Antonio Brando è un famoso scrittore di horror in crisi creativa. Un giorno la sua agente Valentina gli fa una proposta che non può rifiutare: scrivere un libro per una grande casa editrice e raccontare la Maremma per tornare così, alle luci della ribalta.

Brando, di malavoglia, si trasferisce a Pitigliano, antico borgo medioevale, nella pensione della Foresteria delle tre sorelle, dove conosce l’incantevole Magda, proprietaria della locanda, e altri bizzarri personaggi e comincia a scrivere il suo libro.

Ben presto però una minaccia si palesa su di lui. Tra la veglia e il sonno, Antonio Brando è testimone d’inquietanti incontri, terribili visioni e oscuri presagi: l’incubo si sostituisce pian piano alla realtà e la sua mente comincia a vacillare fino all’esplosione dell’orrore.

Illune è il primo romanzo horror del ferrarese Andrea Biscaro che sceglie di ambientare il racconto nelle terre in cui vive (la Maremma, Pitigliano) seguendo la strada tracciata prima di lui da autori come Eraldo Baldini (che ne firma la prefazione) e Gianfranco Nerozzi.  

La vicenda narrata parte da un classico tòpos del genere horror sia nella narrativa (tra tutti La metà oscura di King) e cinematografica (Shining di Stanley Kubrick,  opera citata nel libro): lo scrittore che rivive nella realtà gli incubi che ha narrato su carta (“I tuoi mostri sono diventati reali e ti stanno uccidendo!”) rivista questa volta in un’ambientazione tutta italiana.   

Antonio Brando è uno scrittore di successo, desiderato dalle donne e riconosciuto dai suoi fan per strada, caduto nell’oblio per sette lunghi anni, che cerca malinconicamente di uscire dall’inferno della sua crisi creativa per finire in un altro ben peggiore. Viene da pensare che sia quasi un alter ego dell’autore dove la descrizione dell’orrore insieme ai sogni diventa un atto terapeutico per esorcizzare le proprie paure e fuggire dalla banalità del quotidiano. 

 

I personaggi di Illune si muovono come in un “sogno di sangue” e ricordano le atmosfere dell’agghiacciante La casa dalle finestre che ridono di Pupi Avati, ritraendo un ambiente arcaico, un “gotico rurale”, fatto di superstizioni, di arie malsane, di ombre nere e terribili leggende locali e i fumetti di Dylan Dog di Tiziano Sclavi (la filastrocca di apertura è tratta da uno dei suoi albi) e il suo mondo narrativo (Apocalisse).

Tra i personaggi che rimangano più impressi, ci sono senz’altro le donne del romanzo, che si muovono intorno allo scrittore: Magda affascinante e carnale proprietaria della locanda dove Brando alloggia, l’opulenta e sanguinaria Odetta, cuoca e factotum, e l’agente dello scrittore, Valentina, che non vedremo mai, ma della quale sentiremo “la voce” sempre attraverso un telefono e che rappresenta punto di riferimento, l’unico appiglio dello scrittore con la realtà, che si disgrega pagina dopo pagina.

Il linguaggio è fluido e pieno di aggettivazione, la narrazione scorre senza intoppi ed è capace di evocare visioni tanto semplici quanto terrificanti. La vicenda è narrata prima persona dalla bocca dello stesso scrittore e ha il pregio di far partecipe il lettore alla storia e di far crescere la suspense di pagina in pagina fino alla rivelazione finale.

Interessante è il tema delle “streghe” non molto esplorato nella narrativa di genere italiana ma che ha degli esempi molto famosi in autori classici stranieri (uno fra tutti Frietz Lieber con La congiura delle mogli). 

Il libro è pubblicato da Effigi Editore che con Illune ha inaugurato la collana Malaora dedicata al noir in un volume elegante con copertina cartonata con alette. All’interno del testo sono presenti alcuni refusi ma va comunque apprezzato lo sforzo di piccole realtà come queste nel tentare di proporre prodotti che probabilmente avrebbero poca vita nella grossa distribuzione.

In definitiva Illune si rivela una buona prova per Biscaro, un autore senz’altro da tenere d’occhio e che speriamo ritorni a visitare il genere horror con nuove opere.