Nonostante la sua esistenza trentennale, L'esorcista è considerato ancora oggi una pietra miliare nell'horror cinematografico, e sopratutto uno dei film più terrificanti mai prodotti nella storia del grande schermo. Apparso nel lontano 1973, la pellicola diretta da William Friedkin ebbe una cassa di risonanza incredibile: sia per i cinefili incalliti, entusiasti per un opera d'arte così egregia, sia per gli spettatori comuni, turbati in maniera terrificante dalle scene del film, tanto da far svenire alcuni spettatori durante le proiezioni. Quando si parla di L'esorcista alle persone appartenenti alla generazione anni '70, non si può non scorgere un lieve turbamento nei loro occhi, scaturito forse dalla rievocazione del terrificante volto di Reagan, la dodicenne vittima di una spaventosa possessione demoniaca. Opposta invece è la reazione avuta dalla generazione anni 90' di fronte al capolavoro in questione, che ha trovato il film di Friedkin come un horror involontariamente comico, dove le urla e le convulsioni della piccola indemoniata erano fonte di risa a crepapelle più che di paura e sbigottimento. Ma Edoardo Nesi, curatore della prefazione della nuova edizione del romanzo, sottolinea in maniera arguta quanto l'atteggiamento irrisorio avuto da quei ragazzi di suggerisca qualcosa di significativo su di loro anziché sul film: la derisione e lo sbeffeggiamento, infatti, non potrebbero essere nient'altro che un tentativo inconscio di esorcizzare qualcosa d'inaccettabile, di troppo spaventoso per essere gestito e affrontato, ossia la possibilità che la personificazione del Male possa prendere possesso di un'innocente. Che quindi l'Esorcista produca timore reverenziale del diavolo o una risata, l'impronta lasciata dal film nelle coscienze degli spettatori resta indiscutibile.

In ogni caso, a differenza di quanto è accaduto con Il Signore degli Anelli, ispirato a un romanzo già conosciuto e riverito presso i lettori fantasy, la versione cinematografica di L'esorcista ha messo quasi completamente in ombra quella cartacea, che rappresenta in realtà la fonte primaria del tutto: infatti l'omonimo romanzo fu pubblicato da William Peter Blatty nel 1971, basandosi su un presunto caso di possessione avvenuto alla fine degli anni quaranta negli USA. A dire il vero, anche un sequel della saga si è ispirato a un romanzo dello stesso risma: si tratta del terzo episodio, L'esorcista III, tratto dal romanzo Legion scritto sempre da Blatty. Un fatto curioso riguarda la discrepanza cronologica tra la serie cinematografica e quella romanzesca: mentre infatti L'Esorcista III è il terzo dei quattro film che compongono il ciclo, il romanzo Legion rappresenta ufficialmente il secondo capitolo della serie. Tutto questo per il semplice motivo che il film L'Esorcista II: l'eretico non si è ispirato a nessun romanzo; ma sopratutto Blatty ha ripudiato in toto tale opera, definendola assolutamente mediocre.

Senza entrare nel merito della legittimità un giudizio così severo, si può asserire in ogni caso che il fulcro dell'intera serie è rappresentato dal primo capitolo, principale punto di riferimento sia per gli appassionati sia per gli spettatori comuni. E nonostante in Italia non siano stati tradotti gli altri episodi su carta, possiamo asserire con nonchalance che anche nella saga romanzesca la punta di diamante non può non essere rappresenta dall'inizio: il libro L'Esorcista è un capolavoro assoluto, sia per i suoi potenti contenuti in grado di turbare anche il lettore dallo stomaco duro, sia per lo stile fluido con cui è stato scritto. Ovviamente il paragone con la controparte cinematografica viene spontaneo, specialmente quando si tratta un prodotto di così forte impatto. In ogni caso, di grandi differenze tra il lavoro di Blatty e quello di Friedkin non ce ne sono, e se qualcuno spera di chiarire con la lettura del romanzo alcuni segni oscuri lasciati dal film resterà deluso: nemmeno nel libro svela il motivo per cui il demone abbia scelto proprio la piccola Reagan per compiere la sua vendetta contro padre Merrin, né tantomeno vengono chiarite le dinamiche della possessione (anche se si possono fare delle congetture). Tuttavia, l'opera di Blatty risulta superiore al film, anche se solo di una spanna. Tralasciando i soliti motivi logistici che rendono un'opera audiovisiva quasi sempre inferiore alla controparte romanzata (salvo rarissimi casi), in L'esorcista sono presenti dei dettagli che, seppur non eclatanti, contribuiscono ad arricchire l'atmosfera in maniera determinante: oltre a una psicologia dei personaggi più scandagliata (sebbene mai troppo in profondità), alcuni particolari della manifestazione demoniaca rendono tale fenomeno ancora più spaventoso, poiché indicatori più determinanti della personalità diabolica presente all'interno di Reagan. Aggiungendo poi lo stile vivido e suggestivo con cui sono descritti i gesti sconcertanti dell'indemoniata, l'impatto emotivo suscitato dal romanzo risulta più marcato rispetto a quello del film. Il risultato finale quindi è una pressoché totale assuefazione del lettore, che non stacca gli occhi dalla pagine fino a quando non giunge alla tragica conclusione.

In definitiva quindi, L'Esorcista non può assolutamente mancare nella libreria di un appassionato, anche se si tratta di un'opera di quasi trent'anni venduta a prezzo pieno, poiché la mossa della Fazi editore non rappresenta semplicemente un'operazione commerciale (a differenza della versione integrale del film riproposta nove anni fa sul grande schermo), ma una ghiotta possibilità data a chi non ha potuto in passato gustarsi una vera perla del panorama letterario contemporaneo.