Parte prima: il weird classico

Nel 1923, esattamente un secolo fa, usciva il primo numero di una rivista pulp intitolata “Weird Tales”, fondata a Chicago da Jacob Clark Henneberger. La rivista andò avanti fino al 1954 e poi chiuse, ma riprese nel 1973 (tra il 2007 e il 2012 ha avuto come editor Ann VanderMeer). I racconti pubblicati erano di genere fantasy e horror. C’è da chiedersi il perché del termine weird (che vuol dire “strano”, nel senso di “arcano” e “misterioso”) associato a entrambi i generi, ma occorre sottolineare che la rivista accettava racconti che altri non prendevano in considerazione, perché insoliti e non inseribili in un genere preciso. (1)

John Clute, in Encyclopedia of Fantasy (1997), fa rientrare nella “weird fiction” storie fantasy, horror o soprannaturali con elementi inquietanti e inspiegabili (uncanny). Lo stesso Clute precisa che una storia è horror se suscita orrore e distingue tra fantasy, horror, dark fantasy (fantasy più horror), SF, Sf horror, supernatural fiction e weird fiction (horror soprannaturale), con ciò aderendo al canone stabilito da Howard Phillips Lovecraft nel suo saggio Supernatural Horror in Literature (1927). (2)

Proprio a quest’ultimo fanno riferimento Ann e Jeff VanderMeer, nell’introduzione all’antologia The Weird: A Compendium of Dark and Strange Stories (2011), quando affermano che il weird, pur includendo degli elementi soprannaturali, non rientra nel gotico o nella tradizionale storia di fantasmi. Di fatto, Lovecraft pone una continuità tra il gotico (in auge tra il Settecento e l’Ottocento) e l’horror moderno, lasciando intendere che il weird è sovrapponibile all’horror soprannaturale, ma con la precisazione che, per scrivere un weird, non basta una classica storia di fantasmi, con lenzuola che svolazzano e catene sferraglianti.

Torniamo qui al punto che l’horror è un effetto che l’autore deve suscitare nel lettore, creando situazioni i cui i suoi personaggi si trovino per primi in preda all’angoscia. Questo esclude l’horror realistico (che è, più propriamente, terrore) e la ghost story codificata, in cui il soprannaturale non rappresenta la rottura delle certezze scientifiche, ma l’accettazione di una dimensione ultraterrena, le cui regole possono essere rinvenute nelle dottrine religiose o nell’occultismo. Ne deriva che il soprannaturale nel weird è piuttosto uno scontro con l’ignoto, lo shock prodotto dall’improvvisa consapevolezza che conosciamo troppo poco dell'universo per credere di poterlo controllare. In qualunque momento, forze sconosciute e al di là della nostra comprensione possono spazzarci via come foglie secche. La realtà è più ampia, aliena e paurosa di quanto sospettavamo.

Ecco perché il weird, di per sé, è estraneo alla fantascienza. Non è che non esistano esempi di horror fantascientifico, è solo che la fantascienza, per sua natura, intende la scienza come un grimaldello capace di penetrare nei vari misteri che il cosmo ha in serbo per noi. Anche quando, nella distopia, la fantascienza ci mette in guardia contro le presunzioni della scienza, lo fa in base a considerazioni razionali. Nel weird, invece, è l’irrazionale che prende il sopravvento.

Allo stesso modo, il weird non è il fantasy, perché nel fantasy il soprannaturale è incorporato, considerato come qualcosa di normale. In un mondo in cui esistono i maghi, la magia è affare di tutti i giorni. Può spaventare, ma non a motivo della sua assoluta estraneità.

Siccome il weird deriva da una sensazione che si prova leggendo delle particolari storie, è più facile dire a posteriori che una storia è weird, piuttosto che stabilirlo in anticipo. I VanderMeer annotano che il weird vive negli interstizi, e può occupare territori diversi allo stesso tempo. Questo non significa che forse non esiste come genere a sé, ma indica piuttosto che è capace di infiltrarsi dappertutto. Benché il suo ambito privilegiato sia l’horror, non si tratta dell’horror più tradizionale, quello che si occupa di fantasmi, zombie, vampiri e lupi mannari.

Ancora i VanderMeer affermano che, nel weird moderno, l’elemento soprannaturale può essere rimpiazzato da elementi di tipo diverso, purché abbiano a che fare con esperienze che riguardano aspetti estremi della vita, ivi compresi anche gli orrori della guerra.

Se l’incontro con l’inesplicabile è la sostanza del weird, qualunque tipo di storia (fantastica, fantascientifica, horror, soprannaturale, o realistica) può diventare una storia weird: tutto dipende da come è scritta. (3) Questa sembra essere, in definitiva, la tesi dei VanderMeer. Ovviamente, una storia weird smette per certi versi di essere una storia di altro genere, ma questo non vuol dire che non possa mantenere l’etichetta originale: tutto dipende da come è letta.

In questa interpretazione il weird non è un genere a sé, confinante con l’horror (come per Clute) ma esiste all’interno di altri generi (o negli “interstizi” tra l’uno e l’altro): non solo horror, gotico e neogotico, ma anche dark fantasy e un certo tipo di fantascienza, nonché mainstream mescolato a sperimentalismo e surrealismo (il cosiddetto “realismo magico”). Mentre per Lovecraft (e Clute) il weird è un certo tipo di horror, per i VanderMeer il weird non è confinabile, e si trova ovunque si introduca nella narrativa a touch of strange, un tocco di stranezza inquietante.

Note

(1) L’editor, Edwin Baird, era lo stesso di “Detective Tales” (altra rivista di Henneberger) e non si intendeva di horror. Venne rimosso dopo 13 numeri e gli subentrò il suo aiutante, Fansworth Wright, non prima che il posto venisse offerto a H.P. Lovecraft, che rifiutò perché si era appena trasferito a New York per sposare Sonia Greene e non volle spostarsi a Chicago. Curiosamente, proprio il numero 13 conteneva un racconto a firma di Harry Houdini (Imprisoned with the Pharaohs) ma scritto da Lovecraft, il quale dimenticò il dattiloscritto sul treno per New York e dovette ribatterlo.

(2) Il testo riprende alcuni spunti da The Tale of Terror di Edith Birkhead (1921).

(3) Citerei come esempio il dark noir di Cornell Woolrich.

Riferimenti

Birkhead, Edith, The Tale of Terror: A study of the Gothic Romance, Constable, London, 1921.

Clute, John, Weird Fiction, in “Encyclopedia of Fantasy”, a cura di John Clute e John Grant, Orbit Books, London, St. Martin’s Press, New York, 1997.

Clute, John, Horror, in “Encyclopedia of Fantasy” (cit.).

Lovecraft, H.P. Supernatural Horror in Literature, in “The Recluse”, 1927. Ristampato in “The Fantasy Fan”, 1933-35, e in “The Outsider and Others”, Arkham House, Sauk City (Winsconsin), 1939 (versioni in italiano: L’orrore soprannaturale in letteratura, Editori Riuniti, Milano, 1992; L’orrore soprannaturale nella letteratura, SugarCo, Milano, 1994).

VanderMeer, Ann & Jeff, The Weird: An Introduction, in “The Weird: A Compendium of Dark and Strange Stories”, Corvus-Atlantic, London, 2011.