Qualche giorno fa sono entrata in contatto con Fabian Varesi, tastierista dei Theatres Des Vampires. Gli ho inviato alcune domande per un’intervista e Sonya Scarlet stessa ha voluto rispondere. Intratteniamoci dunque con la Regina dei Dannati del metal italiano, prima che la band parta per un tour che li vedrà esibirsi nei principali stati europei...

Ciao Sonya, benvenuta sulle pagine di Horror Magazine! I nostri lettori saranno sicuramente curiosi di sapere cosa vi ha spinti, all’inizio della storia dei Theatres des Vampires, al di là dell’ovvia passione, a incentrare il vostro immaginario sull’affascinante mondo del vampirismo. Quali sono, secondo te, le motivazioni che catturano una così larga fetta di pubblico verso la figura immortale del vampiro?

Ciascuno di noi nella band ha sempre amato il lato oscuro e dannato

dell’esistenza, della non-vita, delle ombre che strisciano tra visionari deliri di interminabili notti senza Dio. E’ l’essenza pura e nera che si trascina dietro il tuo incubo migliore, che ti perseguita al punto da divenire necessario, così allucinante da essere magnifico. E’ il concetto stesso di sublime, terrificante meraviglia dalla quale non puoi distogliere lo sguardo rimanendone inebriato, sedotto, violentato fino a divenirne parte. La seduzione, la dannazione, la bellezza, il romanticismo, la bestialità, il sangue… sono dentro di noi... sono lo specchio dell’umanità, dell’impulso primordiale sedotto dal dandismo dell’esistenza, dall’immortalità’, dal “per sempre”.

Sei legati principalmente alla tipologia classica del vampiro o ti incuriosiscono anche le saghe più moderne? (Be’, teniamo di conto che non c’è solo Twilight...).

Personalmente ho una notevole collezione di libri sui vampiri, dalle novelle più antiche ai romanzi più importanti, alle raccolte di racconti tratti dal folklore popolare, ai libri più moderni scritti nei giorni nostri. E’ una sorta di ossessione che mi porta a divorare ogni frammento riguardante l’argomento nonostante il mio ideale di “vampiro” sia ben lontano da tutto ciò. Non amo però le varie saghe che vedono la figura del vampiro ridotta allo stereotipo del teenager piuttosto belloccio che va a scuola con lo zainetto, gioca a football ed è dotato di superpoteri... no, non sono ancora pronta per tutto questo.

Cosa vi attrae, musicalmente parlando, nella contaminazione che sempre più caratterizza i vostri lavori? La commistione fra generi è il futuro?

La commistione di generi è il naturale sviluppo che accompagna il musicista nel suo percorso. La vita è fatta di tante sfumature, di nuove esperienze, di nuovi suoni, e la creatività non può essere limitata dalla necessità di rientrare a forza in un'etichetta, in un genere stabilito. L’artista ha il diritto e prima ancora il dovere di trasmettere emozioni, di plasmare le idee e trasformarle in qualcosa di nuovo, di unico, di suo. Il futuro non si può pianificare perché l’arte è espressione dell’anima e ognuno la vive a suo modo.

Credete che la rivoluzione del web, inizialmente demonizzata, possa volgere a favore delle band underground, se ben sfruttata? Come vi rapportate a Internet e ai nuovi mezzi di comunicazione e diffusione?

Crediamo fermamente che il web aiuti le band a raggiungere angoli del mondo non coperti sufficientemente dalla distribuzione, creando un contatto diretto e forte tra i musicisti e i loro fan club, con condivisione di immagini, notizie, concerti e quant’altro. E’ un’ottima risorsa pubblicitaria poiché permette alle stesse band di aprire siti e divulgare la propria musica. Non sono invece d’accordo sulla pirateria. Se si ama una band la si deve supportare in tutto, partendo in primis dalla musica, dal comprare i CD originali, perché ogni album è il frutto di duro lavoro e di tanti sacrifici, e di soldi se ne buttano tanti per i motivi piu’ futili. Comprare il CD della band che si ama è senz’altro un motivo sensato e un'occasione importante per dimostrarlo.

Anche le vostre copertine e gli artwork sono sempre molto curati e suggestivi. Come raccogliete le idee?

Le idee non sono mai state un problema. Ogni volta ne dobbiamo selezionare solo alcune dalle decine che puntualmente ogni membro della band porta sul tavolo. Ogni dettaglio, ogni piccola cosa può essere importante e può scatenare la scintilla che porterà alla messa a fuoco dell’idea finale. Abbiamo poi uno staff di professionisti che ci aiuta a sviluppare i vari progetti, dalla fotografia alla grafica alla serigrafia. Il nostro è un team di persone affiatate che condividono lo stesso nostro punto di vista e lavorarci insieme è davvero meraviglioso.

