Leggendo il modo in cui è nato Esbat sembra di tornare all’epoca dei feuilleton. Nato come fan fiction, liberamente ispirato al manga giapponese Inuyasha di Rumiko Takahashi, è stato pubblicato su siti italiani di fan fiction a partire dal 20 giugno del 2007, un capitolo a settimana (l’ultimo, il ventesimo, l’8 ottobre dello stesso anno), sviluppandosi nel tempo in modo autonomo. Ma Feltrinelli ha deciso di legittimare questo genere pubblicando il romanzo, che presto si trasformerà in una trilogia, nella sua completezza: Esbat, Sopdet e Tanit (ma potranno essere letti anche come tre storie autoconclusive).

Il punto di partenza è simile a quello di molte storie che nascono da fantasticherie più che da fantasie, ovvero l’autrice che vede il suo personaggio prendere vita nel mondo reale. Ma si tratta di una fantasticheria ‘nera’. Al bellissimo e spietato Demone Hyoutsuki non piace il finale che la giapponese Sensei ha scelto per il suo manga. La mangaka ha cercato di cambiarne la natura malvagia, per lasciare spazio ai buoni sentimenti tanto apprezzati dai suoi numerosissimi fans. Lui arriva nel suo mondo in una notte di Esbat, deciso a cambiare le carte in tavola. E non è la Sensei ad avere il pennello dalla parte del manico, perché lui è costretto a sacrificare qualcosa di sé, a ogni passaggio fra un mondo e un altro. E questa volta si è tagliato da solo la splendida coda, che lei non riuscirà più a disegnare. La passione per Hyoutsuki e la crisi di mezza età, la porteranno a commettere atti impensabili, pur di non perdere il suo Demone, e saranno dunque i fan e una goffa ragazzina italiana di quindici anni a doversi rimboccare le maniche. I primi dovranno cercare di capire come mai la loro storia preferita stia cambiando in modo incredibile e inatteso, la seconda, fra dimensione onirica e quotidiana, a prepararsi a un susseguirsi di scatole cinesi fra se stessa, l’autrice del manga e… quella del romanzo. Ma ovviamente se, quando e come ci riusciranno, sono particolari che andranno scoperti in fase di lettura.

Legittimare un genere sì, ma farlo come si deve. E qui, in effetti, c’è qualcosa in più. Non solo veniamo catapultati nel mondo dei fumettisti, invece che in quello dei romanzieri (numerose sono le sensazioni visive), non solo il plot si riaggancia a espedienti moderni quali siti web, forum, MSN e Skype, ma lo stile è adulto, ricco e conciso, ricco di riflessioni mai stancanti che costruiscono suspense con continui cambi di prospettiva.

L’autrice romana, trentaduenne, riesce a calarsi nella mente sia della cinquantenne alle prese con i problemi relativi alla menopausa sia in quelli della quindicenne in perenne conflitto col mondo e con se stessa, con un tocco che non è semplicistico, ma carico di suggestioni e ritmiche audaci. Ma, in quest’altalena di soggettive, sta forse proprio anche una delle pecche della scrittura: il veloce alternarsi dei pensieri dei numerosi personaggi, talvolta, rende confuso il punto di vista. Altro neo è l’eccesso di informazioni, soprattutto all’interno delle parti dedicate alla materia religiosa, che allentano la tensione o appesantiscono i dialoghi. Tuttavia, sono ben compensate dagli azzeccati richiami all’attualità, e le parti riflessive e narrative hanno un piglio particolare, uno stile ricercato e scorrevole al tempo stesso, dal lessico al periodare, cosicché le porzioni di linguaggio risultano comunque equilibrate. La struttura difatti risulta ben congegnata nello spingere il lettore a sfogliare le pagine una dopo l’altra, per cercare di volta in volta di riallacciarsi alle vicende e ai sentimenti dei vari personaggi che incontra e lascia a più riprese. Tutti ben caratterizzati, fra luci e ombre che mai li definiscono in modo banale e categorico come ‘buoni o ‘cattivi’.

In definitiva, un romanzo godibilissimo, un universo parallelo (sia a livello di genere che di trama) da scoprire scevri da pregiudizi, in un mondo in cui ormai la letteratura non può sottrarsi a ogni genere di contaminazione.