Magia, mistero e tante storie incredibili lo scorso weekend a Triora per il primo congresso nazionale di stregoneria e paesaggio. Un evento che ha radunato presso l'albergo Colomba d'Oro una considerevole folla di studiosi e appassionati del gotico e non solo, con movimentate conferenze e tavole rotonde nelle antiche sale dell'hotel (aperto nei locali di un antico monastero) che si sono alternate a intrepide escursioni notturne nel cuore di tenebra dell'antico borgo medievale e nei suoi immediati dintorni.

In arrivo da tutto il nord Italia e in particolare da Milano e Verona, i fan dell'occulto si sono ritrovati nell'estremo entroterra sanremese, tra le ombre della Valle Argentina, per dare vita a un evento ricco di emozioni e suggestioni forti. Lo spunto per un simile orrorifico e surreale appuntamento è stato il celeberrimo processo alle (presunte) streghe che nel 1587 trasformò Triora in uno dei luoghi del demonio. Accusate di avere provocato una micidiale siccità per condannare il paese all'agonia della sete, alcune giovani donne furono arrestate e tradotte alla sede genovese della Santa Inquisizione. Le più astute provarono a salvarsi tirando in ballo le figlie dei pezzi grossi locali, apparentemente intoccabili. Il processo divenne un problema più grande del previsto, difficilmente gestibile, e alcune ragazze scomparvero senza lasciare traccia. Forse rimasero uccise durante le torture oppure furono fatte sparire perché non potessero parlare. A distanza di tanti anni, si dice che i loro spiriti inquieti “infestino” ancora il borgo che le condannò, in una leggenda che ha conferito a Triora una dimensione turistica decisamente allettante.

Al di là delle favole, nel paese soprattutto di notte si respira un'aria particolare, frutto – secondo gli studiosi del congresso – di una eccezionale energia tellurica sprigionata dalla terra, incredibilmente fertile, e che si ritrova pure in alcune sorgenti d'acqua. Catalizzatore prediletto di questo arcano potere pare sia proprio la donna, che anche in un'epoca post illuminista e iper tecnologica sembra aver mantenuto con la madre terra un rapporto di grande complicità e quasi simbiotico, temuto dall'uomo generalmente più scettico se non avverso agli originali richiami del creato.

Agili come gatti, gli studiosi del congresso guidati dal giovane scrittore milanese Ippolito Edmondo Ferrario e dallo speleologo veronese Gianluca Padovan si spostano da un carruggio all'altro nel centro storico di Triora guidando le schiere di fan dell'horror alla scoperta di luoghi disseminati di segni apparentemente indecifrabili e che invece nascondono segreti epocali.

Lasciata la Colomba d'Oro intorno alle undici di sera, si sale per via San Bernardino per raggiungere una diroccata fontanella collegata a una cisterna sotterranea e ritenuta un altro luogo particolarmente “magico”. Poi si attraversa via Cà Murata, dove ai tempi delle numerose epidemie di peste alcune famiglie di malati erano state murate vive nelle loro stesse case per impedire il diffondersi del contagio. Nella piazza principale del paese, l'attenzione si concentra su un gigantesco Cerbero disegnato per terra, al centro di quello che qualcuno ritiene un “circolo di evocazione” per richiamare gli spettri dell'oltretomba. Anche qui pare si possano avvertire presenze particolari. Non è però l'aspetto demoniaco o malefico a interessare gli studiosi, bensì quello più propriamente “naturale”. Il senso del congresso e l'invito che pone non sono infatti orientati alla pratica della stregoneria, ma alla riscoperta del rapporto che ognuno di noi dovrebbe avere con la terra su cui cammina ogni giorno e che presto o tardi accoglierà le sue spoglie mortali.

 

Chiacchiere di mezzanotte

La scarpinata notturna organizzata dagli studiosi del congresso di stregoneria e paesaggio si conclude poco sopra il nucleo principale di Triora, presso le rovine di un antico fortilizio, di cui si distingue ormai solo una torretta dal tetto sfondato. Tra i gelidi ruderi, allo scoccare della mezzanotte, riprendono le discussioni sulla dimensione sovrannaturale (o quasi) del posto.

«In realtà i fantomatici poteri occulti attribuiti alle streghe altro non erano che particolari e approfondite conoscenze sugli effetti curativi e nocivi di piante, erbe e unguenti che, proprio per la loro origine naturale, si ponevano in contrasto con i dettami medici dell'epoca, formulati da università e centri culturali spesso supportati dalla Chiesa – racconta Ossian, esperto biellese di stregoneria. – Allora come oggi si cercava di tenere la popolazione nell'ignoranza per governarla meglio, mettendo all'indice tutto ciò che non riceveva un imprimatur ufficiale da parte del clero.»

Lo stesso processo alle streghe di Triora, ufficialmente allestito per contrastare il protrarsi della siccità, sembra sia stato imbastito per distogliere l'attenzione dei paesani da problemi ben più gravi che affliggevano il borgo.

«Al giorno d'oggi non possiamo che dispiacerci per quanto è accaduto a quelle povere ragazze – racconta lo scrittore Ippolito Edmondo Ferrario, che a Triora ha ambientato due dei suoi romanzi noir. – Questa vicenda così terribile è però stata un formidabile trampolino di lancio per lo studio della storia di questo territorio, contribuendo a valorizzarlo a livello mediatico. Personalmente, devo ammettere che ogni volta che torno a Triora avverto sensazioni particolari e non credo si tratti solo di semplice suggestione.»

D'accordo anche lo speleologo veronese Gianluca Padovan, noto esploratore di cavità sotterranee. «Nei dintorni di Triora e sotto lo stesso paese ci sono morti seppelliti un po' dovunque – racconta Padovan, giunto al congresso insieme al collega Roberto Basilico. – Si racconta di un sensitivo che, dopo essere arrivato da queste parti, abbia subito avvertito una sensazione particolare, definita “spiacevole”, mentre si aggirava in uno degli edifici del paese, sotto il quale effettivamente si celavano le salme di alcuni monaci. Al di là di questo, ci sono da segnalare le diverse cavità artificiali e naturali che si trovano da queste parti, tra cui le famose cisterne utilizzate nell'antichità per raccogliere l'acqua piovana. I gruppi locali di speleologi hanno fatto un ottimo lavoro, ma c'è ancora molto da scoprire e l'auspicio è che la Regione, insieme agli altri enti preposti, sostenga il più possibile le attività di ricerca e scavo, fondamentali per riscoprire alcuni aspetti del nostro passato che possono aiutarci a svelare e capire le origini di certe oscure leggende.»