Per quanto riguarda la costruzione dei testi, siete partiti dai luoghi più comuni, attraversando mitologia e un maggiore lirismo (testi da Baudelaire a Blake), nonché il concept più strutturato, fino ad arrivare, con gli ultimi album, a non usare più la parola “vampiro” e raramente - solo in determinati brani - “sangue”... questo perché tutto è dato più per scontato o perché credete che il messaggio possa essere trasmesso anche diversamente?

Le lyrics dei Theatres des Vampires sono divise da un netto taglio che separa violentemente la produzione dei testi della vecchia formazione da quella  attuale. La mia visione del vampirismo, del mondo collegato a esso, delle mie visioni e sensazioni è senz’altro differente. I testi sono una mia creatura, sono il frutto di riflessioni, di letture, di esperienze profonde, sono parte della mia anima perché quando canto esprimo emozioni, grido il mio mondo, la mia rabbia, il mio amore, il mio dolore e avvolgo i nostri fans in un incantesimo che nasce dal cuore, perché chi ci ascolta sa di cosa parliamo. Non mi occorre usare e abusare della parola vampiro per esprimere la nostra essenza. Noi siamo quello che suoniamo, noi siamo la nostra musica. Potrei cantare la canzone con il testo piu’ solare del mondo  e riuscirei comunque a farvi sentire sempre la presenza di un ombra nera che striscia sofferente dietro ogni parola senza bisogno di spiegare nulla.

A proposito di citazioni dal francese che spesso ricorrono nei vostri lavori (insieme a quelle in altre lingue europee, nonché il latino), anche il vostro nome si pronuncia in questa lingua... puoi spiegarne l’origine ai nostri lettori? Non mi pare un segreto che c’entri qualcosa Anne Rice...

Ovviamente non è un segreto e il nostro nome è un omaggio al suo teatro dei vampiri tratto da “Interview with the vampire”.

Vampiri che interpretano umani che pretendono di essere vampiri tra l’umana platea… e’ la realtà nuda che s’impone sulla finzione… e’ il teatro della vita..

Sicuramente Anne Rice rimane una delle nostre principali fonti di ispirazione, quantomeno i suoi romanzi fino a “Queen of the Damned”. Poi si è un po’ persa... forse ha perso lo smalto che l’ha caratterizzata in gioventù! Ma che importa, ha regalato al mondo stupendi romanzi che verranno ricordati per sempre.

Quanto la tradizione italiana (dalla letteratura al cinema) ha influenzato i vostri lavori, tenendo di conto anche colori, suggestioni e atmosfere?

Il legame con le tradizioni è senz’altro radicato nelle nostre coscienze. Siamo nati nella culla dell’arte, in un paese dalle molteplici contraddizioni ma ricco di mille sfumature e grande ispirazione artistica. Dal nord al sud la nostra terra gronda di arte, siamo cresciuti respirando l’antica polvere dei secoli, passeggiando tra ruderi romani, palazzi barocchi e tombe etrusche. Siamo fortunati, la cultura ci circonda da quando siamo nati, ogni scorcio, dagli spettacolari paesaggi delle alpi alle insenature, ai golfi alle terre aspre alla natura rigogliosa, ogni angolo del nostro paese ha ispirato milioni di artisti di tutto il mondo, noi compresi.

Personalmente tra gli artisti italiani del passato adoro Foscolo, Leopardi, Carducci, Dante, D’Annunzio, Corazzini, Palazzeschi, Caravaggio, Michelangelo, Botticelli.

Per quanto riguarda i nostri stupendi paesaggi sono legata per via della mia famiglia alla stupenda vista che si gode dalla cima delle Alpi sopra Bolzano dopo aver camminato ore e ore nei boschi.

E’ da poco uscito il vostro nono studio album “Moonlight Waltz”. La sperimentazione elettronica pare essere stata lasciata un po’ da parte a favore del sinfonismo. Cosa vi ha spinti a dare maggiore risalto all’orchestrazione? Procederete in questo senso anche in futuro o c’è da aspettarci sempre qualcosa di nuovo?

Non bisogna mai aspettarsi niente da noi, perché siamo i primi a non saperlo. Per quest’album abbiamo sentito la forte necessità di avere un’orchestra presente e importante, curata nei minimi dettagli. Siamo cresciuti come persone e come band e abbiamo esigenze diverse

rispetto al passato. Amo molto questo modo di interpretare noi stessi, amo queste sonorità maledette, forti e delicate allo stesso tempo. Siamo arrivati al sound di "Moonlight Waltz" dopo un percorso lungo 15 anni e mai uguale a se stesso. Ogni album della nostra carriera è stato uno step importante e significativo che ha trascinato dietro la nostra essenza, il nostro trade-mark, pur cambiando e rinnovandosi ogni volta. Noi ci lasciamo trasportare dall’ispirazione poiché il sacro fuoco dell’arte non può essere domato né spento.

