E’ uscita ieri per Loma Vista/Universal la seconda “opus” dei misteriosi e divertenti Ghost (adesso Ghost B.C. per questioni legali). Il nuovo salmo è intitolato Infestissumam e i Nameless Ghouls vedono subentrare come leader Papa Emeritus II a Papa Emeritus.

Provenienti da Linköping (Svezia), i Ghost si sono formati nel 2008 e hanno pubblicato l’album Opus Eponymous nel 2011 (leggi qui la nostra recensione) per Rise Above Records. La loro musica è un oscuro calderone vintage heavy, doom, prog e pop che paradossalmente dimostra stile e personalità.

La popolarità del gruppo è cresciuta a dismisura, non solo grazie all’iniziale passaparola dovuto chiaramente alla curiosità scatenatasi intorno al progetto, ma anche per le numerose esibizioni live che hanno portato i Ghost in giro per il mondo, Stati Uniti inclusi, a fianco di nomi quali Metallica, Mastodon e Opeth (a tal proposito ricordiamo che saranno per la prima volta in Italia l’8 giugno al Sonisphere Festival, Arena Fiera, RHO, Milano).

Il nuovo lavoro è introdotto dalla brevissima traccia omonima, le cui liriche inizialmente in gregoriano si sovrappongono all’improvviso al resto dell’organico, in una marcia serrata che si chiude su uno struggente assolo di chitarra che richiama sin da subito le atmosfere del primo album. L’introduzione sfocia nella trionfale Per Aspera Ad Inferi, un brano sostenuto e tenebroso dal retrogusto vintage che difatti non si discosta troppo dai territori del precedente lavoro e rassicura gli ascoltatori in merito al fatto che al Papa è cambiato il numero ma non la voce. Si nota tuttavia una maggiore attenzione alle armonie, soprattutto in riferimento alle voci e all’orchestrazione, mentre si continua a sperimentare sui cambi di valori ritmici. Secular Haze, primo singolo e videoclip tratto dall’album, è sicuramente un brano affascinante, di cui si possono apprezzare le sfumature nel corso degli ascolti successivi; giocato su terzine e accenti teatrali, questo valzer vortica intorno alle tastiere e ad alternanze fra valori ampi e sostenuti. Le parti vocali presentano infine le “dolci melodie sataniche” annunciate dalla label.

I riff serrati e sinuosi dalle ritmiche accattivanti di Jigolo Har Megiddo si associano alle sonorità classiche dell’organo e alle melodie vocali ariose e orecchiabili dal sapore retrò, senza tralasciare sezioni con cambi di valore e sperimentazioni sonore. Ghuleh/Zombie Queen, quasi una preghiera alla ‘Madre’, con i suoi 7:29 minuti è la traccia più lunga dell’album; parte inaspettatamente col piano, e il cantato soffocato e lamentoso si unisce a un impianto che scivola quando nel prog di matrice settantiana con utilizzo di Hammond e Moog quando nel post punk/new wave sostenuto, a seconda della sezione di riferimento (del resto, la tessitura di Emeritus si avvicina sia a quella di Greg Lake che a quella di Stiv Bators e la combinazione risulta improbabile quanto evocativa). La sperimentazione è qui più presente che in altri brani, ma è distribuita sempre con gusto e precisione, in un contesto omogeneo nonostante le asperità del terreno, e l’ascoltatore assorbe tutto con facilità.

Grazie all’ampio uso di cori liturgici, minacciosi e incalzanti, su un cantato luciferino quanto il personaggio invocato, Year Zero si presenta sia nelle tematiche che nelle strutture ritmiche quale ideale proseguimento della Satan Prayer del precedente album. Body And Blood è poi un breve brano melodico e catchy, sensuale e seducente, una comunione blasfema, e il successivo Idolatrine si mantiene più o meno sullo stesso piano. I riff di Depth Of Satan’s Eyes si fanno invece più aggressivi e ostili, sinistre le melodie (talvolta vagamente dissonanti) e torve le atmosfere.

L’ossessiva e claustrofobica traccia finale, Monstrance Clock, si apre sempre più alla melodia e alla sperimentazione sonora, con accenti da rock opera, ricordandoci - così come la copertina - che, se il disco precedente era dedicato alla genesi del figlio di Lucifero, qui si inneggia alla vera e propria venuta.

Se si avverte un passo in avanti a livello di arrangiamenti e produzione, in quanto a composizione i Ghost sembrano rimasti assai fedeli al primo disco, ma i successivi ascolti riescono a far emergere ulteriori particolari e finezze da non sottovalutare. Non si potrà certo dire, come avviene spesso in questi casi, che al disco manca la freschezza del primo lavoro. C’è ancora tutto. E pure qualcosa in più. Senza però farlo pesare. In ogni caso, l’aspetto più significativo di quest’album, così come del precedente, sta nel valore dato a ogni singola traccia. L’industria discografica degli ultimi anni ci ha abituati a lavori in cui un brano o due guidano il disco e il resto passa in secondo piano, ma i Ghost emulano il passato anche in questo, rendendo piacevole l’ascolto dall’inizio alla fine, e l’ascoltatore indeciso su quali siano i brani preferiti.

Godibile, divertente e stimolante. Consigliato.

Tracklist:

 1.  Ghost B.C. - Infestissumam 01:42 

 2.  Ghost B.C. - Per Aspera Ad Inferi 04:09 

 3.  Ghost B.C. - Secular Haze 05:11 

 4.  Ghost B.C. - Jigolo Har Megiddo 03:58 

 5.  Ghost B.C. - Ghuleh/Zombie Queen 07:29 

 6.  Ghost B.C. - Year Zero 05:50 

 7.  Ghost B.C. - Body And Blood 03:43 

 8.  Ghost B.C. - Idolatrine 04:23 

 9.  Ghost B.C. - Depth Of Satan’s Eyes 05:25 

 10.  Ghost B.C. - Monstrance Clock 05:53