È disponibile Shining in the Dark, l’antologia che raccoglie i racconti dei più importanti autori horror internazionali.

Il volume nasce per celebrare i vent'anni della Lilja's Library – The World of Stephen King, il Sito Web #1 al mondo su Stephen King, e unisce opere inedite sia in italiano che in inglese ad alcuni pezzi di difficile reperibilità sul mercato. Tra questi il racconto The Blue Air Compressor di Stephen King, pubblicato in lingua inglese nel 1971 sulla rivista Onan e poi ripubblicato nel 1981 su Heavy Metal, mai più reso disponibile da allora (nemmeno inserito dall'autore nelle sue varie antologie), finora inedito in italiano, e tuttora molto raro anche in lingua originale. E ancora Pidgin e Theresa, altro inedito nella nostra lingua, uno dei racconti più originali di Clive Barker, un piccolo compendio della straordinaria immaginazione del Maestro di Liverpool.

Di seguito una piccola anticipazione dei contenuti del volume.

Dal racconto Il compressore ad aria blu di Stephen King

(traduzione di Daniele Bonfanti) inedito in Italiano

La casa era alta, con un incredibile tetto di tegole a spiovente. Avvicinandosi a piedi dalla strada costiera, Gerald Nately pensò che fosse quasi una nazione a sé, un microcosmo geografico. Il tetto calava e s’innalzava irregolare sopra l’edificio principale e due ali stranamente angolate; la balaustra di una terrazza costeggiava una cupola a forma di fungo, orientata verso il mare; la veranda, affacciata sulle dune e sulla prateria scialba di settembre, era schermata e più lunga di un pullman. L’impennata del tetto dava l’impressione che la casa si accigliasse mentre incombeva su di lui. La versione edilizia di un severo nonno battista.

Raggiunse la veranda e, dopo un attimo d’esitazione, oltrepassò la porticina a zanzariera e si fermò di fronte alla lunetta di quella interna. A osservare Gerald non c’erano che una seggiola di vimini, un dondolo arrugginito e un vecchio cestino da ricamo abbandonato. Negli angoli ombrosi, in alto, i ragni avevano tessuto la propria seta. Bussò.

C’era silenzio, un silenzio abitato. Stava per picchiare di nuovo sull’uscio quando una sedia, da qualche parte all’interno, mandò un profondo rantolo di gola. Un suono stanco. Silenzio. Poi il rumore lento, spaventosamente paziente, di piedi vecchi e sovraccarichi che si facevano strada nell’anticamera. Contrappunto di bastone: Poc… poc… poc… Le assi del pavimento scricchiolavano e gemevano. Un’ombra, enorme e deforme nel vetro perlato, si schiuse nella lunetta. Rumori interminabili di dita laboriose che risolvevano l’arcano di catena, chiavistello e serratura a fermaglio.

Dal racconto Pidgin e Theresa di Clive Barker

(traduzione di Francesca Noto) inedito in Italiano

L’apoteosi di San Raymond di Crouch End si ebbe a gennaio, come la maggior parte delle celebrazioni simili avvenute sul suolo inglese. Essendo un mese molto cupo, nei circoli celestiali, è considerato il più adatto per visitare l’Inghilterra. Un mese prima, gli occhi dei bambini sono puntati in alto alla ricerca di una certa slitta con le renne. Trenta giorni dopo, la possibilità della primavera, per quanto fragile, basta a risvegliare i sensi delle anime stordite dal tetro inverno. Considerando che gli angeli hanno un odore percepibile a un quarto di miglio di distanza (che qualcuno paragona a quello di un cane bagnato o a della panna acida), meno la gente è all’erta, più alta è la possibilità che un intervento divino (come l’ascesa al cielo di un santo) avvenga senza attirare attenzioni indesiderate.

Così, accadde il 17 gennaio. Un venerdì, per la precisione. Un umido, freddo, nebbioso venerdì; circostanze ideali per un’apoteosi discreta. Raymond Pocock, quello che stava per diventare santo, viveva in una stradina graziosa ma poco illuminata a un quarto di miglio dal viale principale di Crouch End e, poiché alle quattro del pomeriggio le nuvole cariche di pioggia si erano alleate col tramonto per cancellare ogni traccia di luce dal cielo, nessuno notò l’angelo Sophus Demdarita, quando andò a fargli visita.