Il videoclip molto evocativo di “Carmilla” è stato girato da David Bracci, che ha anche collaborato con Dario Argento. Come siete entrati in contatto con lui? So che avete già lavorato insieme anche in passato...

David è un nostro amico da lunga data, è con lui che abbiamo realizzato il videoclip di “Lilith Mater Inferorum” nel 2002. David ha sempre avuto un gusto particolare che molto si avvicina ai nostri canoni estetici e il nostro visionario vampirico. Ovviamente da una band come la nostra non ti aspetteresti atmosfere alla Twilight, ma qualcosa di più gotico e horrorifico, qualcosa che sia in mezzo ai film della Hammer e Jean Rollin insomma! Quindi un ritmo lento, quasi onirico, un soffuso erotismo, raffinato, inquadrature dall'intenso fascino grafico ed estetico, quasi pittorico.

State per partire per un tour che vi porterà in giro per l’Europa. Quali sono i paesi esteri – do per scontato che nessuno è profeta in patria e tanto più in Italia quando si parla di metal nostrano, ma ci vorrebbe un’intervista a parte... - dove siete maggiormente apprezzati? Già in passato avete notato particolari richieste o attenzioni in riferimento, per esempio, a determinati brani della scaletta piuttosto che ad altri, a seconda del paese in cui vi trovate?

E’ difficile fare una classifica della “notorietà”. Diciamo che in Sud Centro/America la band è veramente molto popolare, e così in Russia e Est Europa. Anche se questo non vuol dire che non siamo apprezzati anche nell’Europa centrale. Come avrai notato infatti il tour ci porterà in Slovenia, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Germania, Austria, Belgio, Francia e Inghilterra! Però va anche detto che siamo riusciti ad organizzare anche due date in patria! A Roma il 7 Maggio al Blackout e Milano il 12 Maggio al Legend 54! Complice di questo le vendite veramente buone anche in Italia, cosa che ci ha veramente sorpresi. Per diverse settimane il disco è stato uno dei più venduti del metal nel Centro/Nord Italia.

Vuol dire che i Gothic Metaller nostrani si stanno svegliando!; -)

Per quanto riguarda il gradimento dei brani, ormai dopo tanti anni di attività la gente si aspetta sia cavalli di battaglia come possono essere “Angel of Lust”, “La Danse Macabre du Vampire” oppure “Lilith Mater Inferorum”, ma di certo vengono anche ad ascoltare la dimensione live dei lavori più nuovi. Del nuovo disco abbiamo notato che vengono particolarmente apprezzate in sede live sia Carmilla che Sangue... diciamo che sono già dei “classici”!

I vostri costumi e le vostre scenografie sono molto spettacolari (forse in passato più appariscenti di adesso...). Presenterete qualcosa di particolare in questo tour? Per esempio, il pubblico si aspetterebbe che durante l’esecuzione di “Le Théatre du Grand Guignol” possa accadere qualcosa...

Stiamo pensando a più soluzioni, alla nuova scaletta, all’organizzazione di ogni dettaglio del tour, ai vestiti che andranno a valorizzare la parte scenografica, ma non vogliamo assolutamente pianificare ogni istante del nostro show, mi sentirei in gabbia e costretta a eseguire uno spettacolo magari appariscente e perfetto ma senza emozione. Devo sentirmi libera di poter decidere ogni istante come interpretare i nostri brani, senza catene e senza imposizioni. Sono entusiasta di portare "Moonlight Waltz" in giro per l’Europa e seguirò semplicemente il mio estro artistico, quello che verrà sarà un a sorpresa per tutti... me compresa!

Quali sono i tuoi riferimenti letterari, cinematografici e televisivi orrorofico/vampireschi prediletti? E’ chiaro, tanto per fare un esempio, che “Nightbreed of Macabria è un album fortemente influenzato dall’opera di Tim Burton, a partire dall’artwork...

Tim Burton rimane senz’altro tra i miei registi preferiti, amo tutti i suoi lavori, amo il suo particolare gusto artistico e la sua macabra genialità, così come amo il "Dracula" di Coppola che resta, a oggi, il mio film preferito insieme a "Intervista col Vampiro" di Jordan. Il mondo della notte, della letteratura decadente e crepuscolare ispira da sempre le nostre composizioni, da Baudelaire, a Flaubert, a Wilde, a Foscolo, Coleridge, P.B. Shelley, Byron, Polidori, Novalis, dalla fimografia più classica al più recente "Lasciami entrare" di Tomas Alfredson che adoro. Tutto può ispirare la nostra musica anche se non è affine al mondo del vampirismo, un colore, un quadro, un emozione, la stessa vita.

