Per gli appassionati di narrativa weird, H.P. Lovecraft è un monumento. E per chi ha deciso di approfondirne la conoscenza, la miglior scelta possibile è un'opera monumentale come quella scritta dallo studioso americano S.T. Joshi: H. P. Lovecraft: A Life.

Pubblicato per la prima volta nel 1996, il volume è stato recentemente ristampato dalla stessa casa editrice di allora, la statunitense Necronomicon Press, specializzata nel campo del weird e del fantastico, presso il cui sito ufficiale è possibile ordinare questo e altri volumi molto interessanti.

Abbiamo avuto la fortuna di incontrare l'eminente studioso e di rivolgergli, in esclusiva, alcune domande...

HM: Pensa che oggi, a fronte di un corpus di scritti ormai conosciuto e studiato a fondo e tenendo conto dell'enorme mole di trattati critici condotti su Lovecraft possa ancora avere qualche importanza lo studio della sua opera? Pensa che possa ancora emergere qualche grande rivoluzione di pensiero sul Maestro di Providence o che si tratti di affinare e limare teorie ormai note?

S.T. Joshi: Penso che ci sia ancora molto spazio per ulteriori analisi del lavoro di Lovecraft soprattutto per quanto riguarda la sua vita e in senso più generale il contesto delle tendenze sociali e intellettuali della sua epoca. Al tempo stesso resta ancora molto lavoro da fare per ogni singolo racconto per quanto riguarda lo stile, le tematiche e gli intenti filosofici. Personalmente non credo che analizzerò ulteriormente Lovecraft ma ritengo che io e altri abbiamo gettato le basi per analisi di qualsiasi tipo.

HM: Non crede che molti altri autori del fantastico, anche posteriori rispetto al Nostro, se sottoposti allo stesso flusso di analisi critica potrebbero risultare altrettanto ricchi, interessanti e profondi?

S.T. Joshi: La critica della letteratura fantastica è, secondo me, a un livello rudimentale. Autori come Arthur Machen, Algernon Blackwood o Lord Dunsany non hanno mai, a tutt'oggi, riscosso l'attenzione che meritano. Pochissimi autori contemporaneai - in particolare Ramsey Campbell o Thomas Ligotti - hanno già prodotto, ritengo, un notevole quantitativo di ottimo lavoro che li rende meritevoli della stessa accuratezza e completezza con cui Lovecraft è stato esaminato. Comunque per molti versi Lovecraft resta un caso unico perché ha lasciato un così ampio lavoro sussidiario (saggistica, poesia e soprattutto migliaia di lettere) che permettono uno studio estremamente capillare del suo lavoro. Penso, tuttavia, che ci sia bisogno di scrivere storie della letteratura sovrannaturale che siano complete ed esaustive, un compito che penso di affrontare in un prossimo futuro.

S.T. Joshi
S.T. Joshi

HM: Senza tenere conto del puro dato estetico (uso dei nomi, situazioni e stile simili a HPL), quali pensa che siano i più degni prosecutori dell'opera del Nostro? Intendiamo non tanto chi ha usato lo stesso pantheon ma quegli autori che, parafrasando Fritz Leiber, hanno saputo innestare una simile rivoluzione copernicana nel campo dell'horror...

S.T. Joshi: Secondo me Ramsey Campbell è indubbiamente il principale scrittore del soprannaturale dei nostri giorni; ha sempre usato Lovecraft come fonte per concetti che, però, alla fine risultavano piuttosto differenti da quelli del Maestro. Le prime imitazioni di Campbell del corpus lovecraftiano sono semplici lavori di "apprendistato" che, però, gli hanno consentito di raffinarsi nell'arte dello scrivere e comunque l'ispirazione è rimasta anche se molto del suo lavoro successivo ha obiettivi e orientamenti diversi da quelli di Lovecraft.

Anche Thomas Ligotti continua a ispirarsi a Lovecraft pur restando profondamente originale.

T.E.D. Klein nei suoi romanzi The Ceremonies (1984) (Cerimonia di sangue, Sperling & Kupfer, 1990) e Dark Gods (1985) (Gli dei delle tenebre, Mondadori, 1990) ha mostrato di avere assorbito non solo il lavoro di Lovrecraft ma anche quello dei precitati Arthur machen e Algernon Blackwood. Molti degli acclamati imitatori di Lovecraft, comunque, hanno per fortuna smesso di produrre inutili contraffazioni della sua opera ma, confesso, di loro ho letto sempre ben poco.

HM: Parlando dell'opera di HPL al cinema si è soliti citare gli stessi nomi arcinoti (Carpenter, Stuart Gordon, ecc.). Ha visto di recente qualche opera cinematografica anche non necessariamente horror che riesca a echeggiare decedntemente le tematiche lovecraftiane al di fuori del giro dei soliti noti?

S.T. Joshi: Continuo a ritenere che L'ultima onda di Peter Weir (1977) sia il film più loveceaftiano mai realizzato. Contiene sintentizzandoli molti dei temi di base di HPL: antiche entità, l'importanza dei sogni quali chiavi per accedere a un mondo di realtà nascoste , il pesante fardello del passato che influenza il presente... La scena principale contiene un'immagine che sicuramente deriva da L'Ombra venuta dal tempo: il protagonista trova un'antica maschera che lo rappresenta così come, nel racconto, Peaslee scopre il manoscritto da lui composto 100 milioni di anni prima.

Non ho visto molti film ultimamente ma ritengo che in Hellboy di Guillermo del Toro ci siano elementi lovecraftiani. Credo che del Toro stia lavorando a un adattamento de Le montagne della follia: se resisterà alla tentazione di ricorrere a troppi effetti speciali, concentrandosi sulla creazione di atmosfere e stati d'animo, questo film potrebbe essere un trionfo.

S.T. Joshi (n. 1958) è uno degli studiosi più autorevoli per quanto riguarda l'opera di H. P. Lovecraft, Ambrose Bierce, H. L. Mencken e molti altri autori del soprannaturale e del fantastico. Alcuni suoi scritti quali The Weird Tale (1990), The Modern Weird Tale (2001), Lord Dunsany: Master of the Anglo-Irish Imagination (1995) e H.P. Lovecraft: A Life sono ormai diventati dei classici della saggistica moderna. Ateo convinto, ha pubblicato anche importanti trattati sull'ateismo e sui rapporti fra le razze.

Impossibile non ricordare il suo fondamentale apporto ai cinque volumi di opere complete lovecraftiane editi da Mondadori (quattro di racconti e uno di epistolario) basati sulle sue edizioni americane del lavoro del Maestro di Providence.