano dei connazionali ABBA contenuto anche nell’edizione Deluxe di Infestissumam. Non fra i più noti del quartetto disco, forse proprio perché bizzarramente inquietante a partire dall’originale, appare già così conturbante e angosciosa da lasciare perplessi prima dell’ascolto della cover. Ma gli stacchi d’archi, i cori tenebrosi e i movimenti non a caso ‘legnosi’, vengono magicamente ricreati dai Ghost attraverso la dissonanza.

La terza traccia è una rivisitazione di Crucified, hit del trio dance svedese Army Of Lovers la cui mente è nota al pubblico italiano per la celebre I Breathe dei suoi successivi Vacuum. L’intro acustica prende improvvisamente una piega estrema nella seconda parte della strofa con accenni di scream e growl, ritornando alla dance col ritornello; interpretazione sicuramente originale (nonché migliore... dell’originale) che ci conferma la versatilità della band e della voce di Emeritus.

Waiting For The Night dei Depeche Mode, già bonus track dell’edizione giapponese di Infestissumam, è un tipico lento sommesso e claustrofobico di Martin Gore. L’atmosfera è irripetibile, così come l’alchimia delle voci di Gahan e Gore che si sovrappongono. I Ghost ci provano, riuscendoci solo in parte nel modificare a tratti i valori ritmici e nel teatralizzare l’interpretazione. Una pennellata che vale una firma, ma in questo caso non basta.

Chiude la cinquina la versione live di Secular Haze, registrata dal vivo alla Music Hall di Williamsburg, Brooklyn.

Una raccolta non paragonabile a un full-opus, certo, comunque interessante e divertente, ottima, nello specifico.