Donne in noir di Simonetta Santamaria trasporta in un mondo che fa paura, soprattutto agli uomini. Quest'agile antologia è dedicata proprio a loro, e ci regala una visione del gentil sesso oscura e inquietante. Perché nel macabro universo di questa scrittrice napoletana il male esiste, ed è donna. La scrittrice delinea con efficacia una serie di ritratti di donne capaci delle peggiori efferatezze: necrofilia, cannibalismo, omicidi in serie e vendetta. Questi crimini non appartengono al solo universo maschile. E tanta crudeltà non snatura l'animo femminile, come se una primitiva ferocia fosse nell'istinto di ogni donna. I fiori crudeli di Simonetta Santamaria sanno essere fragili mogli, tenere madri e amanti sensuali.

La Santamaria rende il male al femminile ancora più inquietante perché sempre originato da un altro male. Che sia colpa di un marito ubriacone, di un amante traditore o della semplice fame, la donna che uccide lo fa sempre per un motivo ben preciso. E la cosa più sconcertante è che spesso ha ragione.

L'antologia si apre con una storia di vendetta con tinte soprannaturali come la chiesa Bianca, l'atroce vita della protagonista del racconto Il mio tempo, e i macabri eppure fieri ricordi di un'anziana in Nata libera. Un brivido che dura una decina di pagine, che colpisce per la capacità dell'autrice di calare l'orrore nel quotidiano di ogni donna: i soprusi si sopportano giorno dopo giorno, e solo un orrore più grande potrebbe cancellarli.

E se nell'Angelo del focolare il problema si chiama fame, ecco che la protagonista architetta una soluzione immensamente feroce e al tempo stesso pragmatica. Questo racconto è una delle prove meglio riuscite dell'antologia, grazie alle sue atmosfere grottesche e all'inquietante protagonista: una mamma che sa essere tanto premurosa quanto diabolica.

Il libro prosegue presentando due personaggi disturbanti: nel fulmineo Laura si narra di una bambina capace di azioni estreme eppure, a suo modo, razionali; la donna-mantide protagonista di mi amerai con tutto te stesso stupisce per la sua sensualità e trasforma il sesso in incubo.

Il racconto la Buona Oasi, complice forse un po' di ridondanza nei dialoghi e nei lunghi monologhi della protagonista, convince un po' meno: è un po' troppo difficile sorprendersi per il soprannaturale che si cela in una isolata clinica per ragazze madri.

Tutt'altra musica nel torbido Ospedale psichiatrico settore 3, con una donna veramente disposta a tutto pur di avere un po' d'amore.

Donne in noir ci regala humor crudele nello zombie-horror Incubo e con la terribile vecchietta dal pollice verde nella Serra della signora Piccini

Il racconto conclusivo, Crema di bellezza alle alghe marine, narra della terribile vendetta di un'adolescente: Alice. La ragazza scopre come la vita, per una sedicenne obesa e malata di acne come lei, può essere anche peggiore della morte. Alice, metà giustiziera e metà janara, reagirà alle angherie dei suoi compagni di classe con incredibile sadismo grazie a un portentoso unguento. Si tratta del racconto più originale di tutto il libro: è dotato di ritmo, azione e molte buone idee.

Donne in noir è un'antologia fragrante come una rosa e rapida come una pugnalata. Le atrocità descritte dalla Santamaria sono stemperate con ironia e talvolta con lo sberleffo.

La sua Napoli è ostile, primitiva, e tutt'altro che romantica. Non ci dimenticheremo facilmente delle sue donne. E non ci dimenticheremo di lei.