Da sempre uno dei maggiori archetipi dell’horror, il vampiro – nato come mostrosanguinario e spaventoso e spesso associato nel folklore popolare a sciagurecome carestie e pestilenze – è una creatura che negli ultimi anni ha visto la propria natura totalmente stravolta, in alcuni casi quasi ridicolizzata.

Tutto ciò a causa della recente moda, in ambito letterario prima e cinematografico poi, che ce lo hanno spesso presentato non più come essere in grado di incutere terrore alla sola vista, ma come giovane (o giovanissimo) belloccio e dall’animo profondamente romantico e buono; talmente buono da arrivare addirittura a rifiutarsi di bere il sangue umano.

Naturalmente viene spesso vista come “La madre di tutti i disastri” la famigerataTwilight Saga, anche se in molti ritengono che l’inizio dello “sfacelo” sia nato con la versione cinematografica del Dracula coppoliano, in cui un pur ottimo Gary Oldman attraversa i secoli nella speranza di ritrovare il suo amore perduto. Altri ancora invece sostengono con convinzione che tutto cominciò con i vampiri belli e dannati creati da Anne Rice negli anni settanta.

Ma al momento tutto questo lascia il tempo che trova, visto che siamo qui per parlarvi di una raccolta davvero superba (italiana perdipiù!) e che punta a riportare i vampiri dove meritano: ovvero nell’Olimpo dell’horror.

E allora diciamo subito che I Signori della Notte, storie di vampiri italiani – uscito di recente per Morellini editore – tutto questo lo fa, e lo fa alla grandissima.

Il curatore Luca Raimondi raccoglie sapientemente intorno a sé numerosi scrittori (di genere e non) del Belpaese e chiede loro di ridare dignità al vampiro, ma di farlo ambientando il tutto in gelide e desolate vallate alpine, piuttosto che nelle dolci colline toscane o in assolate cittadine del meridione.

Il risultato finale, lo avrete già capito, è un’autentica bomba; una vera epifania disituazioni e atmosfere del tutto disparate e comunque sempre azzeccatissime.Così, siccome buon sangue non mente, andiamo ad analizzare quelli che sono -almeno secondo il nostro opinabilissimo parere – gli episodi più succulenti diquesta antologia.

Dopo un’introduzione molto bella (e per certi aspetti quasi commovente) di LucaRaimondi e una prefazione istrionica come suo solito, ma decisamente centrata, di Andrea G. Pinketts, la bara si scoperchia cigolando con Cavaliere del LavoroSucaminchiaque della premiata ditta Stefano Amato & Angelo Orlando Meloni che, sullo sfondo di un paesino siciliano alle prese con la crisi e i soliti problemi dicriminalità organizzata e corruzione, arrivano a scatenare una sarabanda divertente ma truculentissima che, ne siamo certi, non dispiacerebbe affatto all’altro più famoso duo Tarantino-Rodriguez.

Il secondo paletto, sempre secondo noi, è il più appuntito di tutti: La forca deilamenti del maestro Danilo Arona è un vero e proprio incubo con la “I” maiuscola;un folle delirio con al centro una base NATO abbandonata in tutta fretta e incircostanze mai del tutto chiarite e un prode scrittore che viene incaricato dalcinico editore di turno di andare a visitarla con lo scopo di ricavarne materiale per un best seller. Ottimo anche La Sanguigna di un altro pezzo da novanta, quelNicola Lombardi che da almeno trent’anni sforna capolavori e che in questo casosi prende una vacanza dalle sue nebbiose lande emiliano-romagnole per raccontarci, con uno stile carico di erotismo malato, di un’antica e terrificantecreatura della tradizione dolomitica.

Sul podio anche il bravo Fabio Lastrucci, nome forse meno noto dei primi due, ma autore poliedrico e di assoluto valore, che qui dimostra in pieno le sue indubbie doti confezionando Occhi, naso e bocca, un gioiellino visionario che – perdonate l’azzardo – ci ha ricordato perfino qualcosa di Dorian Gray e del suo celebre ritratto. Notevoli anche gli interventi di Maurizio Cometto (Turno di notte), Fabio Mundadori (Appena dopo il crepuscolo), Sacha Nespini (Sangue del mio sangue) e Stefano Pastor (Le lacrime di Durga). Infine segnalazione doverosa per una delle due donne del progetto, Silvana La Spina, che col suo Le nane ci trasporta in un convento del seicento in cui l’arrivo in paese di un gruppo di “femmine di piccola taglia” da il via a una torbidissima vicenda ricca di morti ammazzati, rituali orgiastici e blasfemie assortite; tutto questo utilizzando con bravura un lessico più che mai credibile e consono al periodo storico.

Bersaglio colpito alle grande quindi, il nostro modestissimo consiglio è di procurarvi al più presto questo volume e affondarvi le zanne senza pietà, godendo come non mai.

E fate presto che, da quel che si dice, i bravi ragazzi dell’horror stanno tornando…