Forse l’amore non è il tema preferito dai gruppi metal, ma Eros e Thanatos sono sempre andati di pari passo, dunque non vi stupirete se fra le pagine di Horror Magazine incontrerete il cantante di una band di ‘rock melodico’ (questa la definizione finale del frontman Tony Kakko, partito dal power, passato per il progressive e approdato in un porto carico di nuove suggestioni). Anche perché l’amore raccontato è quello di creature non proprio comuni, quali licantropi e alieni, replicanti e cavalieri malvagi, maghi e streghe.

Speravamo sicuramente che si sbilanciasse di più in merito alla registrazione del secondo DVD live che avverrà il prossimo 30 settembre all’Alcatraz di Milano, ma è stato comunque interessante parlare dei suoi soggetti ispirativi e delle esperienze che lo hanno portato a propendere per alcune scelte piuttosto che per altre.

Ciao Tony! Innanzitutto, benvenuto sulle pagine di Horror Magazine. In Italia stiamo aspettando lo show che terrete a Milano il prossimo 30 settembre per la registrazione del vostro secondo DVD live. Come mai la scelta è ricaduta proprio sul nostro paese e perché le porte saranno aperte solo a 2.000 persone?

Volevamo registrare il video in un posto in cui siamo sicuri di trovare un pubblico il più selvaggio, eccellente e migliore possibile. Non so per certo del perché ‘solo’ 2.000 persone potranno entrare, ma suppongo sia più semplice fare il tutto esaurito e dare un bell’aspetto di atmosfera piuttosto che col dire 10.000: )

La notizia ufficiale riguardo la registrazione dice che suonerete alcuni brani molto rari che non avete mai suonato live negli anni passati. Sarà una sorpresa, capisco, ma potresti dirmi almeno un titolo… un indizio?

Stiamo mantenendo i contenuti sotto segreto fino al giorno dello show: ) Nessuno strappo alla regola!

Ti diverti di più a comporre e cantare brani lenti, ampi, dalle melodie composte e complesse, o ti sfoghi meglio con i pezzi veloci che il pubblico solitamente preferisce live? Nel vecchio DVD approssimativamente alternavate un pezzo lento a uno veloce; credi sarà così anche stavolta o organizzerete tutto in modo diverso?

Preferisco i brani più lenti, che lasciano più spazio per cantare davvero e divertirsi cantando. Ovviamente non è il caso di tutti i brani, ma è la mia idea generale. E la preferenza della velocità non si applica sempre a tutto il pubblico a dire il vero. Conosco un sacco di gente sempre in attesa dei pezzi più lenti.

Parlando del vostro ultimo album, qual è il tuo brano preferito di “The Days of Grays”? Per quale motivo? Puoi raccontare ai nostri lettori alcuni dei temi portanti dell’album? Da lavoro a lavoro sembra che le storie si incupiscano sempre più...

Non sono sicuro di avere una preferita costante, davvero... ho sempre avuto una particolare inclinazione per “Dead Skin”. Mi piace un sacco quella canzone. Anche “Juliet” è abbastanza fantastica.

Ho avuto a che fare con un sacco di morte negli anni passati e questo ha anche colorato il mio lavoro. Trattarci e cercarne di vederne tutti i lati, anche quelli buoni.

Mi sono emancipato dalla roba allegra del power metal. Non fa più per me.

E’ stato un breve periodo di 2-5 anni nella mia vita. E’ successo che abbiamo ottenuto il nostro contratto discografico quando questa roba veloce e allegra era una cosa importante per me. In qualche modo ho sempre sentito che il dolore è un’emozione più forte della felicità. La felicità non è mai stata cosa mia.

Foto di Tony Härkönen
Foto di Tony Härkönen

“Deathaura” è una sorta di suite multi-sezionata sulla stregoneria e l’Inquisizione, ma anche la traccia “In the Dark” riprende il tema della magia. Riferimenti non mancano nel resto della discografia, ma qui è tutto molto più diretto e meno fiabesco. Qual è il tipo di magia che ti affascina di più?

