Musona. Egocentrica. Insopportabilmente viziata. Una peste durante le interviste. Ma chi ha visto questa donna (niente “ragazza”, please…) in azione durante un concerto, beh, sa che le si può scusare qualsiasi marachella.

In primis perché è umana, e quindi assai lontana dalla perfezione e soggetta a “sbagliare” ogni giorno. E a me piace chi sbaglia. In secondo luogo perché, a distanza di un anno, il sottoscritto è ancora folgorato dallo show che PJ ha tenuto a Imola: orecchie devastate da una band di super professionisti, occhio fuori dall’orbita a cogliere ogni smutandata di questo serpente femmineo, cuore inevitabilmente cupidizzato da tanta carica e femminilità, mente che girava a mille per cercare di far finta di nulla con la mia ragazza a mezzo metro da me.

I termini “magnetismo” e “bestia da palcoscenico” sembrano esser stati creati apposta per questa inglesina che viaggia intorno alla boa dei trentacinque anni.

Sette album all’attivo, una carriera carica di successi e di canzoni memorabili, al sottoscritto piace ricordare questa splendida mora, nonostante tanti altri titoli degni di menzione, per il suo fulminante uno-due-tre d’esordio. Il primo LP, Dry, mi aveva già fatto drizzare le antenne per il suo brutale e roco assalto di post punk al femminile, ma vidi veramente la luce con il seguente Rid of me, insuperabile mix fra le “derive” di Polly Jean Harvey e gli “approdi” di quel mago del mixer che è Steve Albini. Il terzo capitolo della sua vita sonora, To bring you my love (magari…) segna il divorzio dai precedenti collaboratori e la virata verso lidi forse più commerciali e studiati, ma sicuramente affascinanti nel loro delicato gioco d’equilibrio fra Tom Waits e Nick Cave.

Dopo ci sono stati altri successi e innumerevoli premi, collaborazioni con alcune fra le più intense entità del rock (ultimamente la Nostra ha frequentato anche le “sessioni desertiche” dello stoner-rocker Josh Homme e ha prestato voce e magia all’album di Mark Lanegan), ma mi piace ricordarla dura come il diamante e dolce come il miele mentre squarcia l’oscurità con il suo Long snake moan.

Immortale.