You’re Next è stato presentato in anteprima al Toronto Film Festival nel 2011, ma solo il 23 agosto 2013 è uscito nelle sale USA, ottenendo un buon risultato di pubblico; la prima settimana ha infatti guadagnato 7 milioni dollari, 7 volte il suo budget, e finora in USA ha guadagnato circa 20 milioni di dollari.

Il film, diretto e montato da Adam Wingard e scritto da Simon Barrett, racconta di una riunione familiare, in una casa isolata, che viene interrotta dall’arrivo di un gruppo assasini mascherati.

Il tema del film è quindi quello dell’”home invasion”: la casa violata dagli estranei, una paura dell’uomo moderno, che trova il luogo ideale nell’ambientazione americana, dove la famiglia medio-alta aspira a possedere una propria casa magari con il giardino, soprattutto indipendente. É una tema classico che spesso è stato sfruttato dal cinema horror. La variante di Wingard e Barrett ci porta in un posto da manuale, in una grande casa isolata di una famiglia benestante.

Già nel trailer si vede che Wingard ha saputo creare il climax giusto: gli assasini giungono all’improvviso indossando maschere di animali, come deus ex machina sovrastano la situazione; il quadro familiare viene rotto, poi seguono scene drammatiche e violente.

L’inizio del film è sulla stessa linea, un preludio d’impatto, duro e cruento, che però scivola nella lentezza delle scene che seguono, durante la presentazione della psicologia dei componenti della famiglia, che non nascondono dissidi e rancori reciproci.

In questa parte probabilmente il film si differenzia maggiormente dai suoi simili; ma l’analisi psicologica è deludente, perché non chiarisce le ragioni per cui le persone hanno un rapporto conflittuale. Fin da subito si comprende però che si metterà in atto una tragedia, che l’invasione trova una causa nei dissapori mal sopiti all’interno della famiglia; questi rancori hanno indebolito il nucleo familiare e l’hanno reso vulnerabile alle minacce esterne.

La storia probabilmente è stata ispirata da qualche drammatico fatto di cronaca nera, verrebbe da pensare anche da qualche famoso evento nostrano.

La sceneggiatura non è comunque priva di difetti, soprattutto quando alcuni membri della famiglia finiscono per ricoprire il ruolo di vittime, durante alcuni tentativi di fuga non proprio brillanti.

Il film non risparmia proprio nulla allo spettatore, il sangue scorre a volontà, al limite dello splatter.

Il regista non sfugge alla citazioni, le maschere degli assasini fanno subito pensare a quelle di The Strangers, e su tutti emerge Erin, che si difende da questa invasione. Vista in qualche immagine, armata e sporca di sangue, qualcuno in rete l’ha paragonata all’Ash di Sam Raimi; per la verità Erin non usa molte volte l’ascia e non è ironica, ma la sua funzione è la medesima, quella di ribaltare il male e combatterlo, senza tirarsi indietro. L’attrice Sharni Winson si dimostra molto efficace nella parte. Alla fine, il film recupera molti punti e, con una serie di colpi di scena, trova la sua giusta conclusione, dopo aver tenuto gli spettatori stretti alla poltrona.