Cinque giovani si recano in un’isolata casetta di montagna, per trascorrere del tempo in mezzo alla natura con la loro amica Mia, che deve superare un periodo della sua vita molto difficile. Qui, i ragazzi scoprono un misterioso libro, attraverso cui involontariamente evocano un’orda di demoni dormienti che non tarderanno a manifestare tutta la loro cattiveria e crudeltà sullo sfortunato gruppo che si troverà a lottare per la sopravvivenza.

Quando nel 1982 Sam Raimi realizzò The Evil Dead (La Casa, in Italia) con pochissimi soldi e molta inventiva, lanciato da un’entusiastica recensione di Stephen King, consegnò al cinema il manifesto dell’horror carnevalesco, che ha caratterizzato tanta produzione dei primi anni ’80: una pellicola in grado di imprimersi con forza nella memoria dei suoi spettatori, diventando un’opera seminale e di culto.

Il remake di La Casa è un film parecchio curato nella forma, rispetto all’originale realizzato con pochi mezzi dal sapore sicuramente più artigianale, ma che aveva il suo punto di forza nell’energia sfrenata e nella genialità del suo autore.

Il regista Fede Alvarez, segnalatosi sulla scena cinematografica con il corto fantascientifico Ataque de pánico, omaggia e rispetta il modello iniziale, seguendo la struttura di base con i cinque adolescenti ignari, la casa nel bosco, i demoni incautamente risvegliati e l’inevitabile massacro, ma aggiungendo il suo tocco personale alla pellicola.

A differenza dell’originale cambia il protagonista, da Ash (Bruce Campbell) a Mia (Jane Levy), cambia la motivazione della vacanza (da pura evasione del primo film, al tentativo del gruppo di  aiutare Mia a uscire dalla tossicodipendenza e superare il trauma della madre drammaticamente scomparsa), ed è data una storia precisa alla casa (legata alla famiglia di Mia).

Dal punto di vista visivo e degli effetti speciali, Alvarez mette in scena tutta una nuova serie di atrocità, amputazioni e violenze, risparmiando davvero poco allo spettatore, rimodulando in altre parole gli stessi ingredienti di trent’anni fa sulla sensibilità moderna dell'appassionato di horror, che nel frattempo è cresciuto alle interpretazioni codificate dai vari Wes Craven, Peter Jackson, l'Hideo Nakata di The Ring e l'elegante Shyamalan del Sesto Senso, per arrivare ai vari Hostel e ai Saw che chiudono il cerchio idealmente iniziato da Raimi nel 1981.

L’operazione di rilettura dell’opera è condotta con mano ferma, una buona dose di tecnica, un tocco di classe (ci sono due o tre movimenti di macchina veramente buoni, anche se niente di originalissimo) e un paio d’ingenuità. Ma è tutto.

Il regista si tiene lontanissimo dai teen horror che hanno fatto la fortuna di Hollywood negli ultimi quindici anni (e questo è un merito notevole, anche considerando la materia prima che aveva a disposizione), usa bene il budget che gli è stato assegnato (che, anche se iperbolico rispetto quello su cui poteva contare Raimi è poca cosa) ma il suo approccio resta piuttosto banale e prevedibile, al punto da disperdere ben presto qualsiasi dubbio sulla possibilità che la sua attualizzazione possa mai trasformarsi in un nuovo cult, rimanendo comunque una visione divertente per gli amanti del genere.

In conclusione, se siete tra i tanti che avete amato La Casa, avrete sicuramente in programma di vederlo e, almeno in una certa misura, non ne resterete delusi. Per tutti gli altri, è qualcosa che nulla aggiunge e nulla toglie alla cinematografia horror, classificandosi come un prodotto onesto e formalmente compiuto.