La magia può capitare pure nella vita quotidiana, anche senza avere nulla a che fare con la stregoneria in realtà: )

L’amore, per esempio.

“Deathaura” è stata ispirata da un articolo su di una strega bruciata sul rogo che ho letto sul National Geographic.

Succede ancora oggi, perlopiù solo in modi più sottili, moderni, fortunatamente. Ma ancora, pure i media del mondo moderno bruciano e uccidono la gente. Prendiamo per esempio la Principessa Diana. I media l’hanno torturata, e infine uccisa.

Nel vostro primo album del 1999, “Ecliptica”, per “Letters to Dana” ti sei ispirato al nome di Scully di “X Files”, ma anche nell’ultimo album ti sei riferito a questa popolare serie televisiva, a meno che il “Full HD sci-fi scream” e la “Skyland Mountain” di “The Truth is Out There” non siano un caso...

Yeah, ho passato molto tempo a guardare X Files ultimamente: )

Ho letto che per il vostro album precedente,  “Unia” (n.d.r: ‘sogni’ in finlandese), in particolare per il brano “My dreams but a drop of fuel for a night mare” ti sei documentato su tutta una serie di libri sui sogni. A chi è digiuno di simbolismo onirico il testo può apparire veramente ermetico. Ti sei appassionato agli autori classici tipo Freud e Jung o anche alla Cabala?

No, per niente, ho solo trovato tutte le interpretazioni dei sogni molto divertenti e in un certo qual modo oscure. Certa gente le usa davvero come guida per la propria vita... alquanto preoccupante, direi. Ho solo preso e liberamente combinato tutte le stranezze che sono riuscito a trovare e le ho inserite nel brano.

Ognuno cerca i suoi significati nei tuoi brani. Anche “Broken”, che hai dichiarato essere una storia alla “X Files” o “Roswell”, si mostra oscura e so che addirittura hai chiesto ad alcuni fan cosa significasse per loro ricevendo risposte molto differenti. Puoi raccontarci alcune risposte che hai ricevuto, confrontandole col tuo significato originario?

Anch’io trovo nuovi significati per le mie canzoni. A volte mi sento come Nostradamus per la mia stessa vita, scrivendo cose che poi mi capitano... Le storie che la gente racconta sono personali e mi attengo a questo. “Broken” tuttavia non è forse il pezzo più folle quando capita di interpretarne il testo. Io direi che potrebbe essere “The Cage”. Molto intrigante.

Molto spesso ti chiedono se ti ispiri alla vita reale per i testi che scrivi, mentre tu ti senti più come un romanziere. Ti do una buona notizia e una brutta: 1) scrivo romanzi, dunque so che certe domande possono infastidire, anche perché talvolta ci si dimentica persino da dove è arrivato l’input; 2) proprio per questo però so che non è vero niente, e che molto spesso ci si ispira davvero a qualcosa di reale: ) Con questo non voglio dire che sei un alieno, un assassino, un cavaliere maledetto, un eterno cornuto, un replicante o un licantropo (be’, su quest’ultima lasciami i miei dubbi, ti prego), ma per quanto ci sia differenza fra una fantasticheria e una fantasia professionale, c’è sempre qualcosa di particolare che ci ispira e tu hai dei temi ricorrenti. Hai scritto molte storie crudeli come “The Boy Who Wanted to Be a Real Puppet” e “Caleb”, oscure come “Fly With The Black Swan” e “Wolf and Raven”, morbose come “The end of this chapter”, tanto per fare alcuni esempi. Trovi catartico il farlo o sono una sorta di compensazione per i pezzi romantici (che, in ogni caso, spesso appaiono “romantici” più in senso letterario che letterale... “Canzoni sentimentali sturm und drang”, le definirei)?

