Una tacita regola del mondo videoludico dice che i videogiochi ispirati a film sono sempre di bassa qualità, dato che vengono creati solamente per sfruttare un franchise già esistente. Tali videogiochi sperano di basare le loro vendite sul nome e sull'eventuale presenza del film nelle sale cinematografiche e non sulla loro qualità intrinseca.

Vi sono state rare eccezioni a questa regola, tra le quali ricordiamo proprio un Aliens versus Predator, uscito nel 1999, ispirato alle due celebri saghe cinematografiche Aliens e Predator (e che, per la cronaca, nulla ha a che vedere con l'omonimo film del 2004).

Aliens: Colonial Marines, sparatutto realizzato dalla Gerarbox Studio, segue purtroppo la suddetta regola.

In Colonial Marines si interpreta il Caporale Christopher T. Winters, mandato assieme al battaglione di marines della USS Sephora a rispondere a una chiamata di soccorso proveniente dall'astronave Sulaco. Questo titolo infatti si colloca cronologicamente immediatamente dopo gli eventi visti nel film Aliens. I marines abbordano la Sulaco, solo per finire in un nido di xenomorfi. In più, si trovano a combattere anche contro i mercenari della Weyland-Yutani, multinazionale interessata a sfruttare i micidiali alieni come arma. La Sulaco e la Sephora vengono distrutte, e l'azione si sposta sulla superficie del pianeta LV-426, dove si trovano le rovine della colonia di Hadley's Hope e i laboratori della multinazionale.

Vengono riprese le ambientazioni viste in Aliens: la Sulaco, la colonia di Hadley's Hope, il misterioso relitto alieno sono riprodotti nei minimi dettagli, anche se opportunamente modificati per rispondere alle esigenze di un level design abbastanza lineare.

La Gearbox Software si è assicurata nel corso degli anni numerosi titoli appartenenti a franchise rilevanti, quali Borderlands, Brother in Arms e Duke Nukem. In mezzo a tanti progetti ha colpevolmente trascurato lo sviluppo di Colonial Marines, titolo a loro assegnato dalla SEGA. Per recuperare rapidamente il tempo perduto, la Gearbox ha dato in appalto la realizzazione del gioco alla TimeGate Studios, sviluppatore texano poco noto e che risulta fallito proprio quest'anno. Con simili premesse, non stupisce il risultato scadente ottenuto.

Aliens: Colonial Marines fallisce clamorosamente nello spaventare o nell'eccitare il giocatore. Astronavi abbandonate e mostri che saltano fuori da ogni pertugio sono già stati visti e stravisti in Doom 3 e Dead Space, e le stesse dinamiche di gioco vengono qui riprese pedissequamente. Da un certo punto di vista non ci si poteva aspettare nulla di diverso, dato che sia Doom che Dead Space hanno avuto come fonti di ispirazione lo stesso Aliens. Purtroppo, il fallimento di Colonial Marines è ancora più profondo.

È una completa delusione il comportamento degli xenomorfi, che ricordavamo nei film essere l'incarnazione dell'incubo. Vengono qui degradati a semplice carne da cannone: non fanno paura e non sono un vero pericolo. Per di più combattono male. Ignorano il giocatore e preferiscono attaccare gli altri personaggi. Il gameplay stesso non aiuta: i combattimenti risultano fuori luogo in quanto troppo ispirati a Call of Duty, e si svolgono spesso su vasta scala contro i mercenari nemici. In tale contesto gli xenomorfi diventano poco più di un fastidio passeggero. Il motion tracker, il dispositivo che rileva i movimenti dei nemici, in Aliens era usato sapientemente per far aumentare le tensione, mentre in Colonial Marines anticipa tutti gli attacchi nemici ed elimina qualsiasi sorpresa. Si è inoltre sempre accompagnati da altri marines, ai quali si può tranquillamente lasciare il peso della battaglia.

I combattimenti con i boss intermedi e con la Regina finale sono frustranti e ripetitivi, mostrando che gli autori non hanno investito molto nella loro ideazione.

Ad aumentare la somiglianza con Dead Space abbiamo qui il sistema di upgrade delle armi. Esso era giustificato nel titolo della EA in quanto il protagonista era un ingegnere che si trovava a combattere contro i mostri usando i componenti che riusciva a reperire. Non ha senso invece in Colonial Marines dove si suppone che i soldati siano ben equipaggiati all'inizio di ciascuna missione.

Questo fallimento è un vero peccato, in quanto il gioco aveva numerose potenzialità e qua e là compaiono idee carine e scene memorabili, ma purtroppo il tutto è perso in un gameplay noioso, tra colpi di scena improbabili (e improponibili) e una trama irrilevante. Sotto certi punti di vista, la delusione è la stessa che ha accompagnato la visione di Prometheus, il prequel di Alien uscito lo scorso anno. In Colonial Marines c'è qualche riferimento a Prometheus, quasi a voler rinsaldare l'unità di questo franchise che tra film, prequel, serie a fumetti e videogiochi si sta perdendo in mille rivoli di qualità troppo spesso bassa.

Ci sforziamo comunque di ricordare i pochi elementi positivi di questo videogioco. Il design degli xenomorfi è perfetto. Saltano come cavallette, si arrampicano sui muri e sui soffitti con i movimenti sinuosi che abbiamo già apprezzato nei film. Le scene ambientate sulla Sulaco che sta per essere distrutta, con la corsa affannosa attraverso corridoi infestati di nemici e la gravità variabile restano memorabili.

Il gioco è anche uscito con numerosi bug relativi alle IA dei nemici e alla grafica, tanto che è già stata pubblicata una pesante patch per correggerne gli errori. Sarà anche vero che una volta applicata la patch il gioco migliori, ma la frittata ormai è stata fatta e la delusione resta. 

Valutazione tecnica

Piattaforma: Microsoft Windows, Xbox 360, PlayStation 3

Publisher: Sega

Sviluppatore: Gearbox Software

N. giocatori: 1

PEGI: 18+