Ho 28 anni e non ho mai visto un fantasma. Non sono io che lo dico, anche perché mentirei (non vi dico se riguardo all’età o al fantasma o a entrambe le cose). Chi pronuncia la frase di apertura di questa recensione è il protagonista de “La camera rossa” di H.G. Wells, prima storia delle sette che vanno a comporre Buio- Racconti del terrore, curati da Donatella Ziliotto.

Questa raccolta è un po’ come quelle confezioni di mini-gelati. Li compri per mangiarne solo uno per volta, ma poi finisci con l’ingurgitarne due o tre, così che dopo appena due sedute la tua mano finisce già per toccare il fondo della scatola (o, se preferite, la pagina 146 del libro). Libro, questo, che si può anche considerare come uno strumento di iniziazione ai profani dell’horror di qualunque età, ai curiosi che un po’ vergognandosi del loro “proibito” interesse vogliano avvicinarsi a un genere che in più di un’occasione ho tristemente visto trattare alla stregua di pornografia.

Abbiamo qui sette perle della letteratura classica dell’orrore. Sette porte dietro ognuna delle quali troviamo un diverso tema, un differente volto della paura. Sette frammenti di buio. Sette ombre che da sempre camminano al fianco dell’uomo, in cui l’uomo può specchiarsi leggendo questo libro.

Così, un’anziana signora fa prontamente notare al giovane di cui sopra che “ci sono ancora tante cose da vedere quando si hanno solo ventott’anni… Tante cose da vedere e da pentirsi di aver veduto”. E infatti, affrontando l’oscurità della camera rossa (e quindi LA TENEBRA, primo tema) scoprirà che non si tratta di uno spettro qualsiasi, ma dell’incarnazione di qualcosa di antico come il mondo stesso.

Al di là della seconda “porta” si nasconde Il malefizio, raccontato con malinconia leggera da Thomas Hardy con il suo Il braccio avvizzito. Un amore devastante, un dolore così forte da tramutarsi in una maledizione da scagliare inconsapevolmente sulla propria rivale. Così una ragazza deliziosa come una bambola all’improvviso avvizzisce, si consuma senza alcuna ragione apparente. E la perdita della bellezza caricherà l’arma del suo rancore. In altre parole, quello che succede in un tranquillo villaggio alla nuova giovanissima moglie di un ricco possidente quando il rimedio si rivela peggiore del male stesso che la attanaglia.

Dietro la terza “porta” troviamo La premonizione, il cui tema è affrontato nientemeno che da sua maestà Charles Dickens. Avete mai provato la bizzarra sensazione di Dejà-vu? Cioè avere l’impressione di rivivere un’esperienza già vissuta? Di incontrare qualcuno che vi sembra di conoscere da sempre? Avete mai pensato che tutto è già scritto e non c’è più nulla di giusto o di sbagliato che si possa fare? La definizione stessa di “giusto” o di “sbagliato” diventa inutile quando si raggiunge la consapevolezza di una legge divina e invisibile, di un disegno più alto, quando l’incrociarsi delle strade di due persone si rivela inevitabile perché quelle due persone erano predestinate. “… non c’è stato niente da fare.” conclude uno dei personaggi.

L’alterazione dei sensi, quarto tema, è invece rappresentata da Il silenzio della battaglia di Ambrose Bierce. Qui un bambino di sei anni si allontana da casa un pomeriggio con la sua spada di legno per giocare alla guerra, spinto da quella sensazione di libertà senza freni che è propria soltanto dei bambini. E l’animo di questo ragazzino sembra conservare la memoria ancestrale delle mille battaglie combattute da tutti i suoi avi soldati. Così, alla guida di un esercito invisibile attraversa il fiume e si inoltra nella foresta. E qui la notte lo coglie di sorpresa e gli mostra un altro esercito, fatto di soldati veri, ma non per questo necessariamente vivi.

E’ La preda umana di Richard Connell, quinto racconto, a simboleggiare il tema dell'Inseguimento. Uno yacht scivola nel buio sulle acque dei Caraibi, acque tiepide come il sangue. E a un tratto il silenzio notturno viene squarciato da uno strano suono simile al grido di una bestia, seguito da un colpo di pistola. Inizia così la crudele avventura di Rainsford Sanger, esperto cacciatore, autore di numerosi libri sull’argomento.

Dietro la sesta porta, il tema del Diavolo per avversario è magistralmente descritto dal grande Fritz Leiber con il racconto L’arciere, di certo la storia più visionaria e più spiccatamente horror di questa raccolta. Un giocatore di scacchi professionista sogna di essere sfidato dal Demonio. In questo suo incubo i pezzi sulla scacchiera sembrano creature uscite da un quadro di Hyeronimus Bosch. Ogni notte la partita continua dove si era fermata la notte prima e in gioco sembra esserci molto più che la semplice riuscita personale dell’angosciato protagonista. Sono qui in ballo poste macrocosmiche, inimmaginabili, è impossibile avere anche solo un’idea della loro tremenda natura.

Infine, al di là della settima e ultima porta, troviamo La dinamica del delitto con il racconto La mezzatinta di M. R. James. Il dipinto cui fa riferimento il titolo è il numero 978 di un vasto catalogo. Una mezzatinta, appunto, in cornice nera, che il signor Williams, esperto d’arte, si vede recapitare a casa per una valutazione. La veduta di una villa signorile costruita agli inizi del 1800. E sull’orlo del quadro, minuscola, la testa di un uomo o forse di una donna rivolta verso la casa. E niente altro, almeno all’inizio, alle cinque del pomeriggio. Ma qualche ora dopo, col sopraggiungere della notte, un'altra figura appare sul prato davanti alla villa…

Non è facile provocare emozioni con la scrittura, non è come la pittura o il cinema o la musica. Scrivere è più come lanciare una corda al buio e sperare che qualcun altro (il lettore) riesca, al buio, ad afferrarla. E qui, credetemi, ci sono corde antiche che si lasciano afferrare ad occhi chiusi, tanto bene sono state intrecciate e lanciate. Sette corde, sette storie capaci di creare inquietudine senza versare una sola goccia di sangue. Il che rende questa raccolta adatta anche ai bambini. Anche se purtroppo dubito che riuscirete a strappare molti di loro alla Play Station. Però ho appena avuto una visione, ve la racconto: una giovane madre di quattro figli che stacca la corrente elettrica di casa fingendo un improvviso blackout e accende in salotto 17 candele come il protagonista del primo racconto. E poi inizia a leggere ad alta voce questo libro ai suoi bambini e lascia che le parole, lentamente, con la loro magia, riempiano la stanza.