Foto di Tony Härkönen
Foto di Tony Härkönen
Alcuni temi si prestano più facilmente che una canzone o una storia. Tutti i tipi di emozione, amore, odio, paura, felicità... vengono sfruttate in così tante canzoni da tante band e autori e talvolta riesci ancora trovare un modo nuovo, fresco per esprimerti e cantare il solito vecchio jazz.

Queste storie crudeli sono il mio jazz: ) Probabilmente continuerò a scrivere le stesse cose finché morirò.

Cerco di trovare temi nuovi per ogni album, ma credo sia confortante avere un porto sicuro continuando a disegnare cerchi su carta bianca.

Come si chiama il tuo cane (dando per scontato che ne hai uno)?

Non te lo dico: ) In effetti ne ho uno, ma fa parte della mia via privata che non vado a vendere per il mondo. Mai vendere qualcosa che non puoi ricomprare.

I giornalisti sono ossessionati dalle etichette. Power, progressive, symphonic metal... Tu, artista, come definiresti il tuo genere, se dovessero costringerti a farlo? Ci sono influenze classiche evidenti nella tua musica ma, vista la tua area di provenienza, c’è il caso che più che dirette siano filtrate attraverso artisti a te precedenti (mi riferisco per esempio a nomi come Malmsteen o Stratovarius).

Ultimamente l’ho chiamato Melodic Rock. E’ stato coniato da un amico molto competente in materia, credo. Questa è la sua visione. E mi piace un sacco. Melodic Rock.

Quando ti sei reso conto di avere un talento vocale fuori dal comune?

Ce l’ho? Be’, ho una cosa mia, dunque suppongo tu dica che è fuori dal comune in questo senso. L’ho realizzato qualche anno fa, quando tentavo di essere qualcun altro e ho fallito miseramente. Io sono io e devo fare le cose a modo mio: ) Come dovrebbero fare tutti i cantanti. Non come me, ma... sai.

Come riesci ad abbinare parole e musica? Può apparire una domanda scontata, ma per molti artisti non c'è mai un vero e proprio nesso fra i suoni, le armonie e ciò che viene detto, mentre sembra che tu - che sia voluto o meno - riesca sempre a far combaciare le due metà della mela (chi, per esempio, ascoltando “Victoria’s Secret” non si è immaginato Victoria che “se n’è andata danzando e ballando sul sentiero”?) Da cosa parti, come procedi, sperimenti molto prima di arrivare alla soluzione finale?

Prima viene la musica e poi comincio a pensare di cosa parla la cazone. Talvolta scrivo una specie di ‘testo demo’ associando in modo strampalato alcune idee davvero diverse. Parte di questo materiale poi naturalmente trova il suo percorso nel testo effettivo. Pensare fuori da schemi prefissati aiuta molto.

Il processo può prendere qualcosa come dai 15 minuti ad anni e anni. Finché la canzone è pronta.

Com’è nata l’esperienza con i Northern Kings? Più che licantropi sembrate vampiri appena usciti da una cassa piena di terra... come si lega questa immagine al vostro messaggio?

Non ho indizi su come sia nata l’idea, ma è divertente e funziona. Sembriamo diversi.

Decisamente meglio che starsene lì in piedi con abiti puliti e... in posa come Il Divo o qualcosa di simile. Cantando cover, non so se possa esserci un messaggio oltre al fatto che la musica diverte, cantare è divertente e queste canzoni meritano di essere registrate ancora e ancora.

A quando una colonna sonora?

Dopo domani. Riceverai la stessa risposta ogni giorno: ) Ma, sul serio, sarebbe divertente provare una cosa del genere un giorno. Tuttavia non lo sto attivamente pianificando.

Grazie mille, Tony, è stato un piacere chiacchierare con te. Ci vediamo a Milano! Potresti mandare un saluto ai lettori di Horror Magazine?

Anche a te. Ci vediamo là!

Gente di Horror Magazine! Spero vi abbia fatto piacere leggere l’intervista!: ) A presto!