E’ risaputo che band dall’immaginario estremo come il vostro (ma è sempre successo per esempio anche ai Death SS) suscitano reazioni quasi comiche in una certa fetta di popolazione bigotta e dalla cultura – per dirlo con un eufemismo – limitata: addirittura preti che esorcizzano i luoghi dove avete suonato? Ho letto che non avete intenzione di alimentare certe polemiche, ma giusto per farci due risate con i lettori di HM... è successo altro di eclatante in questo senso?

Be', diciamo che in tanti anni ci è successo un po’ di tutto... cose divertenti, altre meno. E’ sicuro che nell’immaginario collettivo di un certo tipo di persone, band di un certo tipo suscitano una sorta di timore bigotto. Ricordo una volta nei pressi di Cassino, in un festival nel quale eravamo headliner, che si teneva all’interno di uno spazio di una scuola, ci furono diversi problemi con la chiesa locale, sappiamo che il giorno successivo esorcizzarono la scuola per renderla nuovamente “agibile” ai ragazzi del luogo. La cosa finì anche sul giornale regionale, suscitando in noi una certa ilarità, anche se ci sarebbe stato da piangere.

Però non siamo i soli ad essere provinciali… Mi ricordo nel 2006 in Germania in un importante festival metal, ci ritrovammo la polizia locale che ci interrogò per quasi mezz’ora, e si appurarono che il sangue che utilizzavamo non fosse sangue umano!

Era arrivata una denuncia da qualche bigotto del paese, che chissà dove aveva letto di un nostro presunto “satanismo” e “sacrifici umani” che si tenevano sul palco.

Ovviamente le due cose sono entrambi idiozie.

In passato avete collaborato con nomi storici del metal internazionale quali Cradle of Filth e Christian Death, o i nostrani Ensoph e Necrodeath. Adesso con Cadaveria, Eva Breznicar e Snowy Shaw. Avete nel cassetto qualche nuova collaborazione per il futuro? Progetti per cui puoi fare qualche anticipazione?

Le nostre collaborazioni sono fortemente legate al momento della creazione dei nuovi brani, all’idea che serpeggia sotto l’intera composizione, all’impatto che vogliamo ottenere e che crea lo spazio perfetto per i nostri guests. Non possiamo dunque giocare d’anticipo e decidere a priori quali saranno i nostri ospiti, abbiamo bisogno innanzitutto di ascoltare e ascoltarci, di procedere con la composizione, di capire quale sarà l’atmosfera dominante e solo in un secondo tempo decidere se e chi sarà il nostro prossimo special guest.

Grazie mille, sei stata davvero molto gentile. Speriamo di ritrovarci presto sulle nostre pagine! Un saluto ai lettori di Horror Magazine?

Un ringraziamento alla redazione di Horror Magazine per la bella intervista. Un grazie particolare ai vostri lettori per l’attenzione e ai nostri fans italiani per il supporto e l’amore con il quale ci seguono scrivendoci ogni giorno. Continuate cosi!

Bloody kisses

Sonya Scarlet

I Theatres des Vampires si formano a Roma nel 1994 per opera di Alessandro Nunziati (Lord Vampyr) e Roberto Cufaro. Sin dagli esordi, l’immaginario preponderante dei loro testi e delle loro scenografie è quello del vampirismo. Musicalmente parlando, se i primi album sono improntati più verso il black metal gotico, nel corso degli anni hanno attraversato vari tipi di contaminazione, dall’industrial alla darkwave, per approdare a un rock melodico di stampo sempre e comunque gotico. Nel 2003 suonano con i Christian Death e registrano un album con Valor dei Christian Death e Gian Pyras dei Cradle of Filth. Dal 2004, dopo la dipartita di Lord Vampyr, l’unica voce della band resta quella femminile di Sonya Scarlet e, in assenza del growl, i suoni si ammorbidiscono. All’album Pleasure and Pain (2005), partecipano Bruno Kramm dei Das Ich, Flegias dei Necrodeath, Dhiloz degli Ancient e alcuni membri degli Ensoph e degli Stormlord. Nel corso della loro carriera hanno partecipato a molti festival, tra cui il Vampyria III a Londra nel 1999, il Gods of Metal in Italia nel 2000, il Gothic Treffen a Lipsia nel 2003 e 2006, il Gotham a Londra nel 2004 e il Metal Female Voices Festival in Belgio nel 2006. Nel 2006 anche Robert Cufaro lascia la band. I Theatres des Vampires dopo un tour in Messico, Brasile e Russia, pubblicano nel maggio 2008 il disco Anima Noir. A gennaio 2011 è uscito il loro nuovo album: Moonlight Waltz (recensito qui) e presto partiranno per un tour che li vedrà in giro per l’Europa. Per tenersi aggiornati: www.theatres-des-vampires.com