– Signora, è ferita? – riprese la voce. – Ha avuto un incidente? – Un ragazzo di circa 20 anni, elegantemente vestito, capelli corti, neri, s’avvicinò. Con precauzione, si chinò e, cercando di reprimere la sorpresa, disse: – Ma è nuda...

– Poco fa, due uomini...

– Sarà assiderata – il ragazzo si tolse l’impermeabile e la coprì.

– Un uomo era steso a terra. C’era un’auto di traverso... ho creduto a un incidente.

– E... – l’invitò a continuare il ragazzo.

– Una messa in scena. Come mi sono avvicinata... – la donna portò le mani al viso e soffocò un singhiozzo.

– Vuole che chiami un’autombulanza?

– Grazie, ma non credo d’esser ferita.

– Riesce ad alzarsi? – le porse una mano il ragazzo.

– Grazie, lei è molto gentile.

– L’importante è che non abbia niente di rotto e che non perda sangue.

* * *

– Il bagno caldo m’ha rimessa al mondo!

Avvolta in un accappatoio bianco, la donna si pettinava i lunghi capelli biondi. Posò lo sguardo sul ragazzo, giacca e cravatta, in piedi al centro del soggiorno e con un sorriso radioso aggiunse:

– Lei è un angelo!

– Chiunque al mio posto si sarebbe comportato così, è umano.

Raccogliendo i capelli in uno chignon, la donna rispose: – Ne è proprio sicuro?

– Non li leghi.

La donna accese l’acciaio dello sguardo e disse: – Mi fa la corte?

Il ragazzo diventò rosso pomodoro.

– No... – rispose. – Davvero, non ricorda niente, neanche il suo nome? – aggiunse cercando di cancellare l’emozione.

– Niente – fece la donna lasciando cadere i capelli sulle spalle.

Avanzò e, guardando il ragazzo, si sedette su una poltrona. Accavallò le gambe. Inavvertitamente, un lembo dell’accappatoio scivolò e scoprì una gamba perfetta.

– Dovremmo chiamare la polizia – disse il ragazzo.

– No! – ricoprì la gamba la donna. – Non ce la farei, adesso. Ho solo voglia di mangiare qualcosa e dormire – riprese addolcita. – Non le spiace, vero?

– Affatto, è che...

La donna si fece distratta; quanto tempo aveva passato le altre volte sotto forma umana? Dovevano essere trascorsi vari giorni, forse settimane; tutto era talmente confuso...

– Signora, m’ascolta?

– Scusi, ho avuto un capogiro – e le pupille acciaio si concentrarono sul ragazzo.

Niente male, pensò la donna. Alto più d’un metro e ottanta, spalle larghe, muscoloso, viso dai tratti regolari. Fin troppo. Aveva qualcosa delle statue marmoree: l’impenetrabilità e la levigatezza, forse anche...

– Quanti anni ha? – chiese la signora.

– Da poco, 20.

Lo sguardo della donna si fece errabondo. “Forse, pensava, se mi cibassi di lui, così giovane e forte, potrei tornare in poco tempo di nuovo...”.

– Signora?...

– Sì.

– Le chiedevo come si chiama.

La donna portò una mano al seno, accostò l’accappatoio e rispose: – Non ricordo niente.

– Dev’essere un’amnesia dovuta allo chock.

– Lei è medico?

– Io? – sorrise il ragazzo. – Signora, credo proprio che dovremo chiamarlo, un medico.

– S’è dato fin troppo disturbo. Che ore saranno? – disse guardandosi intorno la donna.

Un bel soggiorno. Mobili e quadri antichi, divano e poltrone design in pelle color crema. Tappeti orientali e lampade ultimo grido. Di nuovo, lo sguardo si concentrò sul ragazzo: un bel bocconcino. Quella notte si sarebbe sfamata e dissetata a dovere.

– Sono più delle 10. Non ha mangiato, immagino – disse il ragazzo dando uno sguardo all’orologio. – Cosa vuole che le prepari?

– Una minestrina calda, grazie.

– Non vuole altro?

– No grazie. Sono già così dispiaciuta di darle tanto fastidio signor...

– Velli, Giorgio Velli. Ci diamo del tu, vuole?

– Con piacere... Giorgio. E io non so nemmeno qual è il mio nome... – disse la donna coprendosi di nuovo il viso con le mani.

– Non faccia così... non fare così – si corresse il ragazzo andandole a sedere accanto e prendendole una mano.

Bianca, fredda. Le dita affusolate, fragili, eppure le unghie laccate di rosso avevano un che di tagliente.

– È tanto buono – sospirò la donna, e la mano tremò appena, come le labbra.

Lo sguardo del ragazzo scivolò all’interno di quella bocca. Tra il bianco dei canini leggermente appuntiti, gli sembrò d’intravedere la lingua, in attesa come un serpente nella tana.

– Cosa c’è? – disse lei.

– È che... tra poco... arriva – fece il ragazzo, lo sguardo perso nelle penombre di quella bocca.

– Arriva lei?... – riprese la donna.

Silenzio.