Sophus non era certo un’ingenua, per quanto riguardava quel genere di compito. Pocock, un guaritore di bambini, sarebbe stato la terza anima che avrebbe condotto dal mondo fisico a quello eterico, in poco più di un anno. Ma quel pomeriggio, c’era qualcosa di sbagliato nell’aria. Non appena ebbe messo piede nello squallido appartamento di Raymond, con tutte le intenzioni di portarlo con sé senza clamori, il suo colorato pappagallo, appollaiato sul davanzale della finestra, si svegliò e iniziò a strillare, allarmato. Pocock tentò goffamente di zittirlo, ma i versi acuti dell’uccello avevano già scatenato urla di protesta da parte degli inquilini dell’appartamento al piano inferiore e di quello accanto al suo. Quando non ottennero il silenzio sperato, si presentarono alla porta del santo, minacciando sia il pappagallo che il suo proprietario, e uno dei vicini, notando che la porta non era chiusa a chiave, la spalancò.

Sophus era una pacifista. Sebbene ci fossero parecchi esponenti delle Schiere Sublimi a cui piaceva scatenare un po’ di caos, se potevano passarla liscia, suo padre era stato un legionario durante l’Epurazione di Dite, e aveva raccontato alla figlia particolari così sanguinosi di quei massacri, che lei non riusciva neanche a immaginare uno spargimento di sangue senza sentirsi afferrare dalla nausea. Così, invece di eliminare i testimoni alla porta, soluzione che avrebbe eradicato alla base parecchi problemi, tentò di portare via Pocock da quella squallida situazione con una rapidità e una luce tali da far sì che la gente sulla soglia non avrebbe creduto a ciò che aveva visto.

Dal racconto La fine di ogni cosa di Brian Keene

(traduzione di Nicola Lombardi)  inedito in Italiano

Oggi, come ogni altro giorno, mi sono alzato e mi sono preparato un caffè. Mentre quello bolliva, ho sostituito le pantofole con le scarpe. Una volta pronto il caffè l’ho versato in una tazza, me lo sono portato fuori e sono sceso al fiume. Mi sono accertato che la cinta dell’accappatoio fosse allacciata ben stretta, così da non ritrovarmi a trascinarla nella merda d’oca che si trova ovunque, nel cortile. Ma per quanto tesa fosse la cinta, l’accappatoio mi ciondolava largo. Probabilmente per via di tutto il peso che ho perso.

Me ne sono rimasto là, sulla riva, e ho aspettato che il mondo finisse.

Questa mattina ho desiderato il riscaldamento globale. Sembra appropriato, date le condizioni atmosferiche. Ventun gradi nella Pennsylvania centrale pochi giorni prima di Natale? Se questa non è la prova che il riscaldamento globale è un fatto reale, non so che cosa possa esserlo. Ma il problema, comunque, è che non è abbastanza veloce. È una morte lenta. Io avrei bisogno di qualcosa di rapido. Voglio che il mondo finisca oggi, non fra decenni.

Così ho aspettato, col vapore che saliva dalla tazzina, l’accappatoio che svolazzava nel vento, e come sempre il mondo non è finito.

Dicono che la magia non sia altro che fisica: l’arte di piegare alla tua volontà il mondo che ti circonda. Se questo è vero, allora come mago sono terribile.

Lontano, sull’acqua, un’oca si è sollevata in volo, sbattendo le ali e inseguendo una compagna. Le altre hanno emesso un grido in risposta, col loro rabbioso starnazzare echeggiante attraverso il cortile. Prima di comperare questa casa, ho sempre pensato che le oche volassero a sud, per l’inverno. E chissà? Magari lo fanno ancora. Forse queste particolari oche hanno appena deciso: «Fanculo. Sai una cosa? Qui ci sono ventuno gradi. Perché prendersi la briga di volare più a sud?».

Forse loro sanno qualcosa che io non so. Forse la loro magia è più forte.

Ho guardato scorrere il fiume, ho visto il sole nascente riflettersi tra onde e piccoli vortici. Ho osservato i mulini a vento sulla sponda opposta girare lenti, fornendo elettricità alla contea di Lancaster. Ho visto un fuoribordo, in lontananza, e il pescatore solitario ritto al suo interno. Alla fine, una volta terminato il caffè, mi sono girato, ho attraversato il cortile e sono rientrato.

Solo ora, scrivendo queste righe, ho capito una cosa. Stamattina, mentre stavo giù al fiume, sono riuscito a non guardare quel punto vicino al molo. Non mi accade sempre. Ma oggi sì.

La considero una piccola vittoria.

Dal racconto Il compagno di Ramsey Campbell

(traduzione di Elisabetta Colombo

Quando Stone arrivò al luna park, dopo aver ricevuto per due volte delle indicazioni errate, pensò che somigliasse più a una sala giochi. Due bicchieri di plastica caddero rumorosamente a riva sotto il lungomare, mentre il freddo e subdolo vento di ottobre spingeva il Mersey sui lastroni di roccia rossa che formavano la spiaggia, sulle bottiglie rotte e gli pneumatici abbandonati. Oltre le tozze torrette bianche della lunga facciata del luna park, i negozi vendevano souvenir e fish and chips. Pezzi di carta turbinavano nell’aria che sferzava le entrate, fra un negozio e l’altro.

Era sul punto di andarsene. Quella non era la sua vacanza migliore. Aveva trovato chiuso il parco divertimenti in Galles e questo non era di certo ciò che si aspettava. La guida turistica diceva che si trattava di un autentico luna park: attrazioni sulle quali era meglio non posare lo sguardo per evitare che gli imbonitori ti convincessero a entrare, l’improvviso sussulto causato dalle cascate che scrosciavano lungo quello che sembrava cartone dipinto, i colpi, i campanelli e le scosse sul legno del tiro a segno, gli strilli delle ragazze in alto, l’involucro scivoloso e lo scrocchio succoso delle mele caramellate, le luci che brillavano contro un cielo crepuscolare. Ma almeno, pensò, aveva scelto bene il momento. Se fosse entrato subito, avrebbe avuto tutto il luna park quasi esclusivamente per sé.

Mentre si avvicinava a una delle entrate, vide sua madre con in mano un piatto di plastica di fish and chips. Che stupidaggine! Lei non avrebbe mai mangiato in piedi in mezzo alla gente, “come un cavallo”, com’era solita dire. Ma la vide uscire in fretta da un negozio, dando le spalle a lui e al vento. Certo, stava facendo proprio così, consumava il pasto con piccoli movimenti furtivi della bocca e della forchetta. Relegò quell’episodio in un angolo della mente nella speranza che svanisse e si precipitò attraverso l’entrata del luna park, nel caleidoscopio di colori e suoni.

Il tetto alto con le nude sbarre di ferro gli ricordò improvvisamente una stazione ferroviaria, ma quel posto era ancora più rumoroso. Il boato – le sirene riecheggianti, i getti e il pericoloso lamento del metallo – era opprimente e assordante. Era talmente soverchiante che Stone dovette ricordare a se stesso che era in grado di vedere, anche se non poteva sentire.

Questa la lista completa dei racconti contenuti nella pubblicazione:

Il compressore ad aria blu di Stephen King (inedito in Italiano, titolo originale: The Blue Air Compressor)

Pidgin e Theresa di Clive Barker (Inedito in Italiano, titolo originale: Pidgin and Theresa)

Il compagno di Ramsey Campbell (titolo originale: The Companion)

La fine di ogni cosa di Brian Keene (Inedito in Italiano, titolo originale: An End to All Things)

Nella rete di Jack Ketchum & P. D. Cacek (Inedito in Italiano, titolo originale: The Net)

Il custode di John Ajvide Lindqvist (Inedito in Italiano, titolo originale: The Keeper’s Companion)

La danza del cimitero di Richard Chizmar (Inedito in italiano, titolo originale: Cemetery Dance)

Il romanzo dell’olocausto di Stewart O'Nan (inedito in Italiano, titolo originale: The Novel of the Holocaust)

Aeliana di Bev Vincent (inedito in italiano, titolo originale: Aeliana)

Attratto dal fuoco di Kevin Quigley (Inedito in italiano, titolo originale: Drown to the Flame)

Il cuore rilevatore di Edgar Allan Poe (titolo originale: A Tell Tale Heart)

L’amore di una madre di Brian James Freeman (Inedito in italiano, titolo originale: A Mother’s Love)

Prefazione e Postfazione di Hans-Åke Lilj.

Il volume è disponibile in sette edizioni internazionali: americana, inglese, italiana, tedesca, svedese, ceca e bulgare. L’edizione italiana è in tiratura limitata, solo 800 le copie acquistabili sullo store dell’editore e presso alcune librerie specializzate.

Shining in the Dark sarà presentata sabato 19 maggio presso la libreria Vecchi e Nuovi Mondi di Torino. All’evento saranno presenti 4 traduttori del libro e parte dello staff di Independent Legions.

Durante l’evento saranno inoltre proclamati e premiati i vincitori del Premio Laymon 2017, premio dedicato a promuovere gli autori italiani di genere non solo nel nostro Paese, ma anche all’estero.

SHINING IN THE DARK

A cura di Hans Ake Lilja

Racconti di Stephen King, Clive Barker, Ramsey Campbell, Jack Ketchum, Brian Keene, Richard Chizmar, John Lindqvist e altri

Independent Legions Publishing

Pubblicazione: Aprile 2018

Titolo originale: Shining in the Dark (2017)

Traduzione: Francesca Noto, Nicola Lombardi, Daniele Bonfanti e Elisabetta Colombo Revisione: Alessandro Manzetti

Proofreading: Miriam Mastrovito

Illustrazione di copertina: Vincent Chong

Formato Cartaceo Edizione Collection – Tiratura Limitata (800 copie numerate) Pagine: 200

Lingua: Italiano

Prezzo di copertina